Nigeria: a Jos è emergenza nel campo dell’istruzione pubblica
Allarme istruzione a Jos, nella Nigeria centrale, dove circa 900mila persone vivono
senza una scuola pubblica che funzioni. La cittadina, inoltre, è tornata la settimana
scorsa a essere teatro di violenze perché la disoccupazione e la povertà hanno reso
difficili i rapporti tra le comunità religiose e “i ragazzi sono ancora più indifesi
di fronte a chi vuole utilizzarli per raggiungere i propri obiettivi economici e politici”,
ha spiegato all'agenzia Misna padre Alexander Longs, Priore del monastero agostiniano
della città. L’inizio dell’anno scolastico è previsto tra pochi giorni, ma solo negli
istituti religiosi o privati le aule potrebbero tornarsi a riempirsi: i professori
della scuola pubblica sono, infatti, in sciopero per ottenere l’applicazione del minimo
salariale di 18mila naira al mese, circa 82 euro, introdotto con legge federale nel
marzo scorso. Lo stato di Plateau sostiene di non avere i soldi e la protesta va avanti,
ma secondo alcuni missionari le richieste dei missionari sono legittime: gli insegnanti
guadagnano oggi circa 30 euro al mese, quando per mantenere una famiglia ne servirebbero
200. A pagare le conseguenze dello scontro sono soprattutto i ragazzi che a Jos, come
nel resto della Nigeria, costituiscono la maggioranza della popolazione. “La mancanza
di istruzione favorisce chi vuole gettare benzina sul fuoco”, sostiene padre Longs:
già la scorsa settimana gruppi di giovani armati di bastoni e coltelli si sono fronteggiati
nel quartiere di Dusu Uku. All’origine delle violenze ci sarebbe la decisione di un
gruppo di musulmani di organizzare un’iniziativa di preghiera in un quartiere cristiano,
dove nel dicembre scorso l’esplosione di una bomba aveva provocato diverse vittime:
“Il conflitto – sottolinea padre Longs – è una combinazione di fattori diversi, politici,
economici e sociali prima che etnici o religiosi: speriamo almeno che le scuole riaprano”.
Nonostante gli appelli dall’arcivescovo Ignatius Kaigama e del rappresentante della
comunità musulmana Sheikh Sani Yahaya Jingir, gli scontri sono proseguiti domenica
in diversi villaggi della regione. (G.I.)