La settima giornata del Congresso eucaristico nazionale
L’Eucaristia come riferimento del cristiano nella sua vita di cittadino è il tema
della settima giornata del XXV Congresso eucaristico di Ancona che continua a svilupparsi
con celebrazioni e dibattiti nelle diverse città marchigiane. Ieri la Processione
Eucaristica ha richiamato nel centro della città circa diecimila fedeli. Intanto aumentano
le presenze nel capoluogo in attesa delle celebrazioni conclusive di domani e della
grande giornata di domenica 11 settembre, quando sarà Benedetto XVI a chiudere questo
raduno ecclesiale dedicato al rinnovamento della fede nell’Eucaristia. Da Ancona il
servizio di Fabio Colagrande:
L’esclamazione
di San Pietro nel capitolo 6 del Vangelo di Giovanni “Signore da chi andremo?”, tema
centrale del Congresso di Ancona, è stata il punto di partenza stamani, alla Fiera
de capoluogo marchigiano, della Lectio del vescovo ausiliare di Milano, Franco Giulio
Brambilla, che ha introdotto il tema ‘Eucaristia e cittadinanza’. Se nella sua professione
di fede il primo degli Apostoli afferma che solo Gesù ‘ha parole di vita eterna’ oggi
noi cristiani dobbiamo chiederci quali conseguenze concrete ha questa affermazione
nella nostra vita ecclesiale e sociale. ‘La Chiesa è insieme il luogo e il frutto
della Parola di vita eterna, solo se diventa spazio della comunione. E la Chiesa e
il cristiano sono segni di vita eterna solo quando diventano luoghi della carità e
costruiscono la città nella giustizia e nella speranza’ ha ricordato il teologo. E’
toccato poi al Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Lorenzo
Ornaghi e a Francesco Belletti, responsabile del Forum delle Associazioni familiari,
riflettere sui modi nuovi in cui i cattolici possono testimoniare la fede eucaristica
anche in ambito civile. Da entrambi è giunto il monito a diminuire l’egemonia della
politica nella vita cittadina, per dare spazio ad altre forme di partecipazione civile
dei cattolici. D’altronde che la sfera politica debba oggi servire il bene comune
‘senza esercitare alcuna egemonia nella vita della città, ma lasciando spazio alle
diverse forme sociali che si dispongono in rete attorno alla persona e alle sue relazioni’,
lo aveva affermato nei giorni scorsi ad Ancona anche il segretario generale della
Conferenza episcopale italiana, il vescovo Crociata. ‘Oggi non ha senso un partito
cattolico in Italia’ ha affermato il prof. Ornaghi. ‘La presenza civile dei cattolici
nella società pubblica è così importante che richiede strumenti diversi di una realtà
partitica temporalmente limitata’. ‘I cattolici – ha aggiunto il politologo - possono
avere una presenza più efficace nell’arena politica attraverso una partecipazione
a più livelli nutrendo le rappresentanze sociali con le loro caratteristiche di solidarietà,
e con gli strumenti della sussidiarietà’.
‘La ricchezza che può offrire
la Chiesa alla città – ha aggiunto Lucia Fronza Crepaz del Movimento dei Focolari
- è la sua capacità di mettere assieme tutti i soggetti della società in tutti i campi,
e di fare di questo un punto di forza’, creando così ‘uno spaccato di città che non
guarda alla tutela del proprio mondo cattolico, ma guarda, insieme, al bene comune’.
Ai
lavori in corso in un’altra diocesi della Metropolia, Osimo, è intervenuto poi sul
tema ‘Eucaristia: fonte per l’accoglienza’ il presidente del Pontificio Consiglio
per la Pastorale dei migranti e gli itineranti, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò.
Declinando l’efficacia civile del Sacramento Eucaristico sul fronte di una delle questioni
più urgenti della società civile italiana il presule ha sottolineato che ‘nell’Eucaristia
troviamo l’intima unione con Dio, Unità e Trinità, e nello stesso tempo incontriamo
i fratelli e le sorelle migranti e itineranti, intimamente uniti a Gesù Cristo, che
per ciascuno di noi ha dato la vita’. Gli immigrati che popolano le città italiane,
ha dunque spiegato il presule, rappresentano Gesù nel mondo di oggi, soprattutto dove
e quando ‘si fa sentire più acuto il grido di sofferenza e ricerca di aiuto che lanciano’.
