2011-09-14 15:18:27

Monaco di Baviera. Il cardinale Marx e mons. Paglia: sempre più urgente il dialogo tra religioni e culture


Con la lettura dell’appello di pace, si è chiuso ieri sera a Monaco l’incontro internazionale “Bound to live together, Religioni e culture in dialogo”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. Tre giorni di tavole rotonde con la partecipazione di capi religiosi, politici e uomini di cultura di tutto il mondo. Durante la cerimonia sono saliti sul palco i trecento leader delle diverse fedi, il cardinale arcivescovo di Monaco Reinhard Marx e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità. Da Monaco, Francesca Sabatinelli:RealAudioMP3

A Monaco si è sperimentata la lingua del dialogo e dell’amicizia, l’arma più intelligente e pacifica per difendersi dalla tentazione, acuita dalla crisi economica, di ripiegarsi su se stessi e di utilizzare le religioni per separarsi. Ma è soprattutto il dialogo il mezzo per opporsi ai predicatori del terrore, che usano le parole delle religioni per diffondere odio e dividere il mondo. L’appello di pace dei leader religiosi, frutto dei panel e dei forum che si sono svolti in questi giorni qui in Baviera, denuncia i mali di oggi. L’attrazione verso ciò che divide, l’attenzione alle ragioni dell’io piuttosto che al bene comune, la crescita della violenza e di una crisi di senso. La globalizzazione, prosegue il messaggio, è una risorsa ma ha bisogno di trovare un’anima. Occorre guardare in alto, aprirsi al futuro e diventare capaci di globalizzare la giustizia. Le religioni quando non hanno guardato verso l’alto hanno messo in pericolo la pace. I leader religiosi ricordano, così come negli anni passati, che chi usa il nome di Dio per odiare e uccidere bestemmia il nome santo di Dio. Non c’è futuro nella guerra, ci dicono in conclusione, non c’è alternativa al dialogo, con il quale costruiremo un nuovo decennio e un secolo di pace. L’appuntamento con l’incontro 2012 di Sant’Egidio sarà a Sarajevo, a venti anni dall’assedio che strinse, dal '92 al '96, la capitale bosniaca. A dare l’annuncio ieri sera, dal palco della cerimonia finale, sono stati insieme il gran muftì Mustafa Ceric e il vescovo ausiliare Pero Sudar. Sarà la prima volta che il meeting di Sant'Egidio sarà organizzato congiuntamente dalla diocesi cattolica e dall'autorità' musulmana della città ospitante.


Sull’incontro promosso dalla Comunità di Sant’Egidio ascoltiamo il commento del cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, al microfono di Francesca Sabatinelli:

R. – Ich glaube, man kann schon sagen – und darüber bin ich sehr froh – dass …
Credo che si possa dire – e ne sono molto soddisfatto – che questi incontri portano una grande benedizione, che hanno in sé una grande positività e uno stimolo ad andare avanti. La Chiesa cattolica in particolare – con l’aiuto della Comunità di Sant’Egidio – è chiamata a dimostrare al mondo che il dialogo è possibile anche con altre religioni, filosofie di vita e culture: come potremmo costruire un mondo globale nel quale la pace possa essere possibile se non dimostriamo anche che proprio in quanto persone di religione parliamo tra di noi, ci trattiamo con vicendevole rispetto e conduciamo un sereno dialogo? Per questo ritengo che questi incontri oggi siano in realtà senza alternative: infatti, quale sarebbe l’alternativa? Non parlarsi? Non incontrarsi? No! E’ positivo che questi incontri si tengano e da questi incontri partono anche impulsi positivi: dai testi, dai discorsi, dal fatto che qui ci sono persone che vengono da tutto il mondo a rappresentare le più diverse culture, e anche dai segni, dalle immagini che pure sono necessarie perché le persone riconoscano che le religioni non sono sorgenti di odio o emarginazione bensì di dialogo, del vivere insieme. E’ veramente molto importante che si svolgano questi incontri!

