Messa di chiusura del Congresso eucaristico. Il Papa: ripartire dall’Eucarestia per
trasformare la nostra vita
L’Eucaristia può trasformare la nostra vita quotidiana e indicare la via per costruire
una società più equa e fraterna. E’ con questi insegnamenti che Benedetto XVI ha
chiuso ad Ancona il XXV Congresso Eucaristico Italiano, celebrando la Santa Messa
sulle rive dell’Adriatico, nel cantiere navale del capoluogo marchigiano, davanti
a circa centomila persone. La celebrazione eucaristica è stato solo il primo appuntamento
del 24mo viaggio apostolico in Italia del Papa, giunto stamane nel capoluogo marchigiano.
Il servizio del nostro inviato, Fabio Colagrande:
(Inno Congresso)
Come
sei anni fa a Bari, Benedetto XVI ha concluso oggi il Congresso eucaristico italiano
in una città portuale, Ancona, ricca di storia e vita cristiana, porta verso l’Oriente,
scenario suggestivo per riunirsi attorno all’Altare e proseguire la riflessione pastorale
sul Sacramento che è fonte e culmine della vita della Chiesa.
Atteso
con gioia fin dall’inizio del Congresso, apertosi il 3 settembre e sviluppatosi in
tutte le diocesi della Metropolia, Benedetto XVI è atterrato in elicottero sul Molo
Wojtyla, con lieve ritardo rispetto al programma, poco dopo le nove e trenta. Poi,
a bordo della papamobile, ha ricevuto l’abbraccio di decine di migliaia di fedeli
arrivati ad Ancona nelle ultime ore da tutte le Marche e dal resto d’Italia.
Giunto
nella vasta area del cantiere navale della Fincantieri il Papa ha presieduto la Celebrazione
eucaristica davanti al blu del mare su un bianco palco, con alle spalle la croce e
due simboliche vele. Ai lati l’arco di Traiano e i macchinari dell’azienda navale
da tempo inutilizzati per la crisi economica. Concelebravano con lui il cardinale
Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale italiana e l’arcivescovo di
Ancona-Osimo, mons. Edoardo Menichelli. Ed è stato il cardinale Bagnasco a salutare
subito il Pontefice dando un significato attuale e urgente alla celebrazione conclusiva
del Congresso dedicato all’Eucaristia:
Padre Santo, invochiamo la Sua
benedizione per l’Italia che attraversa un delicato momento sociale ed economico;
per la nostra gente che ha bisogno della fede come del pane; per la Chiesa perché
in essa questo santissimo Mistero sia veramente creduto, devotamente celebrato e intensamente
vissuto. Grazie Padre Santo”. (applausi)
Nell’omelia, una lineare catechesi
sull’efficacia dell’Eucaristia nella vita quotidiana, tema al centro del raduno ecclesiale,
Benedetto XVI ha commentato la reazione dei discepoli alle parole di Gesù sul Pane
della vita nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni. Parole che suonano ‘dure’ così
come noi oggi resistiamo di fronte al ‘dono totale’ che Gesù fa di sé stesso, poiché
accoglierlo significa ‘perdere sé stessi’. Per questo, ha spiegato il Papa, l’uomo
rifiuta Dio e si illude di poter da solo trovare pace, benessere e sviluppo con la
forza del potere e dell’economia, ma viene smentito dalla storia. E’ il ‘Primato di
Dio’ che dunque dobbiamo recuperare per ritrovare la ‘verità di ciò che siamo’, ha
commentato il Pontefice, spiegando come realizzare questo compito:
“Da
dove partire, come dalla sorgente, per recuperare e riaffermare il primato di Dio?
Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza
nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma”. ‘Nell’Eucaristia – ha proseguito il Papa - Dio si dona a noi, per aprire
la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce’. Allora,
opporsi alla secolarizzazione e rimettere la fede al centro dell’esistenza diventa
possibile proprio ripartendo dal Sacramento che cambia la nostra vita: “La
comunione eucaristica, cari amici, ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica
lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui; ci unisce intimamente ai
fratelli in quel mistero di comunione che è la Chiesa, dove l’unico Pane fa dei molti
un solo corpo.
E’ così che l’Eucaristia attiva le nostre energie
morali, come il Papa suggeriva nell’esortazione apostolica “Sacramentum Caritatis”
e come ha spiegato oggi:
“Chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia,
chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria
dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul
bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato,
rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato”.
Significativamente
proprio due detenuti del carcere anconetano di Monteacuto hanno poi partecipato all’Offertorio
durante la prosecuzione della messa. E’ un’autentica “spiritualità eucaristica” –
ha spiegato il Papa nell’Omelia - il vero antidoto all’individualismo, l’anima di
una comunità ecclesiale che sa ‘superare le contrapposizioni’. E’ la “spiritualità
eucaristica” che ci aiuta ‘ad accostare le diverse forme di fragilità umana” e ad
affrontare anche le difficoltà sociali e la crisi del mondo del lavoro ha ricordato
Benedetto XVI:
“Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità
ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione
con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del
precariato e il problema della disoccupazione”.
Parole, quest’ultime
del Papa, che acquistano significato perché pronunciate oggi in un cantiere navale
senza commesse, simbolo delle difficoltà dei lavoratori del mare. E si rafforzano
nel gesto di condivisione che Benedetto XVI compie ad Ancona dividendo il pranzo con
un gruppo di indigenti e cassintegrati in rappresentanza delle sofferenze di tutte
le aziende della regione. ‘Con la forza dell’Eucaristia – ha concluso il Papa - ripartiamo
da questa terra marchigiana in una costante osmosi tra il mistero che celebriamo e
gli ambiti del nostro quotidiano’. Più tardi, gli applausi di gioia dei fedeli e il
rombo colorato delle frecce tricolori chiudevano la celebrazione eucaristica finale
del Congresso di Ancona.