Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
In questa 24.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del
Vangelo in cui Pietro chiede a Gesù: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro
di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. Gesù, esponendo la parabola
del servo spietato, risponde:
“Non ti dico fino a sette volte, ma fino
a settanta volte sette”.
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento
del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia
Università Gregoriana:
Ancora il
tema della riconciliazione e del perdono, come domenica scorsa. Ma questa volta Gesù
rafforza l’insegnamento con una bella parabola, dove mostra come la misericordia e
il perdono in senso cristiano non siano solo espressione di magnanimità di cuore,
quanto prova di imitazione e gratitudine verso Dio che ci ha perdonato e accolto.
La domanda iniziale di Pietro su “quante volte dovrò perdonare al mio fratello?” trova
la risposta nell’ultima riga: “Perdonerete di cuore al vostro fratello”: cioè in maniera
generosa, totale, senza rivalse. È come una cornice questa frase iniziale ripresa
in finale, dentro la quale si sviluppa la parabola dei due debitori: il padrone condona
un grosso debito al primo, ma questo poi non riesce ad essere così generoso con un
compagno che gli doveva poca cosa. Pur avendo ricevuto comprensione e condono, si
rivela senza pietà: non è stato trasformato dal gesto generoso del condono totale.
È stato piccino e quasi feroce, verso il compagno che gli era debitore di soli 100
denari. Le esperienze di perdono ricevuto e dato sono autentiche se raggiungono le
profondità del cuore e dei pensieri: se la trasformazione mette radici là dove si
annida la ferita, e la purifica con lo sguardo e l’amore di Cristo. Essere perdonati
è una grande grazia; riuscire a perdonare è ancora frutto della grazia.