Mostra del Cinema di Venezia: consegnati i premi delle Giurie di ispirazione cattolica
Consegnati questa mattina alla Mostra del Cinema di Venezia i premi delle Giurie di
ispirazione cattolica, che hanno riconosciuto i valori di due fra le pellicole maggiormente
applaudite e apprezzate: “Faust” del russo Sokurov e “A simple life” della cinese
Ann Hui, riconoscendo la vitalità e la forza della cinematografia di questi due importanti
Paesi. Il servizio di Luca Pellegrini:
Hanno visionato
tutti i film in concorso e dunque lavorato intensamente. Sono le diverse giurie che
alla Mostra cercano di valorizzare e mettere in luce quei film capaci, pur nella libertà
dell’artista, di promuovere i valori umani secondo le indicazioni sempre valide della
cultura cattolica. Davvero internazionale, rappresentando diverse culture, è la Giuria
Signis, che ha premiato all’unanimità “Faust”, la complessa e monumentale opera del
russo Aleksandr Sokurov, uno dei film più applauditi e apprezzati. Massimo
Giraldi, giurato, ne spiega le ragioni:
“Il Faust, come dice
il titolo stesso, è ispirato al Faust di Goethe, ma quello che conta in questo caso
è veramente la messa in scena del film. Si tratta di una grandissima opera di tipo
visivo: non solo contenutistico – e questo forse già lo sapevamo – ma certamente di
tipo visivo. Sokurov è riuscito a mettere in immagini la difficoltà, ma anche la bellezza
di un poema che, solamente a leggerlo, fa venire un po’ i brividi. L’impresa è titanica,
ma Sokurov ci riesce grazie ad una unione tra pittura, tra letteratura e tra architettura,
perché ci sono degli interni e degli esterni molto belli… Quindi la sua capacità di
risolvere quest’argomento molto intenso è veramente encomiabile e – direi – straordinaria.
Sokurov rende visibile ciò che è invisibile a occhio nudo. Si parla della coscienza
dell’individuo ed è un viaggio attraverso il bene e il male, alla luce e all’ombra
della vita di tutti i giorni. Non ha soltanto una collocazione storica, ma è proiettato
più ampiamente in tutte le epoche possibile della vita dell’uomo. Un inno alla capacità
dell’uomo di sopravvivere anche nei momenti più bui della propria storia. La stessa
giuria ha poi dato una menzione ad un altro film in concorso, che è il film 'A simple
life': un film che con grande delicatezza affronta il tema della vecchiaia, affronta
il tema della capacità da parte della persona di finire con dignità i propri giorni”.
(mg)
La Giuria del Premio La Navicella della Fondazione Ente dello
Spettacolo e Rivista del Cinematografo, presieduta da mons. Dario Viganò, ha in parte
giudicato sulla stessa linea: premiato, infatti, “A simple life”. Miriam Mauti,
giurata, ci racconta perché si è voluto dare il riconoscimento a questo film della
cinese Ann Hui:
“E’ un film che racconta con leggerezza e con malinconia
il percorso di una domestica che va incontro alla fine della vita, in una casa di
riposo, accudita in qualche modo da quello che è stato il suo ultimo datore di lavoro
che sa riconoscere il debito di affetto e di riconoscenza che lui e la sua famiglia
hanno verso questa donna che gli ha dedicato una vita di lavoro. Questo percorso è
raccontato dalla regista con uno sguardo partecipe e non nasconde i lati anche meno
piacevoli della vecchiaia ma che sa mettere in evidenza l’umanità e la solidarietà
che gli ospiti di questa casa di riposo e che i membri per cui ha lavorato la protagonista
sanno dimostrare. Quindi un film che in qualche modo riconcilia con la forza dei valori
della vita, con i valori più profondi della vita”. (bf)
Infine, il Premio
dedicato al padre gesuita Taddei, che conferma la scelta precedente, come spiega il
presidente della Giuria, Paolo Mereghetti:
“Il premio vuole privilegiare
i film che hanno dei valori umani e che li trasmettono con un linguaggio particolarmente
interessante e il film della regista di Hong Kong Ann Hui unisce proprio queste due
qualità.C’è la capacità di Anne Hui di raccontarci una storia che potrebbe
diventare lacrimosa ma che non lo sarà mai, perché la racconta con una malinconia,
ma anche con una partecipazione straordinaria e sa fonderla anche con il proprio occhio
documentario perché la vita all’interno di questa casa di riposo è spesso raccontata
con partecipazione, qualche volta anche con un sorriso, qualche volta anche con una
mezza risata e altre volte con una forza realistica straordinaria”. (bf)