Australia: la Chiesa chiede una soluzione alla questione dei richiedenti asilo malesi
Cercare insieme, Chiesa e Stato, una soluzione appropriata alla questione dei richiedenti
asilo. È l’invito lanciato dalla Conferenza episcopale australiana (Acbc) in una nota
diffusa nei giorni scorsi. L’appello dei vescovi arriva in seguito alla decisione
della Corte Suprema di dichiarare illegale l’accordo concluso a luglio tra Canberra
e Kuala Limpur. Secondo l’intesa raggiunta, 800 richiedenti asilo sbarcati in Australia
sarebbero dovuti tornare in Malesia, in cambio di 4mila migranti, il cui status di
rifugiato era già stato riconosciuto. Ma per la Corte Suprema ciò avrebbe violato
il diritto internazionale in quanto non avrebbe potuto garantire i diritti dei profughi
mandati in Malesia, Paese che non ha firmato la convenzione Onu sui rifugiati. “Si
spera – si legge nella nota dell’Acbc, a firma di mons. Gerard Hanna, rappresentante
episcopale per i Migranti e i rifugiati – che questa decisione della Corte Suprema
non sfoci in una mera questione politica, ma piuttosto conduca alla determinazione
di trovare una soluzione giusta e ragionevole per i richiedenti asilo”. D’altronde,
continua mons. Hanna, “è responsabilità di tutte le nazioni civili continuare a gestire
le richieste dei migranti che sbarcano nei loro territori”. Per questo, ribadisce
il presule, “ora non è il momento di celebrare o di recriminare, ma di lavorare tutti
insieme, alla ricerca della soluzione migliore per i richiedenti asilo. La Chiesa
cattolica è pronta a collaborare con il governo e con tutte le persone di buona volontà.
In nome del bene comune di tutta l’umanità – conclude la nota – la Chiesa cattolica
incoraggia l’Australia ad accogliere 4mila rifugiati nei prossimi quattro anni. La
Malesia attualmente ne ospita 94mila; il nostro Paese deve continuare a prendersi
parte di questa responsabilità che è un fenomeno globale”. (I.P.)