Malnutrizione e analfabetismo: i problemi dei rifugiati somali nel Corno d’Africa
Una nutrizione adeguata e la ripresa delle attività scolastiche sono, ora, le esigenze
primarie dei profughi che hanno lasciato la Somalia spinti dall’aggravarsi della siccità,
e hanno raggiunto i campi allestiti in Etiopia e in Kenya. L’Acnur riferisce, in particolare,
della situazione di Kobe, nell’area di Dollo Ado, dove il 19% dei bambini soffre di
malnutrizione acuta che si concretizza in seri rischi per i minori di cinque anni
d’età e dove il tasso si prevede che resti alto nelle prossime settimane, a meno di
un cambiamento delle condizioni di vita. Così l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati,
insieme con la Croce Rossa internazionale e le associazioni partner, ha deciso di
aumentare i punti di distribuzione di cibo nei campi, di aprire nuovi centri di recupero
nutrizionale e di assicurare che l’alimentazione dei malnutriti sia adeguata: a tale
scopo il materiale dell’Acnur è già stato trasferito ad Addis Abeba con un ponte aereo
e presto ne inizierà la distribuzione. Contemporaneamente sarà avviata una campagna
di sensibilizzazione per incoraggiare i malnutriti ad accedere ai servizi sanitari.
Quanto alla scuola, questa dovrebbe iniziare tra una settimana a Dadaab, in Kenya,
il complesso di campi per rifugiati più grande del mondo, che ospita circa 40mila
bambini. Per ora qui c’è un solo insegnante, anch’egli rifugiato, ogni cento bambini
e il tasso d’iscrizione scolastica rimane basso, ma serve comunque il materiale, al
quale sta provvedendo l’organizzazione Care con un programma di alfabetizzazione accelerata
di cui beneficiano 1500 bimbi tra i cinque e gli undici anni. (R.B.)