2011-09-08 17:46:10

Bce e Ocse: economia mondiale a rischio stagnazione


La Banca Centrale Europa approva la manovra italiana. Per il presidente Jean Claude Trichet le misure sono state prese ''dopo alcune esitazioni, ma alla fine si e' visto qualcosa che va nella direzione dell'impegno iniziale''. Anche per l’Ocse la manovra va nella giusta direzione, anche se l’economia nel terzo trimestre dell’anno rischia di andare in recessione. Alessandro Guarasci. RealAudioMP3



E secondo l'Ocse la crisi economica mondiale è ancora lontana. L'organizzazione segnala una ripresa quasi ferma in diversi contesti internazionali ed una crescita che rallenta anche nelle cosiddette economie emergenti. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista, Francesco Carlà:RealAudioMP3

R. – Sono dati abbastanza prevedibili e anche previsti perché è chiaro che se due grandi mercati come quello europeo e come quello americano tendono a rallentare, proiettano un calo della crescita, i Paesi emergenti - che sono le grandi macchine produttive (sia dei prodotti finiti che di commodities energetiche e altro) per questi due grandi mercati - non possono che pensare a rallentare la crescita e anche la produzione di stock, perché è di questo anche che si tratta: cioè, devono per forza calare la produzione in previsione di una domanda in calo da parte dell’Europa e degli Stati Uniti.

D. – Qualcuno però già parla della responsabilità degli Stati, di una risposta inadeguata, insomma, nei confronti della crisi …

R. – Il problema è che queste cose purtroppo non si riescono a fare con i tempi della politica - questo è ampiamente dimostrato dall’ultimo biennio, oppure dai fatti del 2008 della Lehman Brothers in poi - perché la politica ha avuto tempo per immaginare misure più giuste; purtroppo ha tardato a farle, questo anche dopo i segnali della Grecia che erano evidenti e che quindi proiettavano già le esigenze che poi sarebbero state necessarie per gli altri Paesi in difficoltà, con debiti sovrani… Purtroppo le cose non sono state fatte e adesso la situazione non è positiva, evidentemente.

D. – Le economie emergenti che erano quelle che tiravano ultimamente stanno subendo dunque il contraccolpo della crisi americana ed europea ma quali conseguenze ci saranno su questi Paesi?

R. - Le conseguenze su questi Paesi sono che il tempo con il quale avrebbero potuto creare quella capacità di consumi interni in grado di equilibrare le esportazioni - che per loro sono ancora la prevalente forza trainante - non c’è stato e quindi è possibile che le loro crescite al 7, 8, 9 per cento diventino solo un ricordo nei prossimi mesi e calino fino a livelli molto più bassi come potrebbero essere il 3, 4 per cento …

D. – Si può prevedere un rispostamento dell’asse economico internazionale verso l’Europa e gli Stati Uniti, secondo lei?

R. – Dipende da che punto di vista. Da un punto di vista dei prodotti interni lordi di queste aree, io non credo, perché lo schema rimarrà sempre lo stesso: cioè, le macchine produttive dei prodotti finiti e la parte energetica rimarrà all’interno di questi Paesi - il famoso BRIC come lo chiamava Goldman Sachs, cioè Brasile, India, Cina e Russia -, mentre l’Europa continuerà a dibattersi nei suoi problemi politici, finanziari e quindi anche economici e gli Stati Uniti, con le loro politiche monetarie, continueranno a cercare di drenare il più possibile le bolle dei debiti che sono esplose nel 2008 con la faccenda Lehman Brothers. In più avremo il quarto asse dei problemi globali che è quello del mondo arabo che dopo la “primavera” della fine dei tiranni in Egitto, Tunisia, Libia e Yemen e con gli altri problemi degli altri Paesi arabi, vedremo se saranno in grado di imboccare una via democratica e vedremo anche cosa significherà questo dal punto di vista dei loro sviluppi economici. (bf)







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