2011-08-31 12:36:32

Apolidi, 12 milioni di persone senza cittadinanza e senza diritti: campagna dell'Acnur


Sono 12 milioni le persone che in tutto il mondo ancora oggi nessuno Stato riconosce come propri cittadini. Sono apolidi, senza nazionalità, a cui spesso vengono negati diritti fondamentali come l’educazione, l’assistenza sanitaria e l’accesso al lavoro. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha per questo lanciato una campagna per la riduzione degli apolidi in tutto il mondo con lo scopo di far luce su un tema ancora poco conosciuto. Camilla Spinelli ne ha parlato con Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Ato Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:RealAudioMP3

R. – Le cause dell’apolidia si rintracciano nell’ambito delle composizioni degli Stati: uno dei motivi è la dissoluzione degli Stati, ma anche quando si formano nuovi Stati ci sono situazioni di persone che non appartengono più al Paese di cui avevano i documenti e non hanno acquisito i nuovi documenti. Tutto il mondo ha accolto con favore la nascita del Sud Sudan, ma non va dimenticato che ci sono milioni di sudanesi del sud che risiedono nel nord e, dunque, è importante che questo nuovo Stato concordi con quello del nord delle norme specifiche relative alla cittadinanza.

D. – Quali sono le aree del mondo più colpite da questo problema?

R. – Sicuramente il sud-est asiatico, le repubbliche centroasiatiche dell’ex blocco sovietico; ma anche popolazioni della ex Jugoslavia. Ci sono poi anche i rom, che sono anche in Italia…

D. – Quali sono le conseguenze?

R. – Le conseguenze sono pesantissime per gli individui: non possono avere il diritto alla proprietà; aprire un conto corrente bancario; non possono sposarsi legalmente; non possono registrare la nascita di un figlio. Peraltro l’apolidia è anche un fenomeno che si autoriproduce: se nasce un bambino figlio di apolidi, questo bambino sarà apolide. Ci sono poi situazioni in cui queste persone senza documenti vengono anche tenute in detenzione, perché non possono provare né chi sono né da dove vengono. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati vuole quindi portare fuori dal sommerso i casi di apolidia nell’ottica di incoraggiare gli Stati a includere queste persone, concedendo loro la cittadinanza.

D. – Perché in molti Paesi un problema così grave non è considerata una priorità?

R. – Perché queste persone non sono chiaramente dei soggetti politici, dei soggetti che hanno un peso nella politica: non avendo diritto di voto, non condizionano neanche le scelte politiche. (mg)







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