Si celebra in Europa la Giornata della cultura ebraica: Talmud e Internet per illustrare
le realtà di una fede e una civiltà antichissime
Sessantadue città italiane e 27 Paesi in Europa. Sono i numeri dell’odierna, dodicesima
Giornata Europea della Cultura Ebraica, promossa in Italia dall’Ucei, l'Unione comunità
ebraiche italiane. Anche quest’anno vi prenderanno parte i giovani della Comunità
religiosa islamica italiana (Coreis), a testimonianza della particolare sintonia fraterna,
spiega la Coreis, tra i giovani musulmani e i giovani ebrei. Per tutti coloro che
vorranno esplorare luoghi, usanze e tradizioni del popolo ebraico si apriranno le
porte di sinagoghe, musei e siti ebraici e verranno offerti concerti, spettacoli,
enogastronomia kasher. Francesca Sabatinelli ha intervistato Guidobaldo
Passigli, presidente della Comunità ebraica di Firenze, che ha organizzato l’evento
di Siena, capofila delle città italiane.
R. – Lo scopo
principale della Giornata è quello di trasmettere al grande pubblico i valori della
cultura ebraica a tutti i livelli sociali e di età: dai giovani, dagli studenti, dalle
famiglie agli anziani. Si amplia questo ventaglio di interesse verso la cultura ebraica:
è una giornata in cui le porte delle Comunità sono aperte e si constata ogni anno
di più che molte persone, anche della propria città, non sanno com’è fatta una sinagoga,
non conoscono la cultura ebraica, non conoscono le realtà artistiche o storiche che
riguardano l’ebraismo nella propria città. C’è un interesse obiettivo.
D.
– Quali stereotipi sono stati esorcizzati, grazie anche a questa apertura delle Comunità
ebraiche?
R. – Certamente, tra gli stereotipi usuali ci sono quelli
relativi all’attività lavorativa degli ebrei: in quali settori nella storia, nei secoli
passati, gli ebrei hanno svolto la loro attività. Si viene a scoprire, per esempio,
che c’erano tante limitazioni. In epoca rinascimentale, agli ebrei era impedito svolgere
davvero tante attività, mentre una delle poche attività consentite era quella di prestare
denaro, perché dalla Chiesa era proibito ai cristiani. Altre cose: per esempio, quelle
riguardo all’antisemitismo. Io credo che aprire le porte, farsi conoscere, far vedere
che tipo di attività si svolge, vedere i nostri riti religiosi e come si svolge la
vita familiare, porta a conoscersi meglio e quindi allontana un po’ certe prese di
posizione che poi, nella concretezza, non hanno una rispondenza assoluta.
D.
– Il "filo rosso" che lega gli eventi della Giornata è il tema “Ebraismo 2.0: dal
Talmud a Internet”. La tradizione ebraica di fronte alle sfide tecnologiche?
R.
– "2.0" è un po’ – nel modo di parlare dei giovani o dei giovanissimi – quello che
si intende oggi per la tecnologia più moderna di Internet e degli altri mezzi di comunicazione.
Il Talmud, evidentemente, è una storia millenaria di discussioni su temi religiosi,
ma non solo: giuridici, familiari, oggi diremmo di diritto civile… Grandi discussioni
e grandi dibattiti tra scuole di pensiero. Ecco: oggi noi abbiamo dei mezzi di comunicazione
riassunti nella parola Internet, i “social network”, le “chat”: applicare quindi la
tecnica del Talmud, cioè della discussione e dello sviscerare il significato delle
parole, a quella estremamente moderna di inviare messaggi, amplifica le possibilità
che oggi sono offerte agli studiosi ma anche ai giovani, e a chiunque voglia crescere.
D.
– Siena è la città capofila, in Italia, di questa edizione 2011: cosa offre?
R.
– Siena si caratterizza per una serie di eventi di diversa sfaccettatura. Sette "isole"
tecnologiche, con postazioni di computer: una è dedicata alle ricerche musicali, un’altra
a mostrare la realtà odierna di quello che era il villaggio dell’Europa centrale,
lo “shtetl", con agganci alla lingua yiddish. Una terza, per esempio, è un’applicazione
molto interessante e viene presentata per la prima volta in Italia, cioè la visualizzazione
di immagini dell’ebraismo toscano – quindi sinagoghe di Firenze, di Siena; cimiteri
antichi nei nostri territori, e via dicendo – in 3D e altro ancora. (gf)