Bolivia: la marcia degli indigeni verso La Paz si ferma, aspettando il dialogo
La Chiesa cattolica di Santa Cruz ha lamentato pubblicamente il fatto che il governo
non mostri alcuna apertura al dialogo con i nativi che marciano verso la città di
La Paz a difesa del Territorio Indigeno Parco nazionale Isiboro Secure (Tipnis), loro
habitat, minacciato dalla costruzione di un’autostrada ed ha esortato il Presidente
Evo Morales a lasciare da parte l'orgoglio e a rispondere alla richiesta di dialogo.
La notizia è arrivata all'agenzia Fides dal portavoce della diocesi di Santa Cruz,
padre Edwin Bazan, il quale ha anche chiesto ai settori sociali contrari alla mobilitazione
indigena, di non cercare lo scontro e di permettere ai manifestanti di transitare
nel territorio della località di Yucumo, nel dipartimento di Beni. Padre Bazan si
riferisce concretamente a quanti bloccano il ponte di San Lorenzo, allo scopo di costringere
al dialogo leader indigeni e funzionari del governo. "Questo è un appello ai movimenti
sociali che sono contro questa marcia: mostrate solidarietà con la richiesta di questo
gruppo e lasciateli passare, in modo da poter negoziare con l’unico valido interlocutore
che è il governo, senza alcuna pressione" ha chiesto il sacerdote. Ha aggiunto che
la Chiesa può essere uno strumento che aiuti il dialogo tra i manifestanti e le autorità
di governo, ma che comunque non ha ricevuto alcun invito a questo riguardo da parte
dei settori in conflitto. La situazione resta molto tesa: poco prima di diffondere
questa nota, si era appena concluso l’incontro fra una commissione del governo, guidata
dal ministro degli affari esteri David Choquehuanca, e il gruppo che guida la marcia.
Si era giunti ad un accordo provvisorio: il cancelliere si è impegnato a consegnare
una risposta scritta del Presidente Evo Morales riguardo alle 16 domande poste dagli
indigeni in cui si sottolinea la preservazione del Territorio Indigeno e Parco Nazionale
Isiboro Sécure (Tipnis). La lettera dovrà essere consegnata entro la sera di giovedì,
intanto tutti i partecipanti alla marcia dovranno rimanere presso la popolazione de
“La Embocada”, lungo la via che collega San Borja e Yucumo. La preoccupazione della
Chiesa viene anche dal gran numero di persone concentrate nelle zone dove passa la
marcia, soprattutto a Yucumo, al fine di evitare lo scontro tra gli indigeni della
marcia (circa 1600), i movimenti contro la marcia che aspettano a Yucumo (circa 1900
persone) e le forze di polizia inviate per garantire la sicurezza (circa 800 elementi)
che, secondo le autorità non devono assolutamente intervenire. (R.P.)