Pakistan: per la prima volta, quattro seggi al Senato alle minoranze religiose
Il Senato del Pakistan riserverà quattro seggi alle minoranze religiose. Nello specifico,
verrà assegnato un posto a un rappresentante di ognuna delle quattro province in cui
è suddiviso il Paese: Punjab, dove è presente il maggior numero di cristiani, Sindh,
Baluchistan e Khyber Pakhtunkhwa. Per la prima volta nella storia della nazione, quindi,
i non musulmani saranno rappresentanti all’interno della Camera alta del Parlamento.
La legge - riferisce l'agenzia AsiaNews - varrà fin dalla prossima elezione dei senatori,
in programma nel marzo 2012. Per 38 anni le minoranze non hanno goduto di rappresentatività,
ma la situazione cambierà grazie all’entrata in vigore della legge del 2010 sul 18mo
Emendamento della Costituzione, voluto con forza dai non musulmani e con il sostegno
di un ampio fronte all’interno del Partito popolare pakistano (Ppp), di maggioranza
relativa nel Paese. Finora i seggi erano appannaggio di esperti di legge islamica,
donne e tecnocrati. Anjum James Paul, professore cristiano e presidente di Pakistan
Minorities Teachers' Association (Pmta), ha inviato una lettera al presidente Asif
Ali Zardari manifestando “gratitudine e ringraziamento” per la firma della legge.
L’attivista e direttore dell’organizzazione Shadow ricorda inoltre “i nostri martiri”
Benazhir Bhutto (ex premier e moglie di Zardari, assassinata nel 2007) e Shahbaz Bhatti,
il ministro cattolico per le Minoranze, che “hanno sempre sostenuto la causa delle
comunità emarginate” e “hanno dato la vita” per loro. “Onoriamo la memoria dei nostri
martiri – aggiunge Anjum James Paul – e ringraziamo il governo guidato dal Ppp per
aver, in qualche modo, sanato le ferite delle minoranze religiose”. A conclusione
della lettera egli ricorda “l’umile richiesta” di aumentare “i seggi delle minoranze
all’Assemblea nazionale” e di “abolire tutte le leggi e gli articoli che discriminano
le minoranze”, fra cui la famigerata legge sulla blasfemia, perché “tutti i cittadini
possano godere di pari diritti e contribuire alla gloria della nazione”. (R.P.)