Carestia nel Corno d'Africa: situazione grave anche in Kenya
La carestia del Corno d’Africa, che già interessa almeno 12 milioni di uomini, donne
e bambini, rischia di aggravarsi e di coinvolgere giorno dopo giorno aree sempre più
vaste di territorio. Oltre a Somalia ed Etiopia, anche diverse zone del Kenya, Paese
che già accoglie in numerosi campi i profughi somali, sono ora colpite dalla siccità
e dalla fame. Federico Piana ne ha parlato con Maria Beatrice Spadacini,
portavoce dell’Ufficio Aiuti Umanitari della Commissione Europea, raggiunta telefonicamente
a Nairobi:
R. – La situazione
qui è drammatica, ma anche in Etiopia: certamente in Somalia è molto più difficile
per le organizzazioni umanitarie accedere in certe parti, soprattutto, della Somalia
del Sud. Per quanto riguarda il Kenya, io sono stata di recente nel Turkana, dove
c’è normalmente un tasso di malnutrizione del 20 per cento: adesso arriviamo a picchi
del 40 per cento. Anche qui la situazione è drammatica, ma essendo più accessibile
ci sono organizzazioni che riescono a portare aiuti umanitari come cibo e acqua.
D.
- L’Europa cosa sta facendo?
R. – Devo dire che la Commissione Europea,
fino ad ora - solo nel 2011 - ha già stanziato un totale di 160 milioni di euro: in
più gli Stati membri, insieme, hanno già portato 440 milioni di euro. Siamo quindi
ad un totale, in generale, di 600 milioni di euro per il Corno d’Africa. Gli aiuti
arrivano attraverso le organizzazioni non governative e le agenzie delle Nazioni Unite.
D. – L’Onu ha sostenuto che è stato finanziato solamente il 59 per
cento dei fondi necessari per rispondere alla crisi…
R. – Devo dire
che io sono un po’ in disaccordo su questo. Arrivano tantissimi soldi in questo momento
nel Corno d’Africa: gestirli è fondamentale. Fare in modo che non vengano sprecati,
che non finiscano nelle mani di gente che ha altri fini, è estremamente importante!
Durante le emergenze, quando arrivano tanti soldi, i rischi sono più alti. Si deve
poi aggiungere che le milizie che sono nel sud della Somalia percepiscono gli aiuti
occidentali come aiuti negativi, che portano altre influenze. C’è, quindi, anche una
spiegazione culturale. Bisogna investire su soluzioni a lungo termine. E' necessario
che i governi del Corno d’Africa si prendano la responsabilità per pianificare, perché
una siccità non deve diventare una carestia. C’è una mobilitazione, c’è responsabilità
a livello nazione: bisogna parlare anche di questo, perché è fondamentale. Bisogna
anche parlare delle responsabilità dei governi locali per una migliore pianificazione.
(mg)