Libano-Francia: il Patriarca maronita Béchara Raï sugli sviluppi della primavera araba
Il patriarca maronita Béchara Raï da oggi in pellegrinaggio al Santuario di Lourdes,
nel corso della sua visita ufficiale in Francia, ha commentato gli sviluppi della
primavera araba che è seguita con attenzione e preoccupazione dalle comunità cristiane
d'Oriente. Durante gli incontri all’Eliseo e a Matignon, al Senato e al Quai d’Orsay,
mons. Raï - che ha rispettato appieno la tradizione secondo cui, il nuovo patriarca,
si reca in Francia per la prima visita ufficiale all’estero - ha ricordato “i timori
causati dagli avvenimenti geopolitici, in corso in alcuni Paesi del Medio Oriente”.
In particolare - riferisce l'agenzia AsiaNews - per ciò che concerne la Siria, con
la quale il Libano mantiene rapporti molto stretti, e dove la Chiesa maronita annovera
tre diocesi, il patriarca ha espresso le proprie preoccupazioni nel vedere gli avvenimenti
sfociare in una guerra civile o “una deriva verso l’estremismo”. Pur riconoscendo
la legittimità dell’aspirazione al cambiamento, il capo della Chiesa maronita ha affermato
che non bisogna per questo ignorare le ingerenze esterne, che rendono possibili queste
rivolte. Su un piano generale, il patriarca Raï ha dichiarato di essere contrario
a una frantumazione del Medio Oriente su basi religiose e confessionali. “Da qualche
mese – ha sottolineato in una dichiarazione pubblica – la geografia politica del Medio
Oriente ha cominciato a subire delle trasformazioni che hanno provocato in noi imbarazzo
e inquietudine”. Egli ha proseguito ricordando che “noi ben sappiamo che delle forze
profonde, interne e legittime, manipolano queste società che aspirano a un cambiamento,
senza per questo dimenticare anche le ingerenze straniere. Per dirimere questo dubbio
e chiarire la nostra posizione tra ciò che accettiamo e quanto respingiamo, noi proponiamo
alcuni elementi”. Il patriarca ha ricordato che “per quanto riguarda noi libanesi,
e in rapporto ai cristiani d’Oriente, tutte le direttive volte a dividere il Medio
Oriente in Stati confessionali sono una tendenza che noi respingiamo. Perché noi crediamo
che il pluralismo, nel quale le minoranze si mescolano in armonia le une alle altre,
è il migliore dei sistemi per garantire la dignità e la libertà, insieme alla nostra
presenza e alla nostra prosperità nel Medio Oriente. Per questo noi proponiamo, a
fronte delle derive confessionali di qualunque natura esse siano, il modello di una
nazione civile che possa assicurare la divisione tra Stato e religioni, che si basi
sui diritti fondamentali della persona umana e riconosca la libertà di culto e garantisca
una vita degna e sicura a tutte le minoranze”. Ricevuto al Senato dal presidente Gérard
Larcher, il patriarca ne ha approfittato per lanciare un appello ai libanesi, in merito
agli sconvolgimenti in atto nella regione, invitandoli a “rafforzare il dialogo all’insegna
di una vera riconciliazione nazionale” e di “appropriarsi maggiormente del loro Patto
nazionale”. In un messaggio che vale soprattutto per il movimento Hezbollah, egli
ha ricordato che “nessuna componente libanese, nelle circostanze attuali, può sobbarcarsi
da sola la guida del Libano”. E le divisioni interne, ha aggiunto il patriarca, rendono
illegittima la pretesa – di una sola comunità – di “parlare a nome di tutto il Libano”.
(R.P.)