2011-09-08 14:18:09

Scontri in Sudan. Chiesa in prima linea nell'assistenza a migliaia di sfollati


La Chiesa in Sudan ha bisogno dei fondi necessari per far fronte all’emergenza umanitaria causata dalle violenze in corso nello Stato del Nilo Azzurro, al confine con il Sud-Sudan. A lanciare l’appello attraverso “Aiuto alla Chiesa che Soffre” è il vescovo ausiliare di Khartoum, mons. Daniel Marco Kur Adwok. Nei giorni scorsi, truppe regolari dell’esercito e milizie del “Sudan People's Liberation Movement”, leali al governatore Malik Agar, si sono scontrate nella città di Damazin. Almeno 17 persone sono morte in seguito ai combattimenti. Il governo sudanese ha subito dichiarato lo stato di emergenza per il Nilo Azzurro e rimosso dal suo incarico il governatore Malik Agar. Le violenze – rende noto l’agenzia Zenit - hanno alimentato un clima di grande tensione anche nel vicino Stato del Sud Kordofan. La Chiesa locale ha messo a punto un piano di accoglienza, offrendo rifugio agli sfollati nella parrocchia di Singa. “Aiuto alla Chiesa che Soffre” ha stanziato una prima somma di 15 mila euro. “Grazie a questo aiuto – ha dichiarato mons. Daniel Marco Kur Adwok – la parrocchia di Singa potrà assistere le vittime dei conflitti di Damazin, fornendo loro cibo, coperte e il denaro necessario per trasferirsi a Karthoum, Renk o El Obeid”. “Questa gente – ha aggiunto - ha dovuto abbandonare velocemente la città senza poter portare nulla con sé”. Al momento, a Damazin è attiva soltanto la Mezzaluna Rossa sudanese che non riesce però a fornire un’adeguata assistenza. Secondo quanto riportato dall’organizzazione “Diritti umani per il Sudan”, con base al Cairo, in questo momento circa 10 mila persone vivono in condizioni precarie. Molti anziani incapaci di affrontare il duro viaggio fino a Singa – ha spiegato il vescovo ausiliare di Khartoum – si sono fermati in una zona a 10 chilometri dalla città. Altri hanno proseguito fino a Arun, Wad El Nail o Abu Naama. In molti starebbero cercando di raggiungere l’Etiopia e, secondo quanto riferisce l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, già in 16 mila avrebbero oltrepassato la frontiera. (A.L.)







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