Fame nel Corno d'Africa. L'Unicef: rischiano di morire un milione e mezzo di bambini
somali
Nel Corno d’Africa si continua a morire per la siccità e per la carestia. Un nuovo
appello ad intervenire con decisione è stato lanciato ieri dall’Onu. Il Palazzo di
Vetro fa sapere che la grave emergenza umanitaria sta colpendo nuove fasce di popolazione,
interessando ora anche la regione meridionale di Bay. Circa 750 mila persone sono
a rischio di morte a causa del gravissimo stato di malnutrizione. Le Nazioni Unite
chiedono una mobilitazione internazionale ancora maggiore. Un’altra iniziativa di
raccolta fondi è stata lanciata dall’Unicef Italia, che mira a salvare la vita alle
centinaia di migliaia di bambini particolarmente colpiti in questa emergenza. Federico
Piana ne ha parlato con Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia:
R. – Di fatto
questa è una carestia che coinvolge circa un milione e mezzo di bambini somali, che
rischiano la morte e che hanno quindi un immediato bisogno di assistenza. In tutto
il Corno d’Africa questa carestia coinvolge quattro milioni di persone, di cui soltanto
330 mila in Somalia sono a grave rischio di malnutrizione e quindi hanno bisogno di
interventi immediati.
D. – L’Unicef come spenderà questi soldi?
R.
– Questi fondi andranno direttamente ad unirsi a questo grande appello che l’Unicef
ha fatto per raccogliere 364 milioni di dollari, che fino ad oggi grazie alla generosità
di tante persone in tutto il mondo è stata addirittura finanziata al 75 per cento:
mancano quindi questi 91 milioni di dollari, che andranno a finanziare i nostri programmi
caratterizzati da interventi salvavita, da alimenti terapeutici per tutti i bambini
gravemente colpiti dal malnutrizione ed andranno poi – soprattutto – a finanziare
tutti i nostri centri che si trovano sul territorio. Abbiamo 16 centri di stabilizzazione
nutrizionale; 200 centri di nutrizione terapeutica; 300 programmi di integrazione
alimentare: tutti dislocati nel Corno d’Africa, dove l’Unicef era peraltro già presente
prima ancora della crisi e che verranno ora finanziati e serviranno poi ad aiutare
questi bambini. Questa carestia - ripeto - viene definita “carestia dei bambini” proprio
perché il numero dei bambini coinvolti è veramente molto alto.
D. –
Cosa bisogna inviare nel Corno d’Africa?
R. – Forniture salvavita; alimenti
terapeutici; vaccini e farmaci: queste sono le cose più immediate di cui hanno bisogno
questi bambini. Quindi, tutte quante le iniziative che di fatto servono a sconfiggere
poi la causa più importante, che è la malnutrizione, perché scatena eventi e malattie
successive come il morbillo, la diarrea e il colera che in quelle zone, in questo
momento, stanno diventando epidemiche. E’ chiaro che per fare questo c’è bisogno naturalmente
di molto aiuto, c’è bisogno naturalmente di aumentare tutte le nostre aree d’intervento.
E’ chiaro che la carestia, dichiarata anche nelle religioni meridionali che sono delle
zone particolarmente complesse, anche perché – come sappiamo – sono delle zone, dove
-per esempio la regione di Bay - le roccaforti delle milizie islamiche creano delle
difficoltà, perché far passare gli alimenti è più difficile, e quindi è chiaro che
la situazione è sempre più complessa. (mg)