2011-09-06 15:03:38

Libia: Bani Walid, ultima roccaforte di Gheddafi, negozia la sua resa


In Libia c’è attesa per l’ingresso dei ribelli a Sirte, città natale di Gheddafi; del colonnello, invece, nessuna traccia, mentre le Nazioni Unite già pensano al futuro del Paese nord africano. Sentiamo Marco Guerra:RealAudioMP3

A Bani Walid, una delle ultime roccaforti leali al regime, sarà evitato un bagno di sangue. Insorti e rappresentanti della città stanno infatti discutendo gli ultimi dettagli per una resa pacifica che metta la popolazione al riparo di vendette di entrambi gli schieramenti. I capi della tribù dei Warfalla, la più numerosa della Libia, hanno infatti accettato di arrendersi senza combattere, ed entro poche ore i miliziani che fanno capo al Consiglio nazionale transitorio libico (Cnt) prenderanno il controllo della città. Più difficile la situazione a Sirte – città natale di Gheddafi – dove si registra un clima di tensione crescente. Migliaia di ribelli hanno circondato la città, e attendono solo l’ordine di attacco. Tutto questo mentre il colonnello ha fatto perdere le sue tracce. Il suo portavoce ha detto che è ancora in Libia e che continua a combattere al fianco del suo popolo; fonti militari, invece, lo danno in Niger, Paese verso il quale si è diretto un enorme convoglio militare lealista. Sul fronte diplomatico si registrano le dichiarazioni del segretario dell'Onu Ban Ki-moon che ha offerto il contributo delle Nazioni Unite per la ricostruzione e quelle del governo cinese che ha rinviato il riconoscimento del Cnt a quando le condizioni saranno mature.

La Lega araba: la Siria accolga le legittime aspirazioni del suo popolo
“Chiederò al presidente siriano, Bashar al-Assad, di esaudire le richieste legittime del suo popolo”. Così il segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, alla vigilia della visita che effettuerà domani in Siria per tentare di mediare la crisi che sta scuotendo il Paese. E sul terreno non si ferma la repressione del dissenso: ieri nella città di Homs almeno 11 civili sono rimasti uccisi, 7 dei quali dai servizi di sicurezza. Intanto, per la prima volta da mezzo secolo, la Siria ha permesso alla Croce Rossa Internazionale di visitare una prigione di Damasco per verificare le condizioni dei detenuti, mentre si registra una nuova ondata di persone in fuga dal Paese. Secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), sono oltre 3 mila i rifugiati siriani nel nord del Libano.

Crisi Turchia-Israele
Nuovo strappo nei rapporti diplomatici tra Turchia ed Israele. Il premier turco Erdogan ha annunciato oggi la “sospensione totale” dei rapporti militari e commerciali con lo Stato ebraico. La decisione di Ankara arriva dopo il rifiuto di Israele di presentare scuse per l'uccisione di nove passeggeri turchi durante l'abbordaggio della Mavi Marmara, la nave che nel maggio del 2010 cercò di forzare il blocco navale a Gaza e dopo l’uscita del rapporto Onu sull’accaduto. Erdogan ha aggiunto che le navi turche “saranno viste sempre più frequentemente in quelle acque” e non ha escluso una sua visita nella Striscia di Gaza. Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Janiki Cingoli direttore del Cipmo, Centro italiano per la pace in Medio Oriente:RealAudioMP3

