Prosegue ad Ancona il Congresso eucaristico nazionale
"Sul tema del lavoro, che è espressione peculiare del bene comune oggi si addensano
motivate preoccupazioni". Così il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della
Cei, celebrando la Messa nella cattedrale di san Ciriaco ad Ancona in occasione del
25.mo congresso eucaristico nazionale in corso nelle diverse città marchigiane. Al
centro della riflessione odierna “l’eucaristia come riferimento del cristiano nella
sua vita di cittadino”. Intanto cresce l’attesa per la visita di Benedetto XVI di
domenica prossima. Da Ancona il servizio di Fabio Colagrande:
Nella
giornata dedicata a ‘Eucaristia e tradizione’ è intervenuto ieri alla Fiera di Ancona,
nell’ambito del XXV Congresso eucaristico italiano, il vescovo di Brescia, mons. Luciano
Monari, che ha rivolto a una platea di sacerdoti, seminaristi e diaconi una riflessione
dedicata al valore dell’Eucaristia per coloro che hanno ricevuto il Sacramento dell’Ordine.
Il nostro inviato Fabio Colagrande gli ha chiesto cosa significa per un sacerdote
riscoprire il senso dell’Eucaristia:
R. – Vuol dire
riscoprire il senso del Sacramento eucaristico perché la freschezza dell’Eucaristia
dal punto di vista del discepolo deve essere una riscoperta rinnovata continuamente.
Nell’Eucaristia il discepolo ha la possibilità di incontrare il suo Signore, quindi
è il significato fondamentale della sua vita che viene evidenziato e ha la prospettiva
ministeriale del mettere al servizio della gente del popolo di Dio quel dono straordinario
di amore che l’Eucaristia rappresenta per lui. Quindi in questo senso l’Eucaristia
risponde alle domande fondamentali della vita dell’uomo: che cosa devo fare della
mia vita e che cosa posso fare per gli altri? Per un prete la risposta a questo è
esattamente nell’essere discepolo e nel volere così bene alla gente da spendere la
propria vita perché la gente possa conoscere e accogliere l’amore di Dio che in Gesù
Cristo ci è donato.
D. – Lei qui ad Ancona ci ha detto: noi sacerdoti non siamo
conservatori, difensori di un’antica tradizione che continuano a ripetere e si lamentano
della degenerazione dei costumi della società ma siamo altro…
R. – Sì, volevo
dire che tutto il senso della nostra vita è quel progetto di Dio sul mondo e sulla
umanità che va nella direzione della comunione e della dedizione reciproca, cioè quel
progetto che ha in Gesù Cristo una sua realizzazione anticipata. Viviamo in una prospettiva
di futuro, la memoria che ci portiamo nel cuore, che è una memoria di un amore grande
ricevuto, ed è esattamente quella che ci attrezza per costruire insieme con tutti
gli uomini una umanità più umana, quella che Paolo VI chiamava la “civiltà dell’amore”.
D.
- Quanto è importante per lei questa prospettiva dell’Eucaristia per la vita quotidiana,
per rinnovare proprio l’evangelizzazione, la pastorale?
R. – La sfida è soprattutto
questa, cioè riuscire a intrecciare l’Eucaristia con l’esperienza quotidiana. E’ importante
perché l’Eucaristia pone un valore fondamentale che è quello dell’amore e del servizio
come valore supremo, per cui tutti gli altri valori della vita umana, dai valori fisici
a quelli sociali, a quelli culturali, hanno nell’amore oblativo il loro riferimento
fondamentale e questo dà un ordine alla vita, dà un ordine ai valori, dà una gerarchia
e quindi permette di muoversi con scioltezza dentro al mondo. La cosa importante è
però riuscire a collegare questo con tutto l’impegno quotidiano, perché allora diventa
significativo.
R. – Infine, come membro della Cei che importanza dà a questo
raduno ecclesiale attorno alla fonte e al culmine della vita della Chiesa, che si
concluderà con la presenza di Benedetto XVI?
D. – E’ ancora uno di quei momenti,
di quegli eventi che ci aiutano a crescere come Chiesa nel senso della comunione,
dell’unità e della percezione della vocazione storica che la Chiesa italiana ha adesso,
oggi. (bf)