India: la Corte Suprema chiede un nuovo rapporto sulle violenze anti-cristiane in
Orissa
La giustizia per i cristiani dell’Orissa colpiti dalle violenze è ancora lontana,
nonostante timidi passi avanti. La Corte Suprema ha chiesto ufficialmente alla Commissione
nazionale per i Diritti umani di presentare entro sei mesi un nuovo rapporto sulla
situazione e sul reinserimento dei profughi dell’Orissa, specificamente nel distretto
di Kandhamal, teatro nel 2008 delle violenze anticristiane e dei saccheggi. L’ordinanza
della Corte segue un ricorso presentato dalla Chiesa cattolica in Orissa che segnalava
molte lacune, la violazione dei diritti dei cittadini cristiani, risarcimenti inadeguati
concessi a quanti hanno subito la perdita di case e proprietà. La Corte Suprema si
è detta “insoddisfatta” della risposta del governo locale, affermando che intende
indagare ulteriormente sui presunti malfunzionamenti dei programmi di ricostruzione
e riabilitazione degli sfollati, riesaminando la materia fra sei mesi. La Corte ha
inoltre censurato il governo dell’Orissa per i ritardi nel pagare i risarcimenti alle
vittime. “Il governo ha fallito miseramente in tutte le attività di riabilitazione”
afferma il ricorso firmato da mons. John Barwa, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar,
che chiede una nuova indagine indipendente e domanda alla Corte Suprema di quantificare
i danni subiti dai cristiani. Il ricorso della Chiesa cita, fra l’altro, 230 fra chiese
e cappelle danneggiate o demolite. L’ondata di violenza fece 100 morti e colpì 54mila
persone in 415 villaggi, costrette alla fuga e allo sfollamento. Secondo dati forniti
all’agenzia Fides dalla Chiesa locale, vi furono almeno 6.000 casi di abitazioni bruciate
e devastate. Sui 3.232 casi di violenza denunciati alla polizia (circa la metà, dato
il clima intimidatorio persistente) la polizia ne ha registrati ufficialmente 828.
Di questi 828 casi, solo 327 sono finiti con un processo in tribunale a carico di
749 persone arrestate. I tribunali di primo grado ne hanno già assolte 639 e solo
19 processi per omicidio si sono conclusi con una condanna. Ben 1.597 militanti sono
stati identificati e poi scagionati, mentre altre migliaia di aggressori non sono
stati nemmeno contattati dalla polizia. In un colloquio con l’agenzia Fides, padre
Dibakar Parichha, prete e avvocato della diocesi di Cuttack-Bhubaneswar che sta seguendo
direttamente i processi, nota che la risposta del governo e dei tribunali nei confronti
della comunità cristiana dell’Orissa, colpita dai massacri del 2008, è “troppo debole:
troppi colpevoli sono a piede libero, troppi delitti, come omicidi e stupri, restano
ancora impuniti”. I cristiani, riferisce, “sono sfiduciati e si sentono abbandonati
dalle istituzioni: urge che il sistema giudiziario, a livello federale, ne garantisca
e tuteli i diritti”. (R.P.)