Rapporto Cloyne. La risposta della Santa Sede al governo irlandese: massima solidarietà
e collaborazione, ma accuse al Vaticano infondate
La Santa Sede riconosce la gravità degli abusi sessuali contro minori ad opera del
clero, avvenuti nella Diocesi irlandese di Cloyne, e ribadisce la massima solidarietà
alle vittime e alle loro famiglie, oltre alla piena collaborazione con le autorità
irlandesi nella lotta con questo gravissimo crimine. Ma, allo stesso tempo, respinge
recisamente come infondate le accuse, del presente e del passato, secondo le quali
le autorità vaticane avrebbero cercato di ostacolare le inchieste su tali abusi. Si
articola sostanzialmente attorno a questi punti il lungo documento con il quale la
Santa Sede risponde oggi al governo d’Irlanda, in seguito alla pubblicazione, nel
luglio scorso, del Rapporto Cloyne, accompagnato dalle forti critiche levate dall’esecutivo
irlandese. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi,
sintetizza i contenuti della “Risposta” della Santa Sede in questa nota:
A
seguito della pubblicazione del Rapporto della Commissione di inchiesta sulle vicende
degli abusi sessuali su minori da parte di membri del clero e sul modo in cui essi
sono stati affrontati nella Diocesi di Cloyne, il Vice Primo Ministro e Ministro degli
Esteri irlandese, Sig. Eamon Gilmore, lo scorso 14 luglio aveva convocato il Nunzio
in Irlanda, consegnandogli copia del Rapporto e illustrandogli il punto di vista del
Governo, e chiedendo una risposta della Santa Sede circa il Rapporto stesso e quanto
riguardava più specificamente la Santa Sede. Come si ricorderà, pochi giorni dopo,
il 20 luglio, il Primo Ministro, Sig. Enda Kenny, era tornato sull’argomento con un
discorso in Parlamento e il Parlamento stesso aveva votato una mozione a riguardo.
Il Nunzio era stato richiamato a Roma il 25 luglio per consultazioni.
L’attesa
risposta è stata consegnata questa mattina alla Signora Helena Keleher, incaricata
d’affari ad interim dell’Irlanda presso la Santa Sede ed è stata quindi resa pubblica
dalla Sala Stampa della Santa Sede.
Si tratta di un documento in inglese,
della lunghezza di oltre venti pagine, strutturato con chiarezza, in modo da affrontare
tutte le questioni sollevate, e dare ad esse risposte argomentate e documentate, inserendole
in una prospettiva di ampiezza adeguata.
Il documento si apre con il
doveroso riconoscimento della gravità degli abusi avvenuti e delle serie mancanze
messe in luce dal Rapporto sul modo di trattare le accuse a loro riguardo. Continua
con la forte dichiarazione della condanna e dell’orrore per i crimini di abuso sessuale
compiuti nella Diocesi, il profondo rincrescimento per le terribili sofferenze delle
vittime e delle loro famiglie, la speranza di un cammino di guarigione. Ancora, si
dichiara comprensione per i sentimenti di collera, confusione e amarezza diffusi anche
fra la popolazione e i membri innocenti del clero della diocesi, che sono la maggioranza.
Si manifesta viva preoccupazione per il fatto che il governo della Diocesi si sia
manifestato manchevole nell’applicare - nella materia gravissima della protezione
dei minori - sia le direttive proposte dalla Chiesa in Irlanda, sia le norme impartite
dalla Santa Sede per tutti i Vescovi del mondo.
La precisa affermazione
che tutto ciò non avrebbe mai dovuto avvenire è quindi il punto di partenza inequivoco
della risposta della Santa Sede. L’introduzione conclude tuttavia con una nota positiva,
invitando a riconoscere i passi compiuti dalla Chiesa in Irlanda nel comprendere la
situazione e le esigenze di una adeguata salvaguardia dell’infanzia, tanto che lo
stesso Cloyne Report riconosce che le linee adottate dalla Chiesa sono appropriate.
Occorre quindi metterle efficacemente in pratica.
Il documento passa
poi ad esaminare le questioni critiche sollevate nei confronti della Santa Sede.
Per
quanto riguarda il Rapporto Cloyne il problema riguarda essenzialmente una Lettera
indirizzata nel gennaio 1997 dall’allora Nunzio in Irlanda ai Vescovi del Paese sulle
osservazioni della Congregazione del Clero a un Documento sulla questione degli abusi
sessuali sui minori preparato da un Comitato costituito dai vescovi irlandesi, noto
come Framework Document.
La Lettera del Nunzio è stata infatti considerata
dimostrazione di una posizione romana contraria a una linea di risposta rigorosa e
decisa al problema, incoraggiando così atteggiamenti ambigui e di non collaborazione
con le autorità civili.
La “risposta” tratta estesamente della corretta
interpretazione della Lettera del Nunzio e della natura del Framework Document, mettendo
in luce alcuni punti fondamentali.