D. – Secondo lei, qualcosa cambierà dopo questo incontro?

R. – Ja, was ändert sich? Was ändert sich wenn wir nichts tun? Ich sage immer …
Eh già, cosa cambia? Ma cosa cambia se non facciamo niente? Dico sempre che l’alternativa del non fare niente – secondo il principio che tanto non cambia niente – in realtà è fatalista e pessimista e quindi non va bene. Quello che, in quanto Chiesa, invece possiamo fare, è far sì che le persone si incontrino, che preghino insieme, incoraggiarle a non perdere di vista la pace; quasi “costringere” personalità di rilievo dalla politica, dalla vita sociale a confrontarsi con le questioni della pace, della giustizia. E’ quello che abbiamo fatto in questi giorni e per questo credo anche che a lungo termine porterà i suoi frutti. Non è questo uno di quegli incontri in cui, alla fine, si tirano le somme: qui i risultati ci saranno a lungo termine. Ma, veramente, non vedo alternative a ciò: il fatto che persone di religioni, culture e lingue diverse si incontrino per percorrere un certo cammino insieme, può essere veramente di grande aiuto.

D. – Il significato di questo incontro per Monaco…

R. – Ja, für uns ist es einfach etwas Schönes dass das hier stattfindet, denn …
Bè, noi siamo contenti che si sia svolto qui, perché Monaco è una città aperta al mondo e si è mostrata nel suo aspetto migliore con il cielo bianco-azzurro di fine estate … Credo che molti – perché in molti me l’hanno detto – si siano resi conto del fatto che Monaco è un posto bellissimo nel quale organizzare incontri del genere e per noi è un grande impulso a continuare a lavorare in questo senso, a cercare il contatto a livello mondiale per continuare sulla via del dialogo. (gf)


Per un bilancio di questa edizione, a 25 anni dallo storico incontro di Assisi, la nostra inviata a Monaco di Baviera, Francesca Sabatinelli ha intervistato mons. Vincenzo Paglia, consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio:RealAudioMP3

R. – All’inizio di questo nuovo millennio, di questo nuovo secolo, lo spirito di Assisi, ossia un’attitudine ad incontrarsi, a parlarsi, a trovare le ragioni profonde del vivere insieme, a trarre dal tesoro delle religioni quell’anelito che ci fa andare verso l’altro e verso l’oltre, io direi che oggi è particolarmente importante. Giustamente ricordiamo l’11 settembre, che è stata una pagina terribile e tra l’altro ebbe immediata risposta con Giovanni Paolo II che convocò ad Assisi, nel gennaio 2002, i capi religiosi proprio perché si voleva opporre un’immagine diversa alla morte. Non c’è dubbio che se 10 anni fa un gruppo di musulmani distruggeva le Torri, oggi migliaia di musulmani nei loro Paesi chiedono più libertà, più sviluppo ed anche la pace. Dalle profondità della storia si capisce che la libertà e lo sviluppo sono un patrimonio essenziale che dobbiamo guardare con grande attenzione, proteggere e aiutare a crescere.

D. – Mons. Paglia, il cardinale Koch ha parlato del rischio per la sopravvivenza dei cristiani, lo ha ribadito il ministro degli Esteri italiano Frattini che ha parlato di “cristianofobia”. Lei ritiene che effettivamente ci sia questo rischio?

R. – Non c’è dubbio, questo è evidente: parlano i martiri, cristiani uccisi da gruppi estremisti, e di questo dobbiamo essere tutti ben consapevoli. Non si deve dimenticare, peraltro, che spesso anche altre minoranze religiose subiscono violenza e oppressione. C’è da temere anzitutto il secolarismo e la violenza dell’opposizione a chi crede in Dio da parte di chi non crede. E’ urgente un’alleanza di tutti i credenti contro quel materialismo consumista che in realtà è ciò che sta colpendo profondamente tutti i credenti in ogni parte del mondo. E’ una battaglia urgentissima: è il secolarismo, è il materialismo, è l’edonismo, è l’individualismo che sta rischiando di colpire a morte l’intero assetto del pianeta. E le religioni debbono reagire, convocando anche laici umanisti attenti all’importanza della fede nella vita del mondo contemporaneo. (gf)







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