Il Festival del cinema di Venezia cerca l'equilibrio tra arte e spettacolo
Si inaugura questa sera alle ore 19 al Lido, nella Sala Grande restaurata e portata
all’originale decoro degli anni ’30, la 68.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia diretta da Marco Müller. Dopo la cerimonia, nel corso della quale il presidente
della Biennale Paolo Baratta darà il via al festival e presenterà la Giuria Internazionale,
sarà proiettato l’atteso film di George Clooney “Le Idi di Marzo”, che lo vede impegnato
anche come regista. Il servizio è di Luca Pellegrini:
Solite parole
e polemiche sui lavori iniziati e sospesi – la terribile buca davanti al Casinò dove
doveva sorgere il nuovo Palazzo del Cinema che forse mai sorgerà - le sale che mancano,
i costi che lievitano, i giovani che dilapidano una fortuna al Lido per seguire il
cinema, le star che forse arrivano e gli italiani che sperano nel Leone: Venezia è
una Mostra del cinema ma deve patteggiare ogni anno con il glamour del cinema, ossia
trovare un punto di equilibrio tra arte e spettacolo, tra qualità e commercio. Per
questa edizione, la soluzione si è tentata aumentando a dismisura il numero delle
pellicole: tante, troppe, di tutti i generi, disseminate nelle diverse sezioni. Non
mancano però nomi e titoli di grande interesse e veterani in concorso: il russo Sokurov
che porta a compimento la sua tetralogia sul potere, l’italiano Crialese che filosofeggia
sul problema dell’immigrazione (tema affrontato seriamente da molti film, quest’anno,
anche nella Settimana della Critica e nelle Giornate degli autori, senza dimenticare
il grande Ermanno Olmi e il suo “Villaggio di cartone”, fuori concorso), qualche occhiata
attenta e curiosa al cinema cinese e giapponese, l’iraniana Marjane Satrapi per una
profondissima storia ambientata a Teheran nel 1958 e molti americani: Friedkin, maestro
della paura, Solondz, maestro dello scandalo, Cronenberg dell’immaginario, Ferrara
della visione - il suo film è sull’apocalisse - e George Clooney, maestro nel descrivere
scenari difficili di storia contemporanea. A lui spetta l’onore dell’apertura della
Mostra, questa sera, nella rinnovata Sala Grande, con “Le Idi di Marzo”, di cui è
regista e interprete. Storia politica per eccellenza, girata con grande e parsimonioso
uso dello spazio e della parola. In Ohio, durante le primarie per la presidenza del
Partito Democratico, ideali e sporchi affari: si apre la tenda sulla corruzione e
gli inganni che seguono di pari passo le vicende di ogni politico, in ogni parte del
mondo. Clooney è il candidato, e dietro i suoi comizi si nasconde il peggio, che non
troverà luce; ai bordi della sua carriera chi lavora per la sua corsa, il responsabile
della comunicazione, Ryan Gosling attore di eccelse qualità, che evita trappole e
non rifiuta il ricatto, candidandosi un domani per analoghe, sporche peripezie di
carriera. Un film che alla proiezione per la stampa ha ricevuto ampli applausi, che
si segue con attenzione e quel minimo di apprensione, pensando alla precarietà degli
esseri umani che ci governano e a quanto la responsabilità politica dovrebbe avere
come inseparabili compagne quotidiane le virtù morali della giustizia, della purezza,
dell’onestà, della temperanza. Clooney sembra dirci: queste sono belle parole, questo
rimane un ideale irraggiungibile. Nulla di più contemporaneo. La Mostra, così, si
inaugura bene.