2011-09-17 13:17:12

Alla Sagra Musicale Umbra i polifonisti delle Riduzioni gesuitiche del Sudamerica


Continua il percorso della Sagra musicale umbra sul tema "Dal Vecchio al Nuovo mondo". Protagonisti oggi del prestigioso Festival di musica sacra, il Gesuita e compositore Domenico Zipoli e altri polifonisti attivi tra il '600 e il '700 nelle Riduzioni gesuitiche in Sudamerica. Autori completamente dimenticati al cui fianco, in programma ai due concerti odierni a Trevi e a Solomeo, troviamo le maggiori firme del barocco europeo: Monteverdi, Haendel, Pasquini e Scarlatti. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Esiste un patrimonio polifonico europeo che con il suo mirabile intreccio di voci e strumenti ha raggiunto tra il '600 e il '700 il Nuovo Mondo, esistono compositori barocchi nati in Sudamerica o lì emigrati: il frutto è una tradizione musicale feconda ma ancora per lo più d’archivio. I due concerti di oggi tentano di colmare il vuoto proponendo sì l’ascolto del miglior barocco veneto e napoletano, ma anche di ciò che si suonava contemporaneamente in Perù, Bolivia, Paraguay, Messico, opere di polifonisti dimenticati come Juan de Araujo, Diego Josè de Salazar, Francisco Lopez de Capillas e naturalmente di Domenico Zipoli, che ancora novizio lasciò l’incarico di organista alla Chiesa del Gesù a Roma per andare missionario nelle Riduzioni gesuitiche in Argentina, comunità davvero speciali, in cui cultura e fede crescevano nel rispetto e nella pace. Gabriele Giacomelli è tra i maggiori studiosi di Zipoli:

“La musica è stata veramente un veicolo di sviluppo ulteriore, di approfondimento della fede: in una pratica musicale comunitaria nella quale gli indios subito si riconobbero, istituendo questi cori e queste orchestre e cominciando anche a costruire, essi stessi, gli strumenti musicali. E’ chiaro che inizialmente veniva tutto importato dall’Europa… La particolarità dell’evangelizzazione dei Padri gesuiti era quella di rendere poi queste popolazioni perfettamente autonome, anche di comporre e poi di eseguire la musica”.

E la musica di Zipoli da Cordoba sulle Ande, dove il maestro pratese fondò una scuola, attrasse indios di diverse etnie: lo richiedevano e lo veneravano in tutta l’America Latina, più dei contemporanei di area cattolica. Un patrimonio di arte e di fede che come la polifonia di Haendel e di Scarlatti, che risuonava allora in Occidente, continua a contribuire alla formazione di popoli poi non così lontani. Ancora Gabriele Giacomelli :

“Quella di Zipoli pare proprio fosse quella che parlava più direttamente al cuore di queste popolazioni. Probabilmente per le caratteristiche stesse di questa musica, che è una musica piuttosto diretta, che abbandona il contrappunto troppo complesso, che è accattivante dal punto di vista melodico. Ci sono ancora delle realtà, a parte quella della stessa città di Cordoba, anche in aree piuttosto sperdute nel nord della Bolivia: vi sono scuole di musica che hanno in repertorio ancora musica di Zipoli”. (mg)







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