L'Onu riconosce il Cnt libico come legittimo governo. Nuovo venerdì di sangue in Siria
L’Onu ha riconosciuto il Consiglio nazionale di transizione in Libia come legittimo
governo del Paese e come rappresentante ufficiale al Palazzo di Vetro. Intanto sul
terreno i ribelli hanno lanciato l’attacco finale su Bani Walid, ma dopo ore di durissimi
scontri sono stati costretti alla ritirata, mentre Sirte è stata quasi interamente
conquistata dalle forze di opposizione. Cecilia Seppia
Nuovo
venerdì di sangue in Siria. Secondo i comitati di coordinamento delle proteste gli
uomini del presidente Assad hanno ucciso oggi almeno 32 civili. Le autorità di Damasco
smentiscono e parlano di un morto e quattro feriti, ma solo tra le forze di sicurezza.
Intanto uno sceicco siriano esiliato in Arabia Saudita ha oggi invitato chi protesta
a fare a pezzi tutti i sostenitori dell’attuale regime, tra questi anche i cristiani.
Preoccupazione per una deriva fondamentalista di parte dell’opposizione è stata espressa
dalla custodia Francescana di Terra Santa secondo la quale i cristiani siriani sono
terrorizzati e alcune chiese sono già state date alle fiamme.
Libia e Siria,
due crisi differenti; l’una sfociata in guerra aperta tra sostenitori e oppositori
di Gheddafi, l’altra invece paralizzata dalla repressione messa in atto da Bashar
Al Assad. In entrambi i casi, però, è stato formato un Consiglio nazionale transitorio
(Cnt): organo che dovrebbe garantire la voce dell’opposizione e la transizione verso
stati democratici. Quali le differenze tra i due Cnt, quello di Misurata e quello
con sede ad Istanbul? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Alessandro Politi,
analista politico e strategico:00:01:28:99
R. - Quella
di Misurata è una figura affermata, che dovrà ormai prepararsi ad una transizione,
perché poi bisognerà stabilire una costituzione delle regole elettorali; il Cnt deve,
però, ancora chiudere l’ultima fase della guerra civile all’interno della Libia. Il
Consiglio nazionale di transizione siriano è, invece, un Consiglio composto per più
delle metà da dissidenti siriani - i cui nomi restano, però, segreti per evitare arresti
da parte delle forze di sicurezza - e da un 40 per cento di dissidenti in esilio.
Il fatto che si sia poi costituito ad Istanbul è certamente un segnale politico molto
chiaro, così come è interessante il fatto che prevedano in sei mesi di abbattere il
regime.
D. – Il Cnt libico è considerato da molti Paesi come l’interlocutore
ufficiale della nuova Libia: quello siriano riuscirà a seguire questo percorso di
riconoscimento internazionale?
R. - E’ difficile, perché per tutti quanti i
gruppi politici in esilio è sempre molto complicato agli inizi ottenere appoggi: l’appoggio
più consistente per ora è quello turco e proprio il Paese anatolico si conferma come
un attore molto importante della scena euro-atlantica.
D. - Come mai, nonostante
i numerosi appelli della Comunità internazionale e le sanzioni imposte, il regime
siriano non ha fatto ancora alcun passo indietro?
R. - Perché le sanzioni richiedono
tempo e il governo siriano pensa che il tempo lavori a proprio favore: il che non
è proprio così scontato!
D. - Invece, in Libia gli osservatori internazionali
temono infiltrazioni di al Qaeda: come evitare in questo caso la deriva estremista?
R.
- I combattenti jihadisti, che hanno contribuito alla caduta di Gheddafi sono stati
- in modo, forse, poco assennato - aiutati dai governi francese ed americano: questo
nella fretta di chiudere la campagna e di avere dei combattenti certamente più esperti
rispetto a tanti altri. Speriamo ora che questo errore non abbia serie conseguenze.
L’antidoto migliore è comunque la democrazia: i libici stessi sono il miglior antidoto
se le loro regole sono davvero democratiche. Anche se ci fossero nuovamente nascite
di fenomeni terroristici, sarebbero immediatamente isolati sul piano politico. (mg)