Dal Congresso eucaristico l'appello a combattere povertà, ingiustizie e discriminazioni
È stato il cardinale Angelo Comastri, vicario di Benedetto XVI per la Città del Vaticano,
a concludere, con la Messa presieduta al Santuario della Madonna di Loreto, la mattina
di incontro con i malati che partecipano al 25.mo Congresso eucaristico nazionale
italiano. Ancona e le altre città delle Marche stanno vivendo intensamente questa
prima parte della settimana che sfocerà nell’incontro dei congressisti con il Papa,
in programma per domenica prossima. La cronaca della giornata in questo servizio di
Alessandro De Carolis:
Le Chiese
di Ancona come tanti cenacoli e dentro una lunga, densa, ininterrotta catechesi sull’Eucaristia.
La mattina, la Messa, poi la celebrazione delle Lodi negli spazi della Fiera, la lectio
e subito dopo l’approfondimento del tema del giorno. E intorno i templi e i Santuari
di Loreto, Osimo, Senigallia, Jesi, Fabriano a fare da corona a queste giornate dello
Spirito ma anche della concretezza, dove la riflessione poliedrica che suggerisce
il Sacramento della carità non è disgiunta da quella sulle emergenze sociali che la
carità messa in pratica può e deve alleviare. Lo aveva detto ieri pomeriggio in modo
incisivo l’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, parlando all’omelia della Messa, presieduta
nella cattedrale di San Ciriaco, delle “tante forme di fame” dell’uomo e dello
“stile eucaristico di Gesù, che “si appassiona tanto alla nostra fame da svelarla
per quello che è, cioè bisogno di salvezza”. Ispirandosi al miracolo evangelico della
moltiplicazione dei pani, il presule ha sostenuto che “la comunità ecclesiale ha il
dovere, oggi più di ieri, di assumere con delicatezza e discrezione lo stile eucaristico
della raccolta dei pezzi avanzati dell’umanità della gente”. Gente, ha soggiunto,
che ha “fame di futuro, di salute, di felicità, di giustizia, di superamento delle
discriminazioni, di vittoria sulla povertà, di dignità e di rispetto”.
Stamattina,
nella Chiesa del SS. Sacramento di Ancona – mentre le vie cittadine, per via dello
sciopero generale, andavano riempiendosi di altri slogan e altri cortei – è stato
l’arcivescovo di Pompei, Carlo Liberati, a soffermarsi su un aspetto dell’Eucaristia,
da lui considerata ”una ininterrotta educazione all’umiltà e al dono di sé”. “Diventiamo
capaci di relazioni autentiche – ha esortato – in un mondo invaso dalla fretta e ucciso
dalla superficialità”. E poi l’invito a calarsi nelle pieghe della quotidianità con
genuino slancio cristiano: “Per ridare un volto divino a chi non ce l’ha se non deturpato,
è necessario – ha detto mons. Liberati – operare dall’interno: farsi uno con chi soffre
nel corpo, nel cuore, nello spirito”. E di corpi colpiti da malattia e altre disabilità
si è riempito questa mattina il grande piazzale antistante il Santuario mariano di
Loreto. Ai presenti, coinvolti nell’“Incontro della fragilità”, ha portato la propria
testimonianza l’ex presidente dell’Azione Cattolica, Paola Bignardi. “Il dono più
importante che mi ha fatto la malattia – ha affermato – è il credere che la grazia,
che gli altri chiedevano per me, non era la guarigione, ma il vivere nell’abbandono
al Signore, il continuare a credere nel suo amore, a vivere dentro di esso”. E mons.
Francesco Canalini, facendole eco dall’analogo incontro svoltosi nel Santuario di
San Giuseppe da Copertino di Osimo, ha indicato nella vicinanza a Cristo la soluzione
di ogni male. “Rimettiamo Dio al suo posto di Creatore e Signore e noi – ha detto
– al nostro posto di creature, piccole e fragili. Ritroviamo la gioia della speranza
e dell'amore gratuito, la serenità del sentirsi e sapersi continuamente sorretti e
portati in braccio da Dio che è Amore”.
Gli appuntamenti del 25.mo Congresso
eucaristico nazionale si susseguono dunque a ritmo serrato, alternando fino a sera
momenti liturgici e spirituali ad altri di animazione e spettacolo. Ma non mancano,
come detto, riflessioni concrete sul momento che la società italiana vive, sulla crisi
e le sue ricadute. Il nostro inviato ad Ancona, Fabio Colagrande, ha parlato
di questo particolare aspetto con il direttore della Caritas locale, don Flavio
Ricci, il quale prende spunto dal gesto che il Papa compirà domenica prossima,
ad Ancona, pranzando con i poveri e i cassintegrati:
R. – Il significato
principale – oltre all’originalità di questo invito – mi sembra sia proprio l’attenzione
che il Papa pone alla situazione di Ancona: anzitutto riguardo alla problematica del
lavoro, in forte crisi specialmente laddove il Papa celebrerà la Messa - il prossimo
11 settembre - all’Italcantieri, che è in cassa integrazione, col rischio di chiusura;
ma anche ai poveri, perché i poveri sono – credo – la conclusione pratica di una
celebrazione eucaristica che si fa pane per i bisognosi. Quindi che il Papa spezzi
il Pane con loro, fisicamente, mi sembra un bel gesto e un bel segno. Certo sarà un
piccola rappresentanza dei tanti che si muovono ad Ancona, ma è sempre un bel riferimento.
D. – Dal punto di vista del lavoro, dell’economia, in questo momento
di crisi qual è la situazione sociale nella diocesi in cui voi operate?
R.
– La situazione è precaria. Stiamo attraversando – come credo in tutte le parti d’Italia
– un periodo difficile. Tenendo conto poi che le Marche erano considerate una regione
virtuosa per via delle piccole imprese che davano lavorano a tantissime persone… Ma
questo esempio virtuoso è venuto, pian piano, a mancare: prima colpendo le grandi
industrie – basta pensare a quelle del Fabrianese e poi anche ad Ancona; basta pensare
che quella di Ancona risulta una delle province italiane con il peggior saldo complessivo
(la differenza cioè tra le entrate e le uscite). Il mercato del lavoro è pressoché
immobile!
D. – E’ una situazione di disoccupazione che – se ho ben capito
– riguarda in particolare l’area portuale e quindi è abbastanza significativo che
le celebrazioni più importanti di questo Congresso Eucaristico avverranno proprio
lì?
R. – Sì, infatti. C’è stata una “scelta politica” – e la metto tra
virgolette - proprio per dare il senso di questa nostra presenza, cominciando dal
Papa e dalla diocesi, laddove l’uomo vive questa condizione precaria, non conosce
il proprio futuro e quindi mettendo in gioco tante famiglie nel caso succedesse qualcosa
di grave…
D. – Don Flavio, che significato ha per voi, che siete impegnati
nella solidarietà come Chiesa in Ancona, questo Congresso Eucaristico?
R.
– Non vorrei direi per noi Caritas, perché dovrebbe essere per tutta la diocesi: ha
un significato di tradurre l’atto liturgico sacramentale in un atto quotidiano di
attenzione ai poveri in modo particolare e questo in tutte le coniugazioni della parola
povertà. E’ un significato di chi si rimbocca di nuovo le maniche per lavorare e per
individuare altre realtà. Per esempio nel nostro centro, che già esiste e dedicato
a Giovanni Paolo II, abbiamo pensato di fare dei completamenti, delle ulteriori accoglienze,
degli ulteriori servizi: per questo è nato il centro caritativo Beato Gabriele Ferretti.
Questa è l’opera segno del Congresso Eucaristico. (mg)