2011-08-29 17:08:29

Good-bye Irene...


RealAudioMP3 'Man mano che si sale di latitudine, per ragioni fisiche, la potenza di un uragano tende a diminuire. Ma se fossi stato Obama questo uragano mi avrebbe ugualmente preoccupato, anche perché siamo in una fase di grandi cambiamenti climatici, dovuta al riscaldamento degli oceani, che rende particolarmente pericolosi questi fenomeni'. Il climatologo dell'università di Firenze, Giampiero Maracchi, commenta il passaggio sull'East-Coast dell'uragano Irene, che ha causato fin'ora almeno 29 morti e danni per circa 7 miliardi di dollari ma è stato meno letale di quanto si temesse. 'Ci sono danni in zone costiere lontane da Manhattan, ma la Grande Mela, nel complesso, ha passato l'esame' racconta il corrispondente da New York de La Stampa, Maurizio Molinari. 'Nel New England le zone che destano maggiore preoccupazione, per il rischio di straripamento dei fiumi, restano Philadelphia, il New Jersey e il Vermont. Il motivo per cui Obama, ieri sera, ha detto che l'emergenza non è finita è soprattutto questo'. Secondo il prof. Maracchi il riscaldamento degli oceani è provato dall'indice di dissipazione dell'energia (PDI) degli uragani che è oggi quattro volte maggiore rispetto agli inizi degli anni Novanta. 'E come dimostrano il recente tifone che ha colpito le Filippine e le forti piogge che insistono da giorni sulla Nigeria, questi fenomeni, negli ultimi quindici anni, sono aumentati di frequenza e intensità'. Secondo Molinari 'la Grande Mela ha resistito all'impatto di Irene grazie alla pianificazione della città decisa dal sindaco Bloomberg, che è stata rispettata dai cittadini, e alla fantasia con cui i singoli si sono adattati alle circostanze. Ma mentre domenica mattina veniva giù un muro d'acqua la situazione avrebbe potuto degenerare in un attimo'. 'Il sindaco di NY e il presidente Obama, di fronte al preciso allarme inondazione legato all'arrivo di Irene, non potevano assumersi il rischio di sbagliare, per cui si sono preparati meticolosamente. Ma la mia impressione - aggiunge il corrispondente de La Stampa - è che, in quest'occasione, si siano applicati anche piani di reazione anti-terrorismo, perchè la reazione è stata troppo rapida e perfetta'. 'Mi ha colpito la disciplina dei cittadini di NY in questa circostanza' aggiunge infine Molinari. 'La più grande metropoli del pianeta ha agito in queste ore con grande senso di responsabilità e questo - secondo me - si spiega con la memoria dell'11 settembre di dieci anni fa'. (a cura di Fabio Colagrande)







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