Apolidi, 12 milioni di persone senza cittadinanza e senza diritti: campagna dell'Acnur
Sono 12 milioni le persone che in tutto il mondo ancora oggi nessuno Stato riconosce
come propri cittadini. Sono apolidi, senza nazionalità, a cui spesso vengono negati
diritti fondamentali come l’educazione, l’assistenza sanitaria e l’accesso al lavoro.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha per questo lanciato una
campagna per la riduzione degli apolidi in tutto il mondo con lo scopo di far luce
su un tema ancora poco conosciuto. Camilla Spinelli ne ha parlato con Laura
Boldrini, portavoce dell’Unhcr, l’Ato Commissariato delle Nazioni Unite per i
Rifugiati:
R. – Le cause
dell’apolidia si rintracciano nell’ambito delle composizioni degli Stati: uno dei
motivi è la dissoluzione degli Stati, ma anche quando si formano nuovi Stati ci sono
situazioni di persone che non appartengono più al Paese di cui avevano i documenti
e non hanno acquisito i nuovi documenti. Tutto il mondo ha accolto con favore la nascita
del Sud Sudan, ma non va dimenticato che ci sono milioni di sudanesi del sud che risiedono
nel nord e, dunque, è importante che questo nuovo Stato concordi con quello del nord
delle norme specifiche relative alla cittadinanza.
D. – Quali sono
le aree del mondo più colpite da questo problema?
R. – Sicuramente il
sud-est asiatico, le repubbliche centroasiatiche dell’ex blocco sovietico; ma anche
popolazioni della ex Jugoslavia. Ci sono poi anche i rom, che sono anche in Italia…
D.
– Quali sono le conseguenze?
R. – Le conseguenze sono pesantissime per
gli individui: non possono avere il diritto alla proprietà; aprire un conto corrente
bancario; non possono sposarsi legalmente; non possono registrare la nascita di un
figlio. Peraltro l’apolidia è anche un fenomeno che si autoriproduce: se nasce un
bambino figlio di apolidi, questo bambino sarà apolide. Ci sono poi situazioni in
cui queste persone senza documenti vengono anche tenute in detenzione, perché non
possono provare né chi sono né da dove vengono. L’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati vuole quindi portare fuori dal sommerso i casi di apolidia nell’ottica
di incoraggiare gli Stati a includere queste persone, concedendo loro la cittadinanza.
D. – Perché in molti Paesi un problema così grave non è considerata
una priorità?
R. – Perché queste persone non sono chiaramente dei soggetti
politici, dei soggetti che hanno un peso nella politica: non avendo diritto di voto,
non condizionano neanche le scelte politiche. (mg)