Un vescovo in missione in Corea del Nord: “Vogliamo riaprire una strada di dialogo
e di pace”
Mons. Iginus Kim Hee-jong, arcivescovo di Kwanju, si recherà in Corea del Nord il
21 settembre prossimo, a capo di una delegazione di sette leader religiosi, membri
della “Koeran Conference of Religions for Peace” (KCRP), di cui l’arcivescovo è presidente.
La visita, spiega mons. Kim Hee-jong in un colloquio con l’Agenzia Fides, intende
“riaprire una strada di dialogo e di pace, una relazione che tutti auspichiamo, al
Nord come nel Sud”, in una fase molto difficile nei rapporti bilaterali fra i due
Paesi, in cui “tutti i canali sono chiusi”. Le relazioni, infatti sono ai minimi storici
da circa un anno, dopo l’incidente della corvetta sudcoreana Cheonan (affondata da
un siluro nordcoreano nell’aprile 2010), episodio che ha generato la crisi politica
e militare e il successivo bombardamento nordocoreano dell’isola di Yeonpyeong (novembre
2010). L’arcivescovo, che è anche presidente della Commissione per il Dialogo Interreligioso
in seno alla Conferenza Episcopale della Corea, si dice “pieno di speranza per l’imminente
viaggio”, che rivede un vescovo mettere piede in suolo nordcoreano “dopo oltre 5 anni”.
“Come leader religiosi della Corea – nota l’arcivescovo – siamo convinti di dover
avere un ruolo nel cercare di costruire il dialogo e la pace con i nostri fratelli
del Nord. Cercheremo di rinnovare le relazioni con il Nord: la visita avrà soprattutto
lo scopo di fornire un appoggio umano e far sentire la nostra vicinanza alla popolazione
nordocoreana”. Mons. Iginus prosegue: “E’ un segno molto positivo: le autorità politiche
del Nord ci hanno invitato e il governo del Sud ha dato il suo benestare. Incontreremo
leader politici e autorità civili. Auspichiamo che questa visita possa aiutare a riaprire
un dialogo ufficiale fra i due Paesi”. “Il mese scorso un gruppo di cooperanti – nota
– ha visitato la Nordcorea, portando aiuti umanitari, medicine e generi alimentari.
Vi sono segnali di apertura. Anche la Corea del Nord ha bisogno di una relazione.
Sappiamo bene che possiamo essere esposti al rischio di strumentalizzazioni, ma l’importante
oggi è contribuire a riaprire un canale”. Secondo fonti di Fides, Pyongyang, pur penalizzando
fortemente la libertà religiosa nella nazione, intende utilizzare il canale del dialogo
con i leader religiosi per ottenere nuovi aiuti finanziari. Domani, 3 settembre, una
delegazione buddista di 37 persone, fra religiosi e civili, inizierà una visita di
cinque giorni al Nord, partecipando ad una celebrazione buddista. Il viaggio è stato
approvato dal Ministero per l’Unificazione di Seul. Nei mesi scorsi il governo di
Seul ha autorizzato lo sblocco di aiuti umanitari preparati da organizzazioni caritative
sudcoreane che, nonostante la crisi politica fra i due paesi, possono raggiungere
la popolazione malnutrita del Nord. Una coalizione di 54 organizzazioni non governative
chiede di tenere aperto un “corridoio umanitario permanente.