'Man mano
che si sale di latitudine, per ragioni fisiche, la potenza di un uragano tende a diminuire.
Ma se fossi stato Obama questo uragano mi avrebbe ugualmente preoccupato, anche perché
siamo in una fase di grandi cambiamenti climatici, dovuta al riscaldamento degli oceani,
che rende particolarmente pericolosi questi fenomeni'. Il climatologo dell'università
di Firenze, Giampiero Maracchi, commenta il passaggio sull'East-Coast dell'uragano
Irene, che ha causato fin'ora almeno 29 morti e danni per circa 7 miliardi di dollari
ma è stato meno letale di quanto si temesse. 'Ci sono danni in zone costiere
lontane da Manhattan, ma la Grande Mela, nel complesso, ha passato l'esame' racconta
il corrispondente da New York de La Stampa, Maurizio Molinari. 'Nel New England
le zone che destano maggiore preoccupazione, per il rischio di straripamento dei fiumi,
restano Philadelphia, il New Jersey e il Vermont. Il motivo per cui Obama, ieri sera,
ha detto che l'emergenza non è finita è soprattutto questo'. Secondo il prof. Maracchi
il riscaldamento degli oceani è provato dall'indice di dissipazione dell'energia (PDI)
degli uragani che è oggi quattro volte maggiore rispetto agli inizi degli anni Novanta.
'E come dimostrano il recente tifone che ha colpito le Filippine e le forti piogge
che insistono da giorni sulla Nigeria, questi fenomeni, negli ultimi quindici anni,
sono aumentati di frequenza e intensità'. Secondo Molinari 'la Grande Mela ha resistito
all'impatto di Irene grazie alla pianificazione della città decisa dal sindaco Bloomberg,
che è stata rispettata dai cittadini, e alla fantasia con cui i singoli si sono adattati
alle circostanze. Ma mentre domenica mattina veniva giù un muro d'acqua la situazione
avrebbe potuto degenerare in un attimo'. 'Il sindaco di NY e il presidente Obama,
di fronte al preciso allarme inondazione legato all'arrivo di Irene, non potevano
assumersi il rischio di sbagliare, per cui si sono preparati meticolosamente. Ma la
mia impressione - aggiunge il corrispondente de La Stampa - è che, in quest'occasione,
si siano applicati anche piani di reazione anti-terrorismo, perchè la reazione è stata
troppo rapida e perfetta'. 'Mi ha colpito la disciplina dei cittadini di NY in questa
circostanza' aggiunge infine Molinari. 'La più grande metropoli del pianeta ha agito
in queste ore con grande senso di responsabilità e questo - secondo me - si spiega
con la memoria dell'11 settembre di dieci anni fa'. (a cura di Fabio Colagrande)