Congresso eucaristico ad Ancona. Mons. Caprioli: il "Pane di vita" trasfigura l'umanità
Giornata inaugurale per il 25.mo Congresso eucaristico nazionale italiano che ha preso
il via ad Ancona con la giornata di accoglienza del legato Pontificio, il cardinale
Giovanni Battista Re, prefetto emerito della Congregazione per i vescovi. Dopo una
cerimonia nella Cattedrale di S. Ciriaco, nel pomeriggio, nel Teatro delle Muse, ci
sarà l’incontro con le autorità civili: in programma un saluto del cardinale Bagnasco,
presidente della Cei, ed una relazione di Andrea Riccardi. Questa sera, poi, l’arrivo
della Croce della Gmg nello Spazio Giovani del Congresso di Ancona. “Signore da chi
andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana” è il tema di questo raduno ecclesiale
che si concluderà domenica 11 con la visita ad Ancona di Benedetto XVI. Ma cosa significa
per la Chiesa italiana celebrare un Congresso eucaristico? Fabio Colagrande
lo ha chiesto a mons. Adriano Caprioli, vescovo di Reggio-Emilia e Guastalla
e presidente del Comitato per i Congressi Eucaristici nazionali.
R. - Innanzitutto
c’è un significato storico, perché i Congressi eucaristici nazionali hanno una storia
lunga 120 anni - il primo fu a Napoli nel 1891 -; dire però “significato storico”
non vuol dire semplicemente far richiamo ad un evento straordinario che riguarda solo
il passato. Il Congresso eucaristico mette al centro l’Eucarestia del Signore risorto,
che è l’evento che interpella la Chiesa in ogni epoca, anche quando non c’erano ancora
questi congressi. Il Congresso, evidentemente, vuole prendere coscienza dell’importanza
di un evento come l’Eucarestia che fa la Chiesa.
D. - Perché ad Ancona,
per scandire la settimana del Congresso eucaristico, sono stati scelti cinque ambiti
dell’esistenza elaborati al raduno ecclesiale nazionale di Verona nel 2006?
R.
- Un Congresso eucaristico - e soprattutto questo di Ancona - non è separabile dagli
altri momenti della vita delle Chiese in Italia. Da una parte integra il precedente
Congresso eucaristico di Bari, che aveva come tema centrale la Domenica, senza la
quale non possiamo vivere, come dicevano appunto i primi cristiani. Però anche l’intera
vita quotidiana dev’essere presa in considerazione alla luce dell’Eucarestia, non
soltanto il giorno festivo, perché “vita quotidiana” non vuol dire vita banale ma
vita nella sua concretezza, che chiede di essere rispettata ed amata, essendo il luogo
della testimonianza della parola e del pane spezzato, che nasce appunto dalla celebrazione
domenicale. Si continua poi a Verona, dove la Chiesa e le Chiese in Italia hanno maturato
la coscienza di essere Chiese testimoni del Risorto negli ambiti della vita quotidiana.
D.
- Che valore assume la presenza del Papa per la chiusura del Congresso eucaristico
di Ancona?
R. - Le Chiese in Italia, le Chiese particolari che si riuniscono
attorno all’Eucarestia, non possono non fare riferimento a colui che presiede, nella
carità, la comunione di tutte le Chiese. C’è poi anche un legame importante a proposito
del tema del Congresso, perché il tema dell’Eucarestia - Gesù, Parola e Pane di vita
per la vita quotidiana - è molto caro a Papa Benedetto XVI: al termine del Sinodo
dedicato all’Eucarestia e alla Chiesa, nella lettera post-sinodale “Sacramentum Caritatis”,
sia al numero 71 che al 77 il Papa sottolinea l’importanza dell’Eucarestia per la
vita quotidiana. E’ importante perché dice appunto che è giorno dopo giorno che l’Eucarestia
trasfigura l’uomo chiamato ad essere immagine del Figlio di Dio. E dice ancora, più
fortemente, al numero 77: “I fedeli cristiani hanno bisogno di una più profonda comprensione
delle relazioni tra l’Eucarestia e la vita quotidiana”. (vv)