Monaco di Baviera. Il cardinale Marx e mons. Paglia: sempre più urgente il dialogo
tra religioni e culture
Con la lettura dell’appello di pace, si è chiuso ieri sera a Monaco l’incontro internazionale
“Bound to live together, Religioni e culture in dialogo”, promosso dalla Comunità
di Sant’Egidio. Tre giorni di tavole rotonde con la partecipazione di capi religiosi,
politici e uomini di cultura di tutto il mondo. Durante la cerimonia sono saliti sul
palco i trecento leader delle diverse fedi, il cardinale arcivescovo di Monaco Reinhard
Marx e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità. Da Monaco, Francesca Sabatinelli:
A Monaco
si è sperimentata la lingua del dialogo e dell’amicizia, l’arma più intelligente e
pacifica per difendersi dalla tentazione, acuita dalla crisi economica, di ripiegarsi
su se stessi e di utilizzare le religioni per separarsi. Ma è soprattutto il dialogo
il mezzo per opporsi ai predicatori del terrore, che usano le parole delle religioni
per diffondere odio e dividere il mondo. L’appello di pace dei leader religiosi, frutto
dei panel e dei forum che si sono svolti in questi giorni qui in Baviera, denuncia
i mali di oggi. L’attrazione verso ciò che divide, l’attenzione alle ragioni dell’io
piuttosto che al bene comune, la crescita della violenza e di una crisi di senso.
La globalizzazione, prosegue il messaggio, è una risorsa ma ha bisogno di trovare
un’anima. Occorre guardare in alto, aprirsi al futuro e diventare capaci di globalizzare
la giustizia. Le religioni quando non hanno guardato verso l’alto hanno messo in pericolo
la pace. I leader religiosi ricordano, così come negli anni passati, che chi usa il
nome di Dio per odiare e uccidere bestemmia il nome santo di Dio. Non c’è futuro nella
guerra, ci dicono in conclusione, non c’è alternativa al dialogo, con il quale costruiremo
un nuovo decennio e un secolo di pace. L’appuntamento con l’incontro 2012 di Sant’Egidio
sarà a Sarajevo, a venti anni dall’assedio che strinse, dal '92 al '96, la capitale
bosniaca. A dare l’annuncio ieri sera, dal palco della cerimonia finale, sono stati
insieme il gran muftì Mustafa Ceric e il vescovo ausiliare Pero Sudar. Sarà
la prima volta che il meeting di Sant'Egidio sarà organizzato congiuntamente dalla
diocesi cattolica e dall'autorità' musulmana della città ospitante.
Sull’incontro
promosso dalla Comunità di Sant’Egidio ascoltiamo il commento del cardinale Reinhard
Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, al microfono di Francesca Sabatinelli:
R.
– Ich glaube, man kann schon sagen – und darüber bin ich sehr froh – dass … Credo
che si possa dire – e ne sono molto soddisfatto – che questi incontri portano una
grande benedizione, che hanno in sé una grande positività e uno stimolo ad andare
avanti. La Chiesa cattolica in particolare – con l’aiuto della Comunità di Sant’Egidio
– è chiamata a dimostrare al mondo che il dialogo è possibile anche con altre religioni,
filosofie di vita e culture: come potremmo costruire un mondo globale nel quale la
pace possa essere possibile se non dimostriamo anche che proprio in quanto persone
di religione parliamo tra di noi, ci trattiamo con vicendevole rispetto e conduciamo
un sereno dialogo? Per questo ritengo che questi incontri oggi siano in realtà senza
alternative: infatti, quale sarebbe l’alternativa? Non parlarsi? Non incontrarsi?
No! E’ positivo che questi incontri si tengano e da questi incontri partono anche
impulsi positivi: dai testi, dai discorsi, dal fatto che qui ci sono persone che vengono
da tutto il mondo a rappresentare le più diverse culture, e anche dai segni, dalle
immagini che pure sono necessarie perché le persone riconoscano che le religioni non
sono sorgenti di odio o emarginazione bensì di dialogo, del vivere insieme. E’ veramente
molto importante che si svolgano questi incontri!
D. – Secondo lei,
qualcosa cambierà dopo questo incontro?
