Fame nel Corno d'Africa. La Croce Rossa: nostri appelli inascoltati
Continua l’allarme per l’emergenza alimentare nel Corno d’Africa che colpisce oltre
12 milioni di persone e che finora ha provocato la morte di 30mila bambini. La Croce
Rossa italiana ha iniziato un’operazione umanitaria nel Turkana, regione a nord-ovest
del Kenya al confine con l’Etiopia e il Sud Sudan, una delle zone più colpite dalla
siccità. Per una testimonianza dal posto sentiamo, al microfono di Irene Pugliese,
Tommaso Della Longa, portavoce della Croce Rossa italiana:
R. – Il problema
più grave al momento è il problema sanitario e il problema alimentare legato alla
carestia e alla mancanza di pioggia negli ultimi 18 mesi. Quello che si deve immaginare
è una zona - dove mancano infrastrutture, dove non c’è comunicazione - abitata da
comunità di pastori nomadi che si muovono in gruppi per cercare acqua per i pochi
animali rimasti vivi e cibo per le proprie famiglie. Si deve pensare che in questa
zona si arriva al 40 per cento di malnutrizione e quindi le popolazioni sono gravemente
a rischio.
D. – Quanto l’afflusso di profughi che arrivano dalle altre
zone colpite dalla carestia pesa sull’aggravarsi dell’emergenza nel Paese e questo
comporta anche un rischio di diffusione di epidemie?
R. – Ovviamente
il Kenya, come l’Etiopia nell’altro confine con la Somalia, stanno pagando un prezzo
molto alto per i profughi che scappano dalla guerra. Per quanto riguarda la diffusione
di malattie, ovviamente questo rischio c’è, soprattutto nei grandi campi profughi.
E’ chiaro che in un momento in cui c’è bisogno di tutto, ci sarebbe bisogno anche
di un intervento concreto della comunità internazionale.
D. - Da molto
tempo voi avevate lanciato l’allarme sull’arrivo della siccità e l’emergenza-fame
che di conseguenza sarebbe scoppiata. Un intervento preventivo della comunità internazionale
poteva essere decisivo?
R. – Non decisivo, quantomeno sicuramente avrebbe
implementato e risposto ai bisogni quotidiani della gente prima di arrivare a questa
emergenza. Noi da ormai due anni e mezzo sapevamo dell’aggravarsi di questa situazione.
Purtroppo in questa occasione i nostri appelli sono rimasti inascoltati.
D.
- Che cosa bisogna fare per fronteggiare un’emergenza del genere?
R.
– Prima di tutto formazione e prevenzione. Quello che la Croce Rossa kenyota sta facendo
in questa zona oltre all’intervento di emergenza è insegnare alle popolazioni come
irrigare i campi, come coltivarli, scavare i pozzi e cercare l’acqua. Se tutto questo
fosse stato fatto negli anni precedenti, prima delle tre stagioni di pioggia perse,
magari non ci troveremmo in questa situazione. (bf)