2011-09-10 07:08:08

Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica


In questa 24.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Pietro chiede a Gesù: “Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”. Gesù, esponendo la parabola del servo spietato, risponde:

“Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette”.

Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:RealAudioMP3

Ancora il tema della riconciliazione e del perdono, come domenica scorsa. Ma questa volta Gesù rafforza l’insegnamento con una bella parabola, dove mostra come la misericordia e il perdono in senso cristiano non siano solo espressione di magnanimità di cuore, quanto prova di imitazione e gratitudine verso Dio che ci ha perdonato e accolto. La domanda iniziale di Pietro su “quante volte dovrò perdonare al mio fratello?” trova la risposta nell’ultima riga: “Perdonerete di cuore al vostro fratello”: cioè in maniera generosa, totale, senza rivalse. È come una cornice questa frase iniziale ripresa in finale, dentro la quale si sviluppa la parabola dei due debitori: il padrone condona un grosso debito al primo, ma questo poi non riesce ad essere così generoso con un compagno che gli doveva poca cosa. Pur avendo ricevuto comprensione e condono, si rivela senza pietà: non è stato trasformato dal gesto generoso del condono totale. È stato piccino e quasi feroce, verso il compagno che gli era debitore di soli 100 denari. Le esperienze di perdono ricevuto e dato sono autentiche se raggiungono le profondità del cuore e dei pensieri: se la trasformazione mette radici là dove si annida la ferita, e la purifica con lo sguardo e l’amore di Cristo. Essere perdonati è una grande grazia; riuscire a perdonare è ancora frutto della grazia.







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