A Parigi Conferenza internazionale sulla Libia. In un messaggio audio Gheddafi esorta
i suoi a combattere
Si è aperta in queste ore a Parigi la conferenza internazionale sulla Libia: obiettivo
offrire sostegno economico e finanziario al Paese. Per ora l’Ue ha deciso lo sblocco
delle sanzioni per 28 società libiche, mentre il segretario dell’Onu Ban Ki moon ha
chiesto l’invio immediato di una missione a Tripoli. Dal segretario di Stato Usa Clinton
il monito ai ribelli a vigilare su possibili derive estremiste. Sul terreno il Cnt,
ha prorogato di una settimana l'ultimatum a Sirte, città natale di Gheddafi. Ma sulla
sorte del Colonnello è ancora giallo, anche se in un messaggio audio è tornato a parlare
al popolo. Di poco fa la notizia secondo cui l’ex premier del regime Al Mahmoudi ora
è passato dalla parte degli insorti. Il servizio di Cecilia Seppia
Dunque,
anche la Russia ha deciso di riconoscere ufficialmente il Consiglio Nazionale Transitorio.
Ad annunciarlo il ministero degli Esteri di Mosca, esprimendo l'auspicio che vengano
mantenuti in vigore gli accordi bilaterali conclusi in precedenza. Questa apertura
di Mosca quanto influirà sulla mappa diplomatica che si sta costituendo intorno alla
“nuova” Libia? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Fulvio Scaglione,
vice-direttore di Famiglia Cristiana:
R. – Io credo
che intanto la mossa di Mosca appartenga alla logica della realpolitik: ora che Gheddafi
è andato, finito, il suo regime travolto, nessuno vuole restare completamente escluso
dal fronte libico. Quanto poi questo sia una reale adesione alla realtà della Libia
o semplicemente il tentativo strumentale di non rimanere tagliato fuori rispetto a
quelli che certamente saranno i desideri di altri Paesi - gli Stati Uniti, la Francia,
la Gran Bretagna, che sono intervenuti e che hanno combattuto; l’Italia che è vicina
e che con la Libia aveva e ha interessi storici - questo poi è tutto da vedere.
D.
– E’ possibile che Mosca si trascini anche la Cina in questo riconoscimento?
R.
– Io credo che il riconoscimento avverrà, perché semplicemente il cambio di regime
è avvenuto, dopodiché il riconoscimento è un passo certamente importante dal punto
di vista diplomatico ma che non lega le mani a nessuno. Non dimentichiamo che sia
la Russia sia la Cina hanno forti interessi collegati alla Libia, chiunque governi
in Libia: la Russia perché è un protagonista del mercato internazionale del petrolio
e quindi vuole essere presente laddove si decidono le sorti di Paesi che a loro volta
possono influire sull’andamento di quel mercato; la Cina perché intanto si è molto
infiltrata economicamente e politicamente in Africa e poi perché sappiamo che uno
dei problemi della Cina è quello dell’approvvigionamento energetico della sua colossale
macchina industriale. Se la Cina consumasse solo il proprio petrolio in pochi anni
l’avrebbe finito. Da qui i collegamenti anche con l’Iran, per esempio, cioè con i
Paesi che possono fornire petrolio e risorse energetiche. La Libia è sicuramente un
Paese importante da questo punto di vista e sicuramente i cinesi non vorranno rimanere
completamente tagliati fuori.
D. - Certo è, a questo punto, che Mosca
ha con la Siria un atteggiamento differente. Possiamo prevedere un cambio di rotta
anche su questo fronte?
R. – Non finché Assad in qualche modo si regge
al potere. Se Assad cadesse si aprono scenari totalmente differenti, ma è chiaro che
a quel punto Mosca si adeguerebbe, questo è nella logica dei movimenti delle grandi
potenze. (bf)