Rilanciando la sfida della convivenza, si chiude a Monaco l'incontro interreligioso
di Sant'Egidio. Con noi, Andrea Riccardi e il cardinale Crescenzio Sepe
Cerimonia finale a Monaco dell’incontro internazionale: “Bound to live together,
Religioni e culture in dialogo”, promosso dalla comunità di Sant’Egidio. Con la lettura
dell’appello di pace, si sono chiusi tre giorni di tavole rotonde con la partecipazione
di capi religiosi, politici e uomini di cultura di tutto il mondo. Sul palco si sono
ritrovati questa sera i trecento leader delle diverse fedi, il cardinale arcivescovo
di Monaco, Marx, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità. Da Monaco, Francesca
Sabatinelli
A
margine della conferenza conclusiva a Monaco di Baviera, la nostra inviata Francesca
Sabatinelli ha raccolto la riflessione del fondatore della Comunità di Sant'Egidio,
il prof. Andrea Riccardi, proprio sull’importanza del dialogo a dieci anni
dall’11 settembre:
R. – Questi
10 anni hanno "irriso" la cultura del dialogo, l’hanno considerata una pericolosa
ingenuità. Secondo me, invece, in un mondo multipolare, in un mondo misto, c’è bisogno
di questo filo del dialogo, di tessere continuamente questo tessuto della convivenza
umana. Deve diventare un’arte di popolo, un’arte generalizzata. Penso che l’Europa
sia il continente che ha ancora le maggiori risorse culturali e umane per il dialogo.
Se l’Europa le userà, se l’Europa le attiverà queste risorse si incrementeranno, altrimenti
si spegneranno. Io credo che il grande rischio per l’Europa sia un’Europa delle piccole
patrie, delle tante “Heimat” … questo è il grande problema. Io credo che questo convegno
voglia anche forzare l’Europa alla sua vocazione di dialogo, perché l’Europa è a rischio
chiusura. Cosa sarà il mondo globalizzato e della crisi finanziaria, senza Europa?
D
– L’attenzione si è concentrata molto sulla “primavera araba”, durante queste tavole
rotonde. Lei ha detto che in questa occasione, uno dei successi è stato che persone,
che altrimenti non si sarebbero incontrate, si sono ritrovate, hanno avuto l’occasione
di parlare …
R. – Io credo che questo sia stato uno dei successi. Ma
l’altro successo molto importante è stato quello che si è parlato in un modo veramente
esteso, come raramente ho visto fare in Europa, delle “primavere arabe”, e c’è stato
un amplissimo dibattito. Questo, secondo me, è stato un punto veramente decisivo.
D. – Non possiamo, però, non notare come in Occidente si tema il rischio
del fondamentalismo islamico, in questi Paesi …
R. – L’Occidente lo
teme; in parte lo temono i cristiani che in fondo hanno sempre vissuti protetti in
questi Paesi: questo, secondo me, è il loro problema. La protezione è stata la loro
"condanna" e la loro forza, la loro possibilità di sopravvivere. E poi, abbiamo alle
spalle la brutta esperienza irachena dove i cristiani sono stati dimezzati: è questa,
la realtà! (gf)
All'evento di Monaco di Baviera ha preso parte anche il
cardinale arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, che in questa intervista
di Francesca Sabatinelli si sofferma sull’impegno dei cristiani per il dialogo:
R. - L’uomo
non è fatto solo per se stesso, come se fosse un’isola o chiuso in una gabbia, ma
è per l’altro. E’ parte di un’umanità che lo rende fratello e sorella di tutto e di
tutti. Solo se si vive in questa dimensione - che è umana, cristiana e cattolica -,
l’uomo può realmente non solo esprimere se stesso ed i propri valori ma anche rispondere
a quella che è la vocazione che gli è stata data da Dio. Noi cristiani non sempre
siamo riusciti, nel corso della storia, a capire questa dimensione fondamentale dell’essere
cristiano: ci sono state, infatti, chiusura e contrapposizione, vedevamo nell’altro
uno diverso da noi, forse un nostro nemico, mentre l’altro è sempre lo specchio di
noi stessi. Quello che l’altro ci fa è quello che facciamo anche noi, quello che vediamo
nell’altro è quello che vediamo in noi. Questa verità che sta emergendo fortemente
- soprattutto in questo periodo -, frutto anche dell’assise conciliare, deve costituire
la base sulla quale costruire, oggi, una maggiore fraternità, solidarietà e quindi
una pace più duratura.
D. - In questo momento, in Italia, il dialogo
e l’incontro sembrano aver perso terreno. Parlo della situazione politica e di quella
socio-economica…
R. - Purtroppo sembra governare la legge della divisione,
della contrapposizione e dello scontro piuttosto che quella di un dialogo che potrebbe
invece portare a mettere insieme le forze sane, perché si sta vivendo in un momento
di particolare difficoltà. E’ quello che dice anche il presidente della Repubblica,
quello cui invitano anche i vescovi: cercare di mettere insieme le forze positive,
perché non ci si salva da soli. Ci si salva se, insieme, si riesce ad individuare
una soluzione anche ai gravissimi problemi che stiamo affrontando.
D.
- Questa situazione di divisione e di grave crisi economica sta penalizzando soprattutto
il Sud, il Mezzogiorno d’Italia. Sono denunce che lei ha fatto ripetutamente, anche
per mettere in guardia dall’azione della criminalità organizzata…
R.
- Ci vuole un riscatto per tutti, sia per il Sud sia per l’Italia tutta. Un riscatto
d’identità, che potremo avere se riusciremo a porre i nostri problemi su basi etiche
e morali. Non possiamo lasciar andare le cose come se ci fosse solo una prospettiva
umana, materiale. Dobbiamo capire che solo mettendo al centro la dignità dell’uomo
ed i suoi valori possiamo costruire una società solida. Se costruiamo un Paese ed
un Sud solo sulla sabbia, avremo delle difficoltà economiche, sociali e politiche
e tutto verrebbe spazzato via. Se invece poniamo la dignità, il fondamento ed il rispetto
dell’uomo in tutte le sue dimensioni, allora sì che possiamo ricostruire veramente,
su basi solide, la nostra dignità. Ci vuole uno scatto di moralità, un impegno etico
di tutti per rinsaldare i nostri vincoli e cercare di superare insieme questi momenti
difficili che stiamo vivendo. Che cos’è la camorra? E’ la sopraffazione, è la volontà
del più forte di sovrastare il più debole, di assoggettare e di dominare. Allora ho
detto: queste sono persone anticristiane, sono anti-uomini, sono nel peccato. Bisogna
combatterli con tutte le forze perché non vogliono creare il regno di Dio, del bello
e della bontà, ma il regno del male e della cattiveria. (vv)