Giappone: celebrazione ecumenica per ricordare le vittime del terremoto di marzo
Un rintocco di campana ha dato il via domenica scorsa, a Tokyo, alla celebrazione
ecumenica in memoria delle oltre mille vittime del disastroso terremoto che colpì
il Giappone sei mesi fa, l’11 marzo. Il rito ha avuto inizio alle 2.46 locali, ora
in cui si verificò la prima scossa sismica, di magnitudo 8.9 sulla scala Richter.
La celebrazione è stata organizzata dalla Conferenza episcopale locale, insieme al
Consiglio nazionale cristiano e si è svolta presso la United Church of Christ di Tokyo.
All’evento hanno partecipato circa 180 persone, tra cui l’arcivescovo della città,
Takeo Okada, ed alcuni esponenti dell’Associazione evangelica giapponese. Durante
il rito, si è pregato per tutti i defunti, per la ricostruzione delle regioni maggiormente
colpite e per una rapida soluzione della crisi nucleare, scatenatasi in conseguenza
al sisma. In particolare, l’esponente di Caritas Giappone, Isao Tadokoro, ha tracciato
un breve bilancio degli aiuti portati al Paese da parte della Chiesa cattolica. Ma
quella di Tokyo non è stata l’unica celebrazione in suffragio delle vittime del sisma:
altre cerimonie si sono svolte in tutto il Paese nei giorni precedenti l’anniversario.
Da segnalare, inoltre, che il 23 agosto, il presidente dei vescovi giapponesi, l’arcivescovo
di Osaka, Jun Ikenaga, ha diffuso il testo di sei intenzioni di preghiera da utilizzare
durante le Messe di suffragio. E sempre ieri, mons. Testo Hiraga, vescovo di Sendai
– una delle zone più colpite dal terremoto – ha pubblicato un documento, intitolato
“Andare verso una seconda fase del piano di ricostruzione”: nel testo, il presule
ricorda quanto compiuto dalla Chiesa negli ultimi sei mesi – ovvero nella prima fase
– e proclama il prossimo semestre come “seconda fase” di ristrutturazione, da portare
a termine entro marzo 2013. Tra le attività da tenere in considerazione nei sei mesi
a venire, mons. Hiraga indica innanzitutto il ritorno alla normalità dei sopravvissuti,
il ristabilimento della loro indipendenza economica, l’assistenza per coloro che hanno
subito un danno psicologico e la ricostruzione delle comunità ecclesiali. (I.P.)