Ricomincia la scuola per 8 milioni di studenti italiani
Primo giorno di scuola per circa 8 milioni di studenti in Italia. Gli iscritti al
nuovo anno scolastico diminuiscono nel Nord-Est, nel Sud e nelle Isole e aumentano
invece nel Nord-Ovest e nel Centro. La campanella ha suonato per la maggior parte
delle regioni italiane, il 14 settembre sarà la volta di Campania e Toscana, il 15
si uniranno anche Puglia, Sicilia e Sardegna. Ultimi a sedere sui banchi gli studenti
di Basilicata, Emilia Romagna e Abruzzo che inizieranno lunedì 19 settembre. Oltre
30mila i nuovi insegnanti in cattedra, ma non mancano le polemiche. Massimiliano
Menichetti.
Non mancano
contestazioni e polemiche sui tagli nel giorno in cui suona la campanella per 7 milioni
830 mila alunni, dislocati in oltre 9 mila 500 istituti. Il ministro dell’Istruzione
Gelmini, augurando un buon inizio di anno scolastico, ha ribadito che il sovraffollamento
nelle scuole è presente secondo i dati ufficiali solo nello 0,6 per cento dei casi,
che il tempo pieno non è stato ridotto e che gli insegnanti di sostegno sono 94 mila:
“Il picco – ha detto – più alto nella scuola italiana”. Iniziative di ragazzi come
i “flash mob”, che in gruppo mostrano una calcolatrice per sottolineare i tagli alla
scuola, si registrano comunque in varie città italiane: a Roma anche due sit-in davanti
al Ministero dell’Istruzione dei docenti di latino e greco, rimasti senza cattedre.
Annunciate proteste in 13 regioni italiane. Antonio Nocchetti,
presidente dell’Associazione “Tutti a scuola onlus”:
R. - La scuola
rappresenta un’irripetibile esperienza di socialità: nella scuola ci si confronta,
si cresce; la scuola rimane un’irripetibile palestra sociale, di educazione alla convivenza
e alla tolleranza.
D. – Voi manifesterete a Roma il 14 per i diritti
dei bambini diversamente abili. I 94 mila insegnanti di sostegno del ministro Gelmini,
dunque, non bastano?
R. – La scuola pubblica italiana accoglie, quest’anno
scolastico, 202 mila ragazzi con diversa abilità e di questi 202 mila oltre il 90
per cento è gravato da un deficit intellettivo e/o sensoriale. Per cui 94 mila insegnanti
sono un numero ampiamente insufficiente. Se noi pensiamo come comunità civile di accogliere
i bambini disabili, lo dobbiamo fare avendo un impegno di spesa adeguato.
D.
– Presidente, questo non è un problema di questo Esecutivo, in realtà, nessuno se
ne è mai occupato...
R. – D’accordissimo sulla sua affermazione. Servirebbe
un patto sociale, tra tutte le forze politiche, le quali riconsiderino un’emergenza
scolastica, all’interno delle tante emergenze del Paese, quella della scuola per i
disabili. Servirebbe un patto sociale fatto da una classe politica credibile e per
essere credibili bisogna considerare la politica, come diceva Paolo VI, la forma più
alta di carità per un cittadino.(ap)