2011-09-17 14:34:45

Abu Mazen: l'Onu riconosca lo Stato palestinese. Netanyahu: no ad azioni unilaterali


L’Unione Europea ha preso atto della volontà dei palestinesi di aderire all'Onu, ma crede che 'una soluzione costruttiva’ per la ripresa dei negoziati sia la migliore e l'unica possibile per giungere alla pace. A dichiararlo è il portavoce del capo della diplomazia dell'Ue, Catherine Ashton. Intanto il presidente palestinese Abu Mazen va avanti con la richiesta di riconoscimento, che dovrebbe avvenire davanti all’Assemblea Generale, ma che potrebbe arrivare al Consiglio di Sicurezza. Ce ne parla Graziano Motta:RealAudioMP3

Abu Mazen ha confermato che presenterà al Segretario generale Ban Ki-moon la domanda di riconoscimento dello Stato palestinese come membro effettivo delle Nazioni Unite il prossimo venerdì, 23 settembre. Ritiene che, acquisito il riconoscimento dell’Onu di questo Stato, avente come confine le linee di armistizio del 1967 - e questo è un aspetto sostanziale, perché l’entità palestinese non ha avuto finora delle frontiere riconosciute internazionalmente - esisterà la base di una ripresa dei negoziati di pace con Israele, accusato di essere responsabile della loro stasi. Immediata la reazione del primo ministro israeliano Netanyahu: il suo portavoce ha ribadito che non si può pervenire alla pace con un’azione unilaterale all’Onu e, nello stesso tempo, collaborando con l’organizzazione terroristica di Hamas al potere a Gaza; ma vi si giungerà solo con negoziati diretti, per i quali Israele è un partner disponibile.

Sull’importanza dell’intervento del presidente palestinese Abu Mazen Irene Pugliese ha intervistato il professor Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:RealAudioMP3

R. - Abu Mazen si sente ormai praticamente sicuro di avere la maggioranza dei due terzi all’interno dell’Assemblea generale dell’Onu, però ha detto anche un’altra cosa molto importante: intende comunque coinvolgere anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

D. - Quindi sfida il veto degli Stati Uniti?

R. – Certamente vuole portare fino in fondo il braccio di ferro. E’ una sfida ma in un certo senso, oggi, dà una posizione di forza: con i due terzi ormai acquisiti all’interno dell’Assemblea mette in una posizione molto difficile l’amministrazione americana che ha già annunciato l’intenzione di porre il veto.

D. - Netanyahu durante il colloquio con la responsabile della politica estera europea Catherine Ashton ha detto che Israele potrebbe accettare un innalzamento dello status palestinese all’Onu a patto però che la Palestina non venga dichiarata uno Stato...

R. - Abu Mazen ha insistito molto sul riconoscimento come membro pieno delle Nazioni Unite. Queste sono le posizioni della vigilia. Poi si tratterà di vedere concretamente come verrà formulata la risoluzione per l’approvazione nel dibattito all’interno dell’Assemblea. Comunque il fatto che oggi Netanyahu abbia fatto questo tipo di affermazioni dà l’indice della situazione molto difficile in cui si trova oggi Israele. Al momento è la Palestina a trovarsi in una posizione di forza. Netanyhau, qualche giorno fa, non si sarebbe mai sognato di dire una frase del genere.

D. - Per quanto riguarda l’isolamento di Israele c’è anche poi il fronte egiziano. Ieri era stato il premier Essam Sharaf ad affermare in un’intervista alla tv turca che l’accordo non è sacro ed è sempre aperto a discussioni o cambiamenti. Il governo israeliano ha convocato l’ambasciatore egiziano in merito al Trattato di pace tra i due Paesi. Quanto è importante in questa vicenda il ruolo dell’Egitto?

R. – E’ importantissimo, è un elemento molto delicato per Israele in questo momento: il fatto che questi accordi di pace firmati da Begin e Sadat ormai molto tempo fa restino comunque in vigore è fondamentale per l’equilibrio di Israele. Si è trattato di un accordo di pace che era sostanzialmente garantito da Mubarak. Oggi il nodo viene al pettine perché è l’unica frontiera sicura stabile per lo Stato ebraico. Adesso rimettere in discussione anche il rapporto con l’Egitto sarebbe davvero una catastrofe. (bf)







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