R. – Ja, was ändert sich? Was
ändert sich wenn wir nichts tun? Ich sage immer … Eh già, cosa cambia? Ma
cosa cambia se non facciamo niente? Dico sempre che l’alternativa del non fare niente
– secondo il principio che tanto non cambia niente – in realtà è fatalista e pessimista
e quindi non va bene. Quello che, in quanto Chiesa, invece possiamo fare, è far sì
che le persone si incontrino, che preghino insieme, incoraggiarle a non perdere di
vista la pace; quasi “costringere” personalità di rilievo dalla politica, dalla vita
sociale a confrontarsi con le questioni della pace, della giustizia. E’ quello che
abbiamo fatto in questi giorni e per questo credo anche che a lungo termine porterà
i suoi frutti. Non è questo uno di quegli incontri in cui, alla fine, si tirano le
somme: qui i risultati ci saranno a lungo termine. Ma, veramente, non vedo alternative
a ciò: il fatto che persone di religioni, culture e lingue diverse si incontrino per
percorrere un certo cammino insieme, può essere veramente di grande aiuto.
D.
– Il significato di questo incontro per Monaco…
R. – Ja, für uns ist
es einfach etwas Schönes dass das hier stattfindet, denn … Bè, noi siamo
contenti che si sia svolto qui, perché Monaco è una città aperta al mondo e si è mostrata
nel suo aspetto migliore con il cielo bianco-azzurro di fine estate … Credo che molti
– perché in molti me l’hanno detto – si siano resi conto del fatto che Monaco è un
posto bellissimo nel quale organizzare incontri del genere e per noi è un grande impulso
a continuare a lavorare in questo senso, a cercare il contatto a livello mondiale
per continuare sulla via del dialogo. (gf)
Per un bilancio di questa
edizione, a 25 anni dallo storico incontro di Assisi, la nostra inviata a Monaco di
Baviera, Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Vincenzo Paglia,
consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio:
R. – All’inizio
di questo nuovo millennio, di questo nuovo secolo, lo spirito di Assisi, ossia un’attitudine
ad incontrarsi, a parlarsi, a trovare le ragioni profonde del vivere insieme, a trarre
dal tesoro delle religioni quell’anelito che ci fa andare verso l’altro e verso l’oltre,
io direi che oggi è particolarmente importante. Giustamente ricordiamo l’11 settembre,
che è stata una pagina terribile e tra l’altro ebbe immediata risposta con Giovanni
Paolo II che convocò ad Assisi, nel gennaio 2002, i capi religiosi proprio perché
si voleva opporre un’immagine diversa alla morte. Non c’è dubbio che se 10 anni fa
un gruppo di musulmani distruggeva le Torri, oggi migliaia di musulmani nei loro Paesi
chiedono più libertà, più sviluppo ed anche la pace. Dalle profondità della storia
si capisce che la libertà e lo sviluppo sono un patrimonio essenziale che dobbiamo
guardare con grande attenzione, proteggere e aiutare a crescere.
D.
– Mons. Paglia, il cardinale Koch ha parlato del rischio per la sopravvivenza dei
cristiani, lo ha ribadito il ministro degli Esteri italiano Frattini che ha parlato
di “cristianofobia”. Lei ritiene che effettivamente ci sia questo rischio?
R.
– Non c’è dubbio, questo è evidente: parlano i martiri, cristiani uccisi da gruppi
estremisti, e di questo dobbiamo essere tutti ben consapevoli. Non si deve dimenticare,
peraltro, che spesso anche altre minoranze religiose subiscono violenza e oppressione.
C’è da temere anzitutto il secolarismo e la violenza dell’opposizione a chi crede
in Dio da parte di chi non crede. E’ urgente un’alleanza di tutti i credenti contro
quel materialismo consumista che in realtà è ciò che sta colpendo profondamente tutti
i credenti in ogni parte del mondo. E’ una battaglia urgentissima: è il secolarismo,
è il materialismo, è l’edonismo, è l’individualismo che sta rischiando di colpire
a morte l’intero assetto del pianeta. E le religioni debbono reagire, convocando anche
laici umanisti attenti all’importanza della fede nella vita del mondo contemporaneo.
(gf)