Wikileaks pubblica oltre 250mila cablo Usa. E' polemica
Ha suscitato numerose critiche la pubblicazione, nei giorni scorsi, da parte del sito
internet Wikileaks di oltre 250 mila documenti riservati della diplomazia americana.
Alla dura presa di posizione del Dipartimento di Stato Usa che ha definito la decisione
“irresponsabile e pericolosa” hanno fatto eco le critiche di numerose testate internazionali
e di Amnesty International secondo cui la nuova mossa del sito di Julian Assange mette
a rischio persone che non dovevano essere coinvolte. Da parte sua Reporter senza
Frontiere ha deciso la sospensione temporanea del collegamento web al sito Wikileaks.
Al microfono di Paolo Ondarza il vicepresidente della sezione italiana di Rsf,
Domenico Affinito, spiega il perché:
R. - Noi dobbiamo
distinguere tra libertà di stampa e di espressione e tutela delle fonti. Sono due
pilastri fondamentali per il giornalismo e l’informazione. Da una parte la libertà
di stampa: noi, come Reporter Senza Frontiere, diciamo che deve essere totale ed assoluta
e non difendiamo chi si macchia di reati gravissimi, quali l’incitamento all’odio
razziale ed all’omicidio. Questi tipi di scritti, per noi, non devono essere pubblicati
e quindi non li difendiamo. Tutto il resto, invece, sì: difendiamo la tv Al-Manar
di Hezbollah come anche i giornali della destra israeliana. Ognuno dev’essere libero
di esprimersi. Poi c’è il discorso della tutela delle fonti, altro pilastro importante,
non rispettato però da Wikileaks
D. - Anche perché i 250 mila cablogrammi diplomatici
contengono nomi di persone che non dovevano essere coinvolte e che ora corrono il
rischio di ripercussioni…
R. - Vi racconto un fatto. Nel 2003 il corrispondente
di Reporter Senza Frontiere da Cuba, una volta scoperto, venne arrestato, incarcerato
e condannato. I rischi di ripercussioni sono alti, e per questo vanno tutelate le
fonti. La differenza che passa tra un giornalista e Wikileaks è questa: il giornalista
tutela le sue fonti per una questione morale ma anche per una questione squisitamente
di prestigio personale. Nel momento in cui un giornalista rivela le proprie fonti
diventa poco credibile, nessuno gli racconterebbe più nulla.
D. - Ma allora
qual è la finalità di Wikileaks?
R. - Bisognerebbe chiederla ad Assange. Bisognerebbe
anche chiedergli chi lo finanzia, dove sono i computer, il suo famoso bunker. La finalità
è difficile da capire. Noi vediamo l’effetto finale: la pubblicazione di tutti questi
cablogrammi ha creato un bel po’ di rumore e, in alcuni frangenti e per alcuni aspetti,
ha anche aiutato a riportare un po’ a galla la verità dei fatti. Questo lo salutiamo
con favore. (vv)