R. - Naturalmente le conseguenze saranno pesanti. Proprio nei giorni scorsi il capo della Banca di Israele metteva in guardia Netanyahu sulle conseguenze anche economiche di questa rottura perché diceva che la Turchia non è una piccola economia, è un’economia più grande di quella israeliana, che cresce più rapidamente. Quindi è evidente che i rapporti commerciali, non solo militari, sono molto forti ed essere tagliati fuori per Israele può essere un danno molto consistente. E’ evidente che nessuno dei due Paesi è interessato a questa rottura. Non lo è Israele e non lo è neanche la Turchia per motivi economici, strategici e anche per non isolarsi rispetto agli Stati Uniti d’America, che non sono lieti di questa rottura. Tuttavia quando entra in ballo quello che viene chiamato l’onore di un Paese i meccanismi possono essere perversi. Dopo il Rapporto dell’Onu, Israele probabilmente avrebbe dovuto cogliere l’occasione per presentare le sue scuse per questo eccesso di forza e chiudere l’incidente. Tuttavia Netanyahu non ha fatto questo passo per resistenze interne alla sua minoranza procurando un grave danno al suo Paese; anche Erdogan tende a proporsi come leader autoritario di questo Paese e quindi non ha voluto passare sopra e attenuare le richieste.

D. – In Israele alcuni osservatori, alcuni giornali, fanno analisi che definiscono Erdogan un nemico acerrimo di Israele. Ovviamente sono opinioni non condivise da tutti all’interno di Israele…

R. - Io ritengo che siano opinioni stupide. Erdogan è quello che si era attivato all’epoca del governo Olmert per un rapporto diretto tra Assad in Siria e il premier Olmert che era arrivato alla vigilia di un accordo sulle questioni del Golan, che poi fu interrotto in seguito alla invasione israeliana a Gaza. Quindi non è che ci fosse un atteggiamento precostituito di volontà di rottura da parte della Turchia nei confronti di Israele. Detto questo nel medio periodo, forse, questa cosa può essere superata; a breve è una cosa che certamente crea danno ad una situazione già lacerata e difficile come è oggi quella dell’area mediterranea. (bf)

Gaza violenze
A Gaza resta alta la tensione. Nella notte nuovi raid dell’aviazione israeliana in risposta al lancio di razzi in direzione del Neghev israeliano. Secondo un portavoce militare a Tel Aviv, i velivoli israeliani hanno centrato un sito “adibito alla produzione di armi” senza provocare vittime.

Egitto: processo a Mubarak
È stata sospesa ieri la terza udienza per il processo a carico dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, dopo una rissa tra gli avvocati della difesa e quelli delle vittime della repressione contro la rivoluzione di gennaio, costituiti parte civile. Tra gli imputati anche i due figli di Mubarak, Alaa e Gamal, e l’ex ministro dell’Interno, Habib al Adly. Fuori dall’aula si sono verificate altre proteste, tra manifestanti e gruppi di sostenitori dell'ex rais.

Tunisia – sommosse
Esteso il coprifuoco in Tunisia nel governatorato di Gafsa - oltre alle città di Douz e Sbeitla – a causa degli scontri tra diverse fazioni tribali. Dopo la morte di un giovane e il ferimento ieri di quattro persone, oggi è stato annunciato un sit-in di protesta della polizia contro il governo per denunciare la mancanza di decisioni per fermare la violenza contro le forze dell’ordine.

Iraq
Violenza senza fine in Iraq. Otto soldati iracheni, fra cui un ufficiale, sono stati uccisi nella città di Haditha, nel nord del Paese e i loro corpi sono stati bruciati. Lo hanno detto fonti della polizia secondo le quali uomini armati hanno aperto il fuoco contro il convoglio sul quale viaggiavano i militari e i veicoli sono stati dati alle fiamme.

Afghanistan
Due presunti terroristi sono stati uccisi nel corso di un raid aereo della Nato su Kandahar, nel sud dell'Afghanistan. Lo riferisce una nota del governo locale, in cui si precisa che i due miliziani sono stati colpiti mentre stavano piazzando ordigni artigianali lungo una strada. Intanto sono stati recuperati i corpi di due escursionisti tedeschi scomparsi due settimane fa e uccisi da un gruppo di nomadi nella provincia di Parwan, a nord di Kabul.

Pakistan, catturato terrorista
Inferto un altro colpo ai vertici della rete terroristica al Qaeda. L’esercito pakistano ha catturato quello che viene definito ''un importante leader dell'organizzazione'', Younis al Mauritani, e due suoi ''collaboratori''. L’uomo era ricercato dal 2005 perché ritenuto responsabile di un attacco in Pakistan contro una caserma che provocò la morte di 17 soldati. L’operazione è stata condotta con l’ausilio dei servizi di sicurezza americani.

