Bce e Ocse: economia mondiale a rischio stagnazione
La Banca Centrale Europa approva la manovra italiana. Per il presidente Jean Claude
Trichet le misure sono state prese ''dopo alcune esitazioni, ma alla fine si e' visto
qualcosa che va nella direzione dell'impegno iniziale''. Anche per l’Ocse la manovra
va nella giusta direzione, anche se l’economia nel terzo trimestre dell’anno rischia
di andare in recessione. Alessandro Guarasci.
E
secondo l'Ocse la crisi economica mondiale è ancora lontana. L'organizzazione segnala
una ripresa quasi ferma in diversi contesti internazionali ed una crescita che rallenta
anche nelle cosiddette economie emergenti. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista,
Francesco Carlà:
R. – Sono dati
abbastanza prevedibili e anche previsti perché è chiaro che se due grandi mercati
come quello europeo e come quello americano tendono a rallentare, proiettano un calo
della crescita, i Paesi emergenti - che sono le grandi macchine produttive (sia dei
prodotti finiti che di commodities energetiche e altro) per questi due grandi mercati
- non possono che pensare a rallentare la crescita e anche la produzione di stock,
perché è di questo anche che si tratta: cioè, devono per forza calare la produzione
in previsione di una domanda in calo da parte dell’Europa e degli Stati Uniti.
D.
– Qualcuno però già parla della responsabilità degli Stati, di una risposta inadeguata,
insomma, nei confronti della crisi …
R. – Il problema è che queste cose purtroppo
non si riescono a fare con i tempi della politica - questo è ampiamente dimostrato
dall’ultimo biennio, oppure dai fatti del 2008 della Lehman Brothers in poi - perché
la politica ha avuto tempo per immaginare misure più giuste; purtroppo ha tardato
a farle, questo anche dopo i segnali della Grecia che erano evidenti e che quindi
proiettavano già le esigenze che poi sarebbero state necessarie per gli altri Paesi
in difficoltà, con debiti sovrani… Purtroppo le cose non sono state fatte e adesso
la situazione non è positiva, evidentemente.
D. – Le economie emergenti che
erano quelle che tiravano ultimamente stanno subendo dunque il contraccolpo della
crisi americana ed europea ma quali conseguenze ci saranno su questi Paesi?
R.
- Le conseguenze su questi Paesi sono che il tempo con il quale avrebbero potuto creare
quella capacità di consumi interni in grado di equilibrare le esportazioni - che per
loro sono ancora la prevalente forza trainante - non c’è stato e quindi è possibile
che le loro crescite al 7, 8, 9 per cento diventino solo un ricordo nei prossimi mesi
e calino fino a livelli molto più bassi come potrebbero essere il 3, 4 per cento …
D.
– Si può prevedere un rispostamento dell’asse economico internazionale verso l’Europa
e gli Stati Uniti, secondo lei?
R. – Dipende da che punto di vista. Da un punto
di vista dei prodotti interni lordi di queste aree, io non credo, perché lo schema
rimarrà sempre lo stesso: cioè, le macchine produttive dei prodotti finiti e la parte
energetica rimarrà all’interno di questi Paesi - il famoso BRIC come lo chiamava Goldman
Sachs, cioè Brasile, India, Cina e Russia -, mentre l’Europa continuerà a dibattersi
nei suoi problemi politici, finanziari e quindi anche economici e gli Stati Uniti,
con le loro politiche monetarie, continueranno a cercare di drenare il più possibile
le bolle dei debiti che sono esplose nel 2008 con la faccenda Lehman Brothers. In
più avremo il quarto asse dei problemi globali che è quello del mondo arabo che dopo
la “primavera” della fine dei tiranni in Egitto, Tunisia, Libia e Yemen e con gli
altri problemi degli altri Paesi arabi, vedremo se saranno in grado di imboccare una
via democratica e vedremo anche cosa significherà questo dal punto di vista dei loro
sviluppi economici. (bf)