2011-09-07 14:42:25

Nigeria: a Jos è emergenza nel campo dell’istruzione pubblica


Allarme istruzione a Jos, nella Nigeria centrale, dove circa 900mila persone vivono senza una scuola pubblica che funzioni. La cittadina, inoltre, è tornata la settimana scorsa a essere teatro di violenze perché la disoccupazione e la povertà hanno reso difficili i rapporti tra le comunità religiose e “i ragazzi sono ancora più indifesi di fronte a chi vuole utilizzarli per raggiungere i propri obiettivi economici e politici”, ha spiegato all'agenzia Misna padre Alexander Longs, Priore del monastero agostiniano della città. L’inizio dell’anno scolastico è previsto tra pochi giorni, ma solo negli istituti religiosi o privati le aule potrebbero tornarsi a riempirsi: i professori della scuola pubblica sono, infatti, in sciopero per ottenere l’applicazione del minimo salariale di 18mila naira al mese, circa 82 euro, introdotto con legge federale nel marzo scorso. Lo stato di Plateau sostiene di non avere i soldi e la protesta va avanti, ma secondo alcuni missionari le richieste dei missionari sono legittime: gli insegnanti guadagnano oggi circa 30 euro al mese, quando per mantenere una famiglia ne servirebbero 200. A pagare le conseguenze dello scontro sono soprattutto i ragazzi che a Jos, come nel resto della Nigeria, costituiscono la maggioranza della popolazione. “La mancanza di istruzione favorisce chi vuole gettare benzina sul fuoco”, sostiene padre Longs: già la scorsa settimana gruppi di giovani armati di bastoni e coltelli si sono fronteggiati nel quartiere di Dusu Uku. All’origine delle violenze ci sarebbe la decisione di un gruppo di musulmani di organizzare un’iniziativa di preghiera in un quartiere cristiano, dove nel dicembre scorso l’esplosione di una bomba aveva provocato diverse vittime: “Il conflitto – sottolinea padre Longs – è una combinazione di fattori diversi, politici, economici e sociali prima che etnici o religiosi: speriamo almeno che le scuole riaprano”. Nonostante gli appelli dall’arcivescovo Ignatius Kaigama e del rappresentante della comunità musulmana Sheikh Sani Yahaya Jingir, gli scontri sono proseguiti domenica in diversi villaggi della regione. (G.I.)







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