L’arcivescovo di New York sull’11 settembre: l’atto più vile ha fatto emergere amore
e solidarietà, la vendetta è inutile
Domani celebrazioni in tutti gli Stati Uniti per il decimo anniversario degli attentati
dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelli di New York, al Pentagono di Washington
e in Pennsylvania, nei quali morirono quasi tremila persone. Il ricordo di quegli
attacchi avviene tra imponenti misure di sicurezza per un nuovo allarme attentati
lanciato dall’intelligence americana. Il servizio di Elena Molinari da New
York:
Con la rinnovata
paura di Al Qaeda, New York e Washington si stanno preparando a ricordare i tragici
eventi di dieci anni fa. Le capitali - politica ed economica – degli Stati Uniti sono
da ieri presidiate da migliaia di agenti armati, come all’indomani degli attacchi
del 2001. Indizi giudicati attendibili dall’intelligence americana puntano, infatti,
ad un possibile attentato in questi giorni. Dietro la minaccia ci sarebbe il successore
di Osama Bin Laden, al Zawahiri, che avrebbe pianificato un attacco
con auto o camion bomba. Gli investigatori starebbero cercando tre persone arrivate
dal Pakistan, tra cui un americano, che sarebbero pronte a colpire. Nonostante l’allarme
però sia Barack Obama che il suo predecessore George Bush saranno all’ex World Trade
Centre di New York, domani, per una cerimonia. Non ci saranno discorsi, ma solo il
ricordo delle vittime, e non ci saranno nemmeno preghiere, per la prima volta dal
2001 e per volere del sindaco Bloomberg: una scelta che ha scatenato innumerevoli
polemiche.
L'arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale
degli Stati Uniti, mons.Timothy Dolan, al microfono di Christopher
Altieri, commenta così il decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre:
R. – New
Yorkers, especially, did not just wallow in the sorrow… I cittadini di New
York, in particolare, non sono rimasti a rigirarsi nel dolore e nella rabbia, ma quasi
subito hanno cominciato ad aiutare e a consolare quanti avevano bisogno. Quello che
celebriamo è l’amore che si è spinto in tanti casi fino al sacrificio della propria
vita, penso soprattutto ai vigili del fuoco, agli agenti di polizia e ai primi soccorritori.
Questa comunità sì è fatta forte dinanzi ad una tragedia senza precedenti. Ancora
oggi, dopo 10 anni, ci sono programmi di aiuto alle famiglie, iniziative di preghiera
e di memoria. Ci si è trovati di fronte alla domanda che ogni uomo e ogni donna di
fede deve porsi: “Come vuole Dio che reagiamo davanti a tale insensata violenza, una
violenza così contraria all’amore che Dio ci ha insegnato?”. E i newyorchesi hanno
risposto: abbiamo sperimentato una solidarietà straordinaria fino all’estremo sacrificio.
Tutti si sono uniti per prendersi cura di quanti sono stati colpiti da questa tragedia:
dare sollievo a chi soffre è una priorità per tutta la comunità della città di New
York!
D. – Cosa può dare la Chiesa in questa situazione?
R.
– The greatest thing that the Church can give is faith and hope and love… La
cosa più grande che la Chiesa possa dare è la fede, la speranza, la carità. E la comunità
cattolica di New York le ha date in abbondanza. Ha aiutato le persone in modo materiale
e spirituale. Ha aiutato a guarire i cuori, a perdonare. Ha aiutato la gente a recuperare
la speranza in un momento disperato; e ha insegnato che la vendetta è inutile e che
la vera indignazione - quella giusta, lo sdegno che si leva contro il male - porta
alla riconciliazione, al rinnovamento e a ricostruire. Il modo migliore per avere
la nostra rivincita sui terroristi è dimostrare che niente, assolutamente niente,
può distruggere lo spirito che è dentro un popolo di fede e che vive nel popolo americano
e che lo porta a sostenere quanti soffrono, a ricostruire ciò che ci è caro, a piangere
con dignità i morti e ad aiutare le loro famiglie a rifarsi una vita. Tutto ciò è
stata una costante dell’ultimo decennio. Una tragedia può unire o dividere, avvicinare
o allontanare da Dio, far emergere ciò che è nobile o ciò che è vile in un essere
umano. Io credo che uno dei sentimenti più diffusi oggi nella città di New York è
che l’11 settembre di quest’anno sia non solo un’occasione per ricordare i caduti,
ma anche un’occasione per ringraziare Dio, perché – per la maggioranza dei cittadini
– l’11 settembre ha fatto emergere il meglio di questa comunità. Quindi, l’atto più
vile che ha potuto violare tutto ciò che vi è di bello e puro nel cuore umano – ha
generato sentimenti di amore e atti meravigliosamente eroici di soccorso, di guarigione
e di memoria. Ed è bene ringraziare Dio di tutto ciò.