Ieri
il centro storico di Ancona ha vissuto un momento di devozione eucaristica che ha
coinvolto anche i cittadini più distratti e aumentato il clima di partecipazione a
questo raduno ecclesiale nazionale in attesa della visita del Papa. Circa diecimila
persone hanno infatti preso parte a una Processione eucaristica ‘da mare a mare’ che
ha percorso in preghiera le strade della capitale dorica con un corteo orante di circa
due chilometri.
‘Camminiamo con il Corpo eucaristico di Cristo lungo
le strade – ha spiegato durante la Santa Messa nell’area portuale l’arcivescovo Piero
Marini, presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali
- per ricordare che nel cammino della vita noi non siamo soli: il Figlio divino nato
da Maria si è fatto a noi vicino, è diventato nostro compagno di viaggio’.
Nella
giornata dedicata a ‘Eucaristia e tradizione’ è intervenuto ieri alla Fiera di Ancona,
nell’ambito del XXV Congresso eucaristico italiano, il vescovo di Brescia, mons.
Luciano Monari, che ha rivolto a una platea di sacerdoti, seminaristi e diaconi
una riflessione dedicata al valore dell’Eucaristia per coloro che hanno ricevuto il
Sacramento dell’Ordine. Il nostro inviato Fabio Colagrande gli ha chiesto cosa
significa per un sacerdote riscoprire il senso dell’Eucaristia:
R. – Vuol
dire riscoprire il senso del Sacramento eucaristico perché la freschezza dell’Eucaristia
dal punto di vista del discepolo deve essere una riscoperta rinnovata continuamente.
Nell’Eucaristia il discepolo ha la possibilità di incontrare il suo Signore, quindi
è il significato fondamentale della sua vita che viene evidenziato e ha la prospettiva
ministeriale del mettere al servizio della gente del popolo di Dio quel dono straordinario
di amore che l’Eucaristia rappresenta per lui. Quindi in questo senso l’Eucaristia
risponde alle domande fondamentali della vita dell’uomo: che cosa devo fare della
mia vita e che cosa posso fare per gli altri? Per un prete la risposta a questo è
esattamente nell’essere discepolo e nel volere così bene alla gente da spendere la
propria vita perché la gente possa conoscere e accogliere l’amore di Dio che in Gesù
Cristo ci è donato.
D. – Lei qui ad Ancona ci ha detto: noi sacerdoti
non siamo conservatori, difensori di un’antica tradizione che continuano a ripetere
e si lamentano della degenerazione dei costumi della società ma siamo altro…
R.
– Sì, volevo dire che tutto il senso della nostra vita è quel progetto di Dio sul
mondo e sulla umanità che va nella direzione della comunione e della dedizione reciproca,
cioè quel progetto che ha in Gesù Cristo una sua realizzazione anticipata. Viviamo
in una prospettiva di futuro, la memoria che ci portiamo nel cuore, che è una memoria
di un amore grande ricevuto, ed è esattamente quella che ci attrezza per costruire
insieme con tutti gli uomini una umanità più umana, quella che Paolo VI chiamava la
“civiltà dell’amore”.
D. - Quanto è importante per lei questa prospettiva
dell’Eucaristia per la vita quotidiana, per rinnovare proprio l’evangelizzazione,
la pastorale?
R. – La sfida è soprattutto questa, cioè riuscire a intrecciare
l’Eucaristia con l’esperienza quotidiana. E’ importante perché l’Eucaristia pone un
valore fondamentale che è quello dell’amore e del servizio come valore supremo, per
cui tutti gli altri valori della vita umana, dai valori fisici a quelli sociali, a
quelli culturali, hanno nell’amore oblativo il loro riferimento fondamentale e questo
dà un ordine alla vita, dà un ordine ai valori, dà una gerarchia e quindi permette
di muoversi con scioltezza dentro al mondo. La cosa importante è però riuscire a collegare
questo con tutto l’impegno quotidiano, perché allora diventa significativo.
R.
– Infine, come membro della Cei che importanza dà a questo raduno ecclesiale attorno
alla fonte e al culmine della vita della Chiesa, che si concluderà con la presenza
di Benedetto XVI?
D. – E’ ancora uno di quei momenti, di quegli eventi
che ci aiutano a crescere come Chiesa nel senso della comunione, dell’unità e della
percezione della vocazione storica che la Chiesa italiana ha adesso, oggi. (bf)