Russia, la crisi economica "morde" la società. Il ruolo di cattolici e ortodossi
La crisi economica mondiale ha lasciato la sua impronta di precarietà e di pessimismo
anche sulla Russia. Settori vitali, come quello dell'edilizia, o come quello delle
banche, sono stati travolti dall'instabilità con conseguenze drammatiche per molte
persone. Luca Collodi ne ha parlato con Giovanna Parravicini, ricercatrice
della Fondazione Russia Cristiana e direttore dell’edizione russa della rivista “La
Nuova Europa”:
R. – Certamente,
la crisi si è fatta sentire moltissimo anche in Russia. Ad esempio, circa un anno
fa i due settori che sono stati più colpiti sono stati il settore dell’edilizia –
erano stati fatti grandissimi investimenti nel campo dell’edilizia, a Mosca, e si
sono fermati totalmente – e poi c’è stato un fallimento di massa delle banche con
conseguenti licenziamenti. Ma ancora una volta, quello che sarebbe stata una catastrofe
per la nostra mentalità occidentale, cioè l’essere licenziati e perdere il posto da
un giorno all’altro, da un certo punto di vista per i russi non è così sconvolgente…
Quindi, direi che da un lato la crisi si sente, certo, e drammaticamente. Dall’altro,
forse, certi effetti sono più smussati dal fatto che la Russia è una grande proprietaria
di materie prime, e a tutt’oggi la Russia vive non producendo, ma vendendo le proprie
materie prime.
D. – Come immaginano i russi il futuro del loro Paese?
R.
– Io vedo un pessimismo sempre maggiore diffondersi tra la gente. Certamente, all’epoca
di Eltsin si era legata una grande aspettativa, quando per qualche anno era sembrato
veramente che la Russia – che la gente, che il popolo russo – avrebbe potuto determinarsi.
Invece, si è poi creata un’oligarchia sempre più stretta… Resiste forse una speranza,
e questa è legata ad una frangia di cristiani, di credenti, di intellettuali, che
non si danno per vinti e che cercano di lavorare per creare una nuova società.
D.
– Guardando a questa situazione, cattolici e ortodossi possono aiutarsi ad una unità
maggiore?
R. – Io credo di sì, e credo che questo sia un periodo veramente
felice dal punto di vista della possibilità di una collaborazione. Credo che la Chiesa
ortodossa – sia nei suoi vertici ufficiali, sia nelle varie realtà di parrocchia,
di comunità, di piccoli movimenti ecclesiali che stanno sorgendo – veda la possibilità
di un dialogo, di una cooperazione con il mondo cattolico come l’unica possibilità
di uscire dall’impasse. Cioè, soltanto attraverso la collaborazione si potrà
essere testimoni credibili al mondo. E quindi, oggi noi vediamo il pullulare di progetti
di scuole ortodosse, ad esempio, che chiedono l’aiuto di insegnanti cattolici per
comprendere meglio il metodo educativo. Ci sono rapporti tra le Università cattoliche
in Italia e Università ortodosse in Russia. Esistono progetti editoriali comuni, con
i libri di Papa Benedetto XVI che suscitano un grande interesse tra i lettori russi…
Quindi, ci sono veramente molti presupposti che fanno pensare a un dialogo di fatto,
ad un ecumenismo non di facciata ma a un reale lavoro di testimonianza cristiana.
(gf)