Il Framework Document non era stato
presentato a Roma come un documento ufficiale della Conferenza episcopale, che non
chiese mai alle competenti autorità vaticane di dare ad esso valore di legge vincolante
tramite la procedura della “Recognitio”, che quindi non fu mai rifiutata. La preoccupazione
della Congregazione del Clero, riflessa dalla lettera del Nunzio, era che il Framework
Document venisse esaminato attentamente in modo che non contenesse in alcun modo indicazioni
che potessero essere considerate non in accordo con le norme della Chiesa universale.
Ma non vi fu alcuna indicazione della Congregazione contraria alla cooperazione con
le autorità civili, né alcuna indicazione per scoraggiare i vescovi dall’impegnarsi
a metter in pratica nelle loro Diocesi le misure che ritenessero adeguate per affrontare
il problema degli abusi. Del resto, l’adesione chiara dei vescovi irlandesi al Framework
Document è sempre stata rispettata dalla Santa Sede e non vi è stato da parte sua
alcun intervento in senso contrario.
Sul punto del “mandatory reporting”
(obbligo di denuncia) la Lettera avanzava delle riserve, ma è giusto ricordare che
anche nella società e nell’ambito del Governo irlandese la questione era stata già
oggetto di complesse discussioni e non vi era allora alcuna norma di legge civile
in tal senso. In ogni caso la Santa Sede insiste di non essere mai intervenuta e aver
mai interferito sulle direttive del Governo in materia di salvaguardia dei minori.
Quanto
al discorso del Primo Ministro del 20 luglio, in occasione del dibattito in Parlamento
sul Rapporto Cloyne, il Documento manifesta comprensione per il fatto che esprimesse
con forza la collera e la frustrazione del popolo irlandese, ma avanza due riserve
precise. La prima sull’accusa che tre anni fa la Santa Sede abbia cercato “di ostacolare
una pubblica inchiesta di una repubblica democratica”. Tale accusa, non provata, viene
respinta come priva di fondamento. La seconda su una citazione attribuita al card.
Ratzinger, e tratta in realtà da un documento della Congregazione della Fede, che
viene dimostrata non pertinente al contesto, in quanto si riferiva al servizio del
teologo nella Chiesa e non al rapporto fra la Chiesa e la società democratica né alle
questioni della protezione dei fanciulli dagli abusi.
Infine, la “Risposta”
contesta ancora due affermazioni, contenute rispettivamente nelle osservazioni del
Ministro degli Esteri e nella mozione del Parlamento, relative alla valutazione del
Framework Document da parte del Vaticano e a un suo presunto intervento che avrebbe
contribuito a mettere in questione le direttive di protezione dei bambini volute dallo
Stato e dai Vescovi.
Ma il Documento offre ancora ampie ed esaurienti
spiegazioni su diversi argomenti, affinché la problematica possa venire compresa correttamente.
Anzitutto
si mette in luce la natura della Chiesa come comunità di Chiese particolari (in particolare
di Diocesi) e la conseguente responsabilità ordinaria dei Vescovi, che non è loro
delegata dal Papa.
Poi si spiega la distinzione fra legge civile e legge
canonica e la rispettiva autonomia dei due ordinamenti, riaffermando il principio
della cooperazione delle autorità ecclesiastiche con quelle civili per la protezione
dei giovani e la realizzazione della giustizia.
Infine si dà un’esauriente
presentazione della legislazione della Chiesa sulla protezione dei minori nel suo
sviluppo, fino alla recente circolare della Congregazione della Dottrina della Fede.
Si ricorda doverosamente anche la fondamentale Lettera di Benedetto XVI ai cattolici
dell’Irlanda, dimostrazione evidente dell’attenzione e della preoccupazione del Papa
per la grave crisi che ha colpito la Chiesa e la società del Paese in seguito alle
vicende di abuso e al loro manchevole trattamento.
Le considerazioni
conclusive ritornano sulla gravità di ciò che è accaduto, ma insistono sulla volontà
della Chiesa di impegnarsi in ogni modo perché ciò non avvenga mai più, sulla sua
disponibilità ad accogliere consigli e giuste critiche od osservazioni, sulla volontà
di continuare a cooperare con le autorità irlandesi per il bene del Paese e in particolare
per la salvaguardia della gioventù. Si può anzi notare che il punto della collaborazione
con le autorità civili è richiamato più volte e con insistenza nel corso della “Risposta”:
oltre 20 volte.
In conclusione, l’intero sviluppo del Documento dimostra
come la Santa Sede abbia preso in considerazione con grande serietà e rispetto le
domande e le critiche ricevute e si sia impegnata a dare una risposta approfondita
e serena, priva di inutili toni polemici anche là dove dà risposte chiare alle accuse
che le sono state mosse. Ci si augura quindi che esso raggiunga lo scopo fondamentale
e di comune interesse che si propone: contribuire a ricostruire quel clima di fiducia
e di cooperazione con le autorità irlandesi che è essenziale per un impegno efficace
della Chiesa come dell’intera società per garantire efficacemente il bene primario
della salvaguardia della gioventù.