2011-09-05 16:05:58

La lenta transizione dello Zimbabwe verso la democrazia. Intervista con Massimo Alberizzi


Nello Zimbabwe, Paese politicamente diviso e attraversato negli ultimi anni da una forte crisi economica, il 2012 dovrebbe essere un anno elettorale, con il voto presidenziale. Restano tuttavia ancora incerte sia la data che le regole con le quali si svolgeranno le consultazioni. Davide Maggiore ha chiesto a Massimo Alberizzi, corrispondente dall’ Africa per il Corriere della Sera, di tracciare un quadro delle condizioni del Paese:RealAudioMP3

R. – La situazione è di una divisione del potere tra il vecchio Robert Mugabe, presidente al potere dal 1980, e Morgan Tsvangirai, che è il capo dell’opposizione del Movimento per il cambiamento democratico. Però, è un “power sharing” deciso dopo le ultime elezioni fraudolente in cui Robert Mugabe era risultato vincitore. Ci sono state delle mediazioni, soprattutto da parte del Sudafrica, e quindi Mugabe ha accettato in qualche modo di avere un primo ministro in opposizione al suo potere. Si sarebbe dovuta varare una nuova Costituzione che avrebbe previsto i partiti politici, come si sarebbero dovute svolgere le elezioni… in realtà, a questo non si è arrivati.

D. – Dal 2008, il presidente Mugabe condivide il potere con l’opposizione. Chi si è rafforzato di più, in questi anni?

R. – Formalmente, lo condivide. Certo, si è indebolito rispetto agli anni precedenti, quando aveva un potere assoluto. Però, non ha concesso molto di quello che veniva richiesto dall’opposizione. Ci sono giornali liberi, ma sono stati chiusi a singhiozzo. Morgan Tsvangirai fa il primo ministro senza grande potere – almeno ufficialmente. Se poi in qualche modo ha rafforzato la sua posizione e riesce ad imporre elezioni nel 2012, in questo momento non appare un’ipotesi reale. Finora, non è riuscito ad imporre nemmeno la Costituzione…

D. – Le ultime elezioni sono state segnate da disordini e da accuse di brogli. E’ possibile che questo scenario si ripeta?

R. – E’ possibilissimo. Mugabe ha tutti i suoi uomini nei gangli del potere. Poi, arrivare a indire le elezioni… Io dubito che, anche se dovesse perdere, lui se ne andrebbe dal potere. Intorno a lui, poi, ci sono vari clan che lo sostengono, che vengono "foraggiati" in continuazione. Quindi, non è solo lui, che è lì, da solo.

D. – Anche l’economia preoccupa: si teme un ritorno dell’iper-inflazione che inciderebbe sulla vita delle popolazioni…

R. – Devo dire che l’economia è stata migliorata, rispetto a prima, nel senso che si è stabilizzata. E’ stata distrutta e più giù di così forse non può andare. L’agricoltura, che era florida, è comunque distrutta: era un Paese floridissimo, autosufficiente, non aveva necessità di importare cibo… Devo dire che si è stabilizzata, ma il potere di acquisto dei salari è molto basso.

D. – Condizioni simili in altri Paesi dell’Africa, come Senegal e Malawi, hanno portato a proteste di piazza e a parziali passi indietro dei governi. Potrebbe accadere anche in Zimbabwe?

R. – Le manifestazioni di piazza ci sono state negli anni scorsi, e anche molto forti, perché il Movimento per il cambiamento democratico è comunque fortissimo e molto più popolare di quanto non sia lo "Zanu-Pf" di Mugabe stesso. Non credo che lui potrebbe evitare di usare le armi. Il problema è che sia l’esercito sia la polizia sono nelle sue mani, condividendo con lui il potere. In realtà, non è tanto Morgan Tsvangirai che condivide il potere con Mugabe, quanto l’esercito e la polizia. (gf)







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