Iran – Aiea
La questione nucleare iraniana torna sotto i riflettori dopo l’avvio, ieri, della centrale energetica di Bushehr. L’Iran si dice pronto ad accogliere l’Aiea per la verifica del suo programma nucleare in cinque anni, mentre L’Ue richiama la Repubblica islamica al rispetto dei suoi impegni internazionali.

Usa, generale Petraeus alla guida della Cia
Dieci anni dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 e con l’uccisione a maggio di Osama Bin Laden, il generale David Petraeus ha detto addio all'esercito americano e da oggi guiderà la Cia, la Central Intelligence Agency. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una nota ha definito “storica” la carriera militare Petraeus, soprattutto per il ruolo avuto nelle guerre in Iraq ed Afghanistan. Perché arriva ora questo nuovo incarico ai vertici dell’Intelligence Usa? Giada Aquilino lo ha chiesto a Nico Perrone, docente di Storia americana all’Università di Bari:RealAudioMP3

R. – L’America è un Paese che crede molto ai simboli: direi che è difficile che una data sia un fatto casuale, che risponda ad una messa in pensione per raggiunti limiti di età, come si dice da noi. Deve avere un significato di cambiamento. Un cambiamento in che senso è ancora difficile dirlo. Un cambiamento necessario perché si va verso le elezioni, questa è anche un’ipotesi possibile.

D. – Il Washington Post, alla vigilia dell’11 settembre, ha scritto che la Cia in dieci anni ha cambiato pelle, passando dalla raccolta e dall’analisi delle informazioni ad una più intensa lotta al terrorismo sul campo…

R. – Ricordiamo che recentemente è stato ucciso Bin Laden, il capo, il simbolo del terrorismo. Però il terrorismo non è stato sradicato! E’ ancora un’insidia molto grave, molto pesante sulla vita dell’America e non soltanto dell’America.

D. – Quindi verso quale direzione va l’agenzia di Langley?

R. – Bisogna dire che la direzione dovrebbe essere quella di un maggiore realismo, di una maggiore aderenza ai fatti, alle evoluzioni, alle trasformazioni, alle differenze che esistono nel mondo. Obama - forse per primo - ha cominciato a rendersi conto di queste differenze, proprio quando l’America complessivamente è in un momento difficile, perlomeno dal punto di vista economico-finanziario. Ma non soltanto questo: è insidiata da altre grandi potenze, specialmente in Asia. (mg)

Usa, Obama su occupazione
"Dobbiamo riportare gli americani al lavoro". È quanto affermato ieri il presidente Usa Obama, in vista della presentazione delle nuove misure per l’occupazione che terrà l’8 settembre davanti al Congresso. Auspicando un sostegno bipartisan, Obama ha chiesto a repubblicani di mettere da parte gli interessi di partito.

Italia: sciopero della Cgil. Napolitano: misure più efficaci
In Italia è in corso lo sciopero della Cgil in cento piazze contro la manovra e in particolare le norme sul lavoro. Presenti anche diversi leader dell’opposizione, fra i quali Bersani, Di Pietro e Vendola. Non aderiscono Cisl, Uil e la componente cattolica del partito democratico. La protesta si svolge, mentre nel pomeriggio la manovra approda al Senato dopo l'appello del presidente della Repubblica Napolitano a rendere il provvedimento più efficace e credibile per i mercati.

Giappone nucleare
Il ministro dell'Industria nipponico, Yoshio Hachiro, ha annunciato che il numero dei reattori nucleari in Giappone sarà azzerato in futuro, in base alle linee tracciate dal primo ministro Yoshihiko Noda, che allo scopo di non costruirne di nuovi ha affiancato quello di avviare lo smantellamento degli impianti obsoleti. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Giorgia Innocenti)

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 249







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