Nigeria: per l'arcivescovo di Jos le cause delle violenze non sono religiose
“Il ciclo di violenze con conseguenti omicidi, massacri e distruzione dei mezzi di
sussistenza frutto del duro lavoro della popolazione di Jos e dintorni è, a dir poco,
estremamente preoccupante, e infligge un grande dolore e pure un terribile imbarazzo
a tutte le persone di buona volontà”: lo afferma mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo
di Jos, in una dichiarazione inviata all’agenzia Fides, rilasciata all’indomani di
un nuovo scontro tra cristiani e musulmani che ha provocato la morte di 13 persone.
“Non uccidere è un comandamento valido sia nel cristianesimo sia nell’Islam” ricorda
mons. Kaigama che invoca il dialogo come “la soluzione migliore a prescindere dal
livello di scontro o di provocazione. Coltelli, archi e frecce, fucili, esplosivi
e bombe non porteranno la soluzione desiderata, anzi, hanno solo accresciuto l'odio
reciproco che culmina in una sciagurata raccolta di morti e di miserie”. L’arcivescovo
di Jos contesta l’interpretazione semplificatoria dei contrasti religiosi come unica
origine delle violenze. “Invece di addurre i contrasti religiosi come unica causa
dei continui attacchi, le autorità competenti devono adoperarsi per individuare le
radici profonde del caos, per essere affrontate definitivamente con decisione” scrive
mons. Kaigama. “Facciamo appello a tutti gli uomini e le donne di buona volontà affinchè
preghino, esortiamo le autorità competenti ad intervenire con decisione per porre
fine a questa situazione, per risparmiarci ulteriori imbarazzi nazionali e internazionali
e soprattutto per salvare vite preziose e proprietà ottenute a prezzo di un duro lavoro”
continua il messaggio. Jos, capitale dello Stato di Plateau, era fino a qualche tempo
fa, un luogo di villeggiatura frequentato da persone provenienti da tutta la Nigeria.
Mons. Kaigama auspica dunque di “ristabilire la giustizia in onore dei morti e di
creare un ambiente favorevole per chi vuole investire nello Stato di Plateau o venire
a godere della nostra ‘casa della pace’, senza timore di essere aggrediti o molestati.
In verità, nessun nigeriano di buona volontà è orgoglioso della situazione nella quale
vive attualmente il Paese. Confidiamo in Dio e crediamo che Lui possa ristabilire
la pace in modo permanente, ma tutti noi vogliamo fare la nostra parte per essere
operatori di pace e di una positiva trasformazione sociale” conclude il messaggio.
(R.P.)