2011-09-20 16:06:13

Tagliato il rating dell’Italia: l’Ue chiede riforme per la crescita. L'opinione di Gotti Tedeschi


L'Italia ha fatto tutti i passi necessari per raggiungere gli obiettivi concordati con la Ue, tra cui il pareggio di bilancio nel 2013, ma deve fare le riforme necessarie per sbloccare il suo potenziale di crescita: è quanto ha detto oggi un portavoce della Commissione Ue, dopo la decisione dell’agenzia Standard and Poor’s di tagliare il rating dell’Italia. Ma che cosa c'è alla base di questo atto di sfuducia dell'agenzia di rating? Alessandro Guarasci lo ha chiesto al presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi RealAudioMP3

Ma cosa cambia concretamente alla luce del declassamento? Eugenio Bonanata lo ha chiesto all’economista Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo all’Università di Milano:RealAudioMP3

R. – E’ chiaro che le persone diventano meno disposte a prestare soldi all’Italia oppure lo fanno se i tassi di interesse diventano più premianti, più alti. Però questo significa, in concreto, che per i cittadini italiani aumenta la spesa pubblica: cioè, la componente di spesa pubblica che se ne va per preparare gli interessi sul debito evidentemente diventa un po’ più alta e toglie margine di flessibilità alle altri componenti della spesa.

D. – Da dove deriva il potere della definizione da parte di questa agenzia che emette dei giudizi sulla situazione di un dato Paese che, però, ha un grande credito sulla piazza?

R. – E’ vero che in passato ci sono stati comportamenti da parte di queste agenzie assolutamente irresponsabili. Nessuna di queste agenzie ha mai segnalato il rischio che esisteva pochi giorni prima del crollo di Lehman Brothers e della borsa di New York, poi di tutto il mondo nel settembre 2008; sono poche, agiscono in un regime di oligopolio, quasi di monopolio, sono sostanzialmente tre al mondo. Diciamo che oggi, proprio in ragione della perdita di credibilità del passato, sono più rigorose e, per non sbagliare, danno giudizi anche un po’ più severi.

D. – Diamo uno sguardo a livello europeo: si parla molto della situazione in Grecia ma c’è anche il quadro preoccupante per quanto riguarda il Portogallo e la Spagna… Dunque la situazione generale non migliora?

R. - Da un lato c’è un problema di tenuta di alcuni Paesi. Per quanto riguarda il caso italiano è evidente: l’attuale debolezza politica inibisce i talenti economici. In Grecia abbiamo una debolezza analoga, per ragioni diverse, per tutta la fatica che si è determinata negli anni passati. In Portogallo e in Spagna abbiamo forti punti interrogativi. Ad esempio, ci sono atteggiamenti come quelli del governo e del cancelliere tedesco che non vanno precisamente nella direzione di costruire un’intesa europea. Oggi, di fatto, l’Europa fa fatica a dare una risposta unita e comune. La risposta, forse, più istituzionale e più consistente viene data dalla Banca centrale europea, che non è precisamente un organo di governo politico dell’Unione, che ha dato segnali di fiducia acquistando il debito dei Paesi, dicendo così al mercato: noi riteniamo che questi Paesi siano credibili tanto che siamo disposti a investire in loro facendoci carico del loro finanziamento.(bf)







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