Mons. Tomasi all'Onu: “sforzo congiunto per vincere la tratta di esseri umani”
Porre al centro la dignità della persona, la certezza della pena per i trafficanti,
la lotta alla corruzione, l’educazione nelle scuole e la correttezza delle informazioni
veicolate dai media. Questi gli strumenti che l’osservatore permanente della Santa
Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi, ha indicato - nel
corso della 18.ma sessione del Consiglio dell’Onu per i Diritti umani - come gli unici
in grado di sconfiggere la tratta degli esseri umani, un fenomeno che coinvolge circa
tre milioni di persone l’anno, per un giro d’affari complessivo di trenta miliardi
di dollari. Roberta Barbi:
Viaggi pieni
di pericoli, passaporti e documenti che vengono sequestrati dagli schiavisti e che
privano le vittime della propria identità: sono - afferma mons. Tomasi - gli elementi
essenziali della tratta degli esseri umani, forma moderna di schiavismo che uccide
la dignità personale e la libertà. Non è certo un fenomeno nuovo, ma la caratteristica
principale che assume la schiavitù di oggi è quella della globalizzazione del fenomeno,
dello sviluppo di un mercato globale degli esseri umani che sfrutta l’estrema povertà
e vulnerabilità di molte persone che desiderano solo fuggire da intollerabili condizioni
di miseria e di violenza. Le donne, soprattutto - riferisce il presule - sono soggetti
a rischio: essere vittime della tratta cambia il loro modo di pensare, arrivano a
considerarsi un oggetto, pura merce di scambio, vivono nell’illegalità e nell’emarginazione
sociale e culturale tipiche dei “fuori casta”, svuotate dei loro valori e della loro
femminilità, della stima di sé e del sentimento dell’amore dai continui abusi sessuali.
“Una tale degradazione – ha detto il presule – soffoca ogni sogno di un futuro brillante”.
Mons. Tomasi, davanti all’assemblea, ha fornito una lucida analisi del fenomeno della
tratta umana, indicandone innanzitutto le cause principali: la povertà endemica in
alcune zone del mondo, i conflitti armati che colpiscono in particolar modo i bambini,
e la diffusione della corruzione. “Per contrastare questo flagello ci vogliono una
grande determinazione e una convergenza di sforzi”, ha detto ancora mons. Tomasi,
che ha indicato alcune priorità della battaglia contro la schiavitù: innanzitutto
la prevenzione, attraverso programmi di informazione e formazione nei Paesi d’origine,
così da creare una nuova mentalità fatta di relazioni interpersonali vere; quindi
iniziative concrete di protezione e reintegrazione delle vittime; infine l’inasprimento
delle pene per i trafficanti. Ciò che deve cambiare, in fondo, è la mentalità e si
deve assumerne una nuova che ponga al centro la dignità e l’unicità di ogni persona,
perché “mentre le leggi possono cambiare ed essere adattate all’evoluzione del fenomeno
della tratta – ha concluso il presule – non cambia il fatto che nessuno può essere
venduto, in piena violazione della dignità e dei fondamentali diritti umani, dal momento
che ogni uomo è stato creato libero, a immagine di Dio, e come tale non può essere
trattato come uno schiavo”.