Pakistan: a Rawalpindi un 13.enne cristiano rapito durante la Messa
Un 13enne cristiano del distretto di Chak Layyah, provincia del Punjab, è scomparso
domenica scorsa. Il sospetto è che sia stato rapito, mentre ascoltava la messa nella
locale Chiesa cattolica di Rawalpindi. Un sacerdote ha denunciato alla polizia la
sparizione, ma finora gli agenti non hanno trovato alcuna traccia che possa ricondurre
al giovane. Sharoon Daniel, 13 anni, viveva da sei mesi con la sorella accanto all’ospedale
della Sacra famiglia a Rawalpindi. Domenica scorsa il giovane – come d’abitudine –
è andato nella locale chiesa cattolica per partecipare alla messa insieme alla famiglia.
Il padre Daniel John racconta all'agenzia AsiaNews che “mio figlio è venuto in chiesa
con noi, ma al termine della cerimonia era sparito. Lo abbiamo cercato dappertutto
– aggiunge – ma nemmeno le guardie preposte alla sicurezza lo hanno visto o hanno
notato persone sospette aggirarsi nella zona”. Padre Anwar Pastras, sacerdote della
diocesi di Rawalpindi, condanna il rapimento di Sharoon, che definisce “un fatto molto
strano” perché “abbiamo installato telecamere a circuito chiuso” lungo il perimetro
dell’edificio e “abbiamo visto il ragazzo entrare, ma non lo si vede uscire”. La famiglia
è sotto shock e teme per la sua sorte; i genitori hanno chiesto di pregare, perché
possa tornare a casa sano e salvo. Il fenomeno dei sequestri di ragazzi e ragazze
cristiane non è un fatto isolato: solo nel marzo 2010 sono spariti 12 bambini dalle
chiese del distretto di Kohat e nella provincia di Khyber PukhtunKhawa. A Faisalabad,
invece, una donna di 64 anni è stata aggredita da un gruppo di studenti di una scuola
religiosa islamica, perché organizzava riunioni di preghiera in un quartiere a maggioranza
musulmana. Pur condannando l’episodio di intolleranza, padre Javed Masih della diocesi
di Faisalabad sottolinea che “i gruppi protestanti si creano problemi da soli, facendo
nascere chiese domestiche come funghi nelle zone a maggioranza musulmana”. Il sacerdote
aggiunge che “la famiglia della donna ha abbandonato la città perché oggetto di minacce
di morte”. (R.P.)