Importante riconoscimento a padre Chiera, fondatore della “Casa de Menor” di Rio
de Janeiro
Il quotidiano “O Dia” di Rio de Janeiro ha assegnato il prestigioso riconoscimento
“Orgoglio di Rio” a padre Renato Chiera, fondatore della Casa da Menor, da
oltre 30 anni impegnato al fianco dei meninos de rua brasiliani. Solo sette personalità
hanno ricevuto questo riconoscimento prima del sacerdote piemontese. In questa intervista
di Alessandro Gisotti, padre Renato Chiera parla del suo impegno al
fianco dei bambini di strada ed invita il Papa a visitare la Casa do Menor,
in occasione della Gmg di Rio del 2013:
R. - Per
noi non è tanto importante l’onore di questo riconoscimento, anche perché personalmente
questo lo dimenticherò subito, ma è invece molto importante che la società - attraverso
questo riconoscimento - prenda coscienza di quello che noi stiamo facendo: questo
è veramente importante! Non per me, né per la “Casa do menor”, ma è importante per
i ragazzi: siamo in un Paese che non sa cosa fare con i propri ragazzi e continua
a lasciarli morire, tutti i giorni, in quei cimiteri chiamati “crackolandia”. Anche
il governo dovrà prenderne atto! Io sto prendendo contatti con sindaci, deputati e
persone che sono preoccupate per questa diffusione del crack, che conta ormai un milione
di consumatori abituali: anche il governo di Rio sta cercando di capire come intervenire.
D.
- “Crackolandia”, perché diventano davvero “città del crack”?
R. - Sì.
L’altro giorno la “Casa do menor” ha organizzato un seminario sul tema: “Non è il
crack che uccide, è la mancanza d’amore, è la mancanza di senso della vita”. Siamo
stati i primi a organizzare un seminario su questo tema e abbiamo voluto così lanciare
un grido: abbiamo avuto una grandissima risposta di politici e di persone del popolo.
Il seminario - il primo nel suo genere - si è tenuto al Municipio ed è stato organizzato
insieme alla Segreteria di azione sociale. La grande emergenza, la grande tragedia,
la grande epidemia oggi si chiama crack. Voi non riuscirete mai ad immaginare cosa
è questo mondo… Io sentivo parlare del crack, sentivo dire che si stava diffondendo
in modo orribile: il crack sta letteralmente uccidendo i ragazzi… C’è in atto attraverso
l’uso del crack un “genocidio” dei nostri ragazzi e nessuno sa cosa fare… La presidente
Dilma Rousseff è preoccupata ed ha convocato anche le associazioni
religiose, che prima non voleva interpellare e far intervenire: ora dice invece che
se non ci fossero i gruppi religiosi, questa sarebbe ormai una calamità pubblica.
D.
- La prossima Gmg si svolgerà a Rio de Janeiro fra due anni: c’è un’iniziativa particolare
a cui sta pensando la “Casa do menor”?
R. - Noi sappiamo che il Papa
ama molto la gioventù e ama molto gli esclusi; sappiamo anche che ovunque il Papa
vada, è sempre molto attento a questo mondo degli esclusi. Noi della “Casa do menor”
abbiamo il coraggio di invitarlo, vogliamo invitarlo: i nostri ragazzi stanno già
scrivendo lettere, anche se non sappiamo ancora bene a chi mandarle, che invitano
il Papa, dicendo: “Papa vienici a trovare! Tu che ci vuoi bene, tu che vuoi bene ai
ragazzi, vieni a trovarci qui alla ‘città dei ragazzi di strada’… Dobbiamo sentire
che tu ci ami, che la Chiesa ci ama e che Dio ci ama attraverso te!”. Noi non sappiamo
come arrivare al Papa; non abbiamo potere, ma Dio può arrivarci attraverso questi
ragazzi. Io credo che il Papa sarebbe contento di compiere un gesto di questo tipo.
(mg)