Protesta degli indigeni in Bolivia. L’arcivescovo di Cochabamba: rispettare i loro
diritti
"Per favore, mettiamoci seduti con sentimenti di speranza ed apriamo un dialogo per
trovare una via d’uscita al problema e una via di comunicazione che possa soddisfare
tutti": è l’appello lanciato dall’arcivescovo di Cochabamba, mons. Tito Solari Capellari,
di fronte alla protesta di diversi gruppi indigeni contro la costruzione di un’autostrada
che, secondo il progetto, attraverserà il “Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro
Secure” (TIPNIS), loro habitat. La riserva india Tipnis – riferisce la Fides - è infatti
minacciata dalla costruzione di questa arteria stradale che dal cuore della Bolivia
porterà le materie prime al confine con il Brasile, collegando il traffico delle merci
dal Pacifico all’Atlantico. Circa un anno fa le popolazioni indigene erano riuscite
ad ottenere la sospensione per un anno del progetto. Ora che è stato approvato il
primo tratto di strada e l’inizio dei lavori, gli indigeni stanno protestando pubblicamente.
Una prima marcia che ha raggiunto la capitale, La Paz, si è svolta il 2 agosto ed
ha visto riunite tre differenti tribù, tutte contrarie al tracciato che passerà attraverso
i territori da loro chiamati “la grande casa”: la nuova strada infatti si snoderà
dal municipio di Villa Tunari, nel Dipartimento di Cochabamba, fino a La Paz. Il 17
agosto almeno 500 attivisti indiani hanno iniziato una nuova dimostrazione per protestare
contro la costruzione di questa autostrada di 305 chilometri che attraverserà la foresta
pluviale amazzonica. I manifestanti si sono riuniti nella città di Trinidad per una
marcia di 600 chilometri, che dovrebbe culminare nella capitale boliviana, La Paz.
I manifestanti dicono che la nuova strada – che costerà 415 milioni di dollari - minaccia
un’area protetta ed inoltre contestano la violazione del loro diritto ad essere consultati.
“Questo problema, come tutti gli altri che abbiamo affrontato – afferma mons. Solari
- dovrà passare attraverso il dialogo, per questo incoraggiamo il dialogo e chiediamo
alle parti coinvolte di deporre atteggiamenti negativi per costruire una risposta
adeguata, e allo stesso tempo di rispettare i diritti, ascoltare le motivazioni e
garantire il bene comune di tutti”. Mons. Solari ha sottolineato che le parti in conflitto
dovrebbero leggere ciò che dice la Costituzione Politica dello Stato al riguardo:
“ci sono indigeni che hanno la loro voce, il loro territorio, un diritto riconosciuto
dalla Costituzione".