Il Nepal ha un nuovo premier: il maoista Bhattarai
Il Nepal ha un nuovo premier, si tratta del maoista Baburam Bhattarai, 57 anni e già
responsabile del Ministero delle Finanze. La sua elezione è avvenuta con una ampia
maggioranza parlamentare ed ha ottenuto il gradimento anche del presidente della federazione
delle Camere di Commercio, espressione degli industriali nepalesi. Bhattarai è dunque
il quarto presidente del consiglio dalla nascita della Repubblica del Nepal nel 2008.
Nonostante sia considerato l’ideologo del partito maoista nepalese il nuovo premier
non ha mai contrastato un modello di sviluppo simile alle economie di mercato occidentali.
Sulla particolare posizione politica del nuovo capo dell’esecutivo di Khatmandu Stefano
Leszczynski ha intervistato Simona Lanzoni, direttore dei progetti dell’ong
Pangea-onlus ed esperta dell’area.
R. - E’ una
particolarità, però se noi leggiamo tutto il movimento maoista come un movimento in
realtà di rinnovamento rispetto alla vecchia monarchia estremamente corrotta, anche
dal punto di vista morale, dietro lo spauracchio del maoismo si nascondeva la voglia
del riscatto della popolazione nepalese rispetto alla monarchia e Bhattarai ne è l’esempio:
in realtà non è contro gli imprenditori, non è per un maoismo alla Mao!
D.
– Il Nepal è diventato repubblica nel 2008, la storia precedente di questo Paese è
fatta di una sanguinosissima guerra civile. Oggi possiamo dire che il Nepal è un Paese
riconciliato?
R. – Ci vuole ancora molto proprio perché oltre la monarchia
ci sono le caste aristocratiche, le caste militari, che continuano ad avere in mano
il potere economico e continuano a fare la parte del leone. Il Nepal continua a vivere
grandi problematiche proprio perché è un Paese che ha pochissime risorse economiche
e si trova schiacciato tra due giganti come la Cina e l’India. Quindi il lavoro da
fare di riconciliazione sociale è ancora moltissimo.
D. – Per quanto
riguarda la crescita economica il Nepal punta molto anche sul turismo oltre che sullo
sviluppo del settore privato. Quali sono ancora i principali problemi?
R.
– Innanzitutto il rifornimento elettrico, per esempio. Non dimentichiamoci che tutt’oggi
in Nepal ci sono lunghissimi periodi durante la giornata in cui non c’è l’elettricità.
Molto spesso, quando ci sono stati questi scontri civili, anche dopo la guerra, non
sono arrivati i rifornimenti alimentari nelle città principali dalle periferie. E’
chiaro che anche le risorse messe in campo dagli imprenditori sono poche e per questo
il Nepal è un paese molto povero che le organizzazioni internazionali supportano ancora
per oltre il 50 per cento dei loro servizi.
D. - L’impegno internazionale
è sufficiente per quanto riguarda questo Paese?
R. – Sicuramente l’impegno
internazionale dovrebbe essere ridistribuito in maniera diversa, questa sarebbe la
cosa importante, perché si sono creati punti di potere di arroccamento di alcune persone
chiave che fanno sì che i soldi vengano “drenati” in una certa maniera e non arrivano
realmente alla popolazione. (bf)