Crisi internazionale e volontariato al Meeting di Rimini. Intervista con il cardinale
Sarah
La dimensione etica non è estranea alla dimensione di mercato. Con questa citazione
di Benedetto XVI il ministro dell’economia Giulio Tremonti – ospite al Meeting di
Comunione e Liberazione, che si chiude questo pomeriggio con 800mila presenze all’attivo
- ha terminato stamattina l’incontro sul destino per l’Europa in tempo di crisi. Il
servizio dell’inviata Antonella Palermo:
Preoccupazione
e solerzia hanno segnato il tono dell’atteso incontro sui temi delle politiche economiche
dell’Europa di fronte a una crisi globale. Ad aprire Mario Mauro, capogruppo Pdl al
Parlamento europeo, sgomento sull’approssimazione con cui si tratta il rapporto tra
potenzialità dell’Ue e suo potere effettivo. “Il problema cruciale è che l’Ue da sola
non basta – ha detto – c’è bisogno che ciascun cittadino senta propria la logica dell’interdipendenza”.
Quattro le azioni urgenti indicate da Gianni Pittella, vicepresidente del Parlamento
europeo, affinché l’Ue contribuisca al superamento della difficile congiuntura: non
solo sacrifici ma promuovere politiche di crescita (in particolare finanziando la
ricerca e la formazione dei giovani); costruire l’unione fiscale dell’Europa senza
la quale l’euro non regge; creare un’agenzia di rating indipendente in Europa; rafforzare
la vigilanza sui mercati finanziari. Tutto questo attraverso un Parlamento europeo
più robusto. Sulla necessità di salvare le banche che aiutano gli investimenti di
famiglie e indutrie e non quelle che alimentano speculazioni finanziarie è tornato
il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il quale ha rassicurato che non c’è ancora
il game over della crisi sebbene siano stati commessi errori pensando che si trattasse
solo di un ciclo. Sulla Grecia, Tremonti ha detto che la crisi è una crisi di sistema
ma appartiene al passato. Da sostenere con forza - dice - sono gli eurobond che consentono
di combinare il rigore dei bilanci nazionali e lo sviluppo del nostro continente.
L’invito finale è stato rilanciare quanto anche Benedetto XVI ha ripetuto a Madrid:
che la dimensione etica non è estranea alla dimensione di mercato”.
Al
Meeting di Rimini si è parlato anche di volontariato internazionale, considerando
che al mondo ci sono più di un miliardo di persone che fanno volontariato. Per spiegare
questi numeri Alberto Piatti, segretario generale della fondazione Avsi, ha rimesso
al centro il tema dell’edizione di quest’anno: la ricerca di certezza del cuore umano
in questo mondo nichilista. “Rifiutare il gesto - ha detto - significa rinunciare
a una nostra certezza”. Nel ricordare l’appuntamento di novembre con il Santo Padre,
in occasione della chiusura dell’Anno del volontariato voluto dall’Onu, il cardinale
Robert Sarah, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, ha sottolineato che
oggi il volontariato è “la linfa vitale dei programmi di sviluppo e della cooperazione
internazionale”. Al microfono di Antonella Palermo ha poi sottolineato la specificità
del volontario cristiano:
R. – Un cristiano
dovrebbe portare Gesù Cristo nella sua attività e se si propone come volontario questo
deve essere per lui un momento di testimonianza della sua fede, del suo rapporto con
Gesù Cristo perché porta l’amore agli altri, ma questo amore non viene da lui, viene
da Gesù Cristo: va ad aiutare gli altri ma va con Qualcuno che è dentro di lui, che
è Gesù Cristo. Il volontariato dovrebbe essere un momento di testimonianza, di fede,
e al tempo stesso un’esperienza della fede da vivere con altre persone che credono.
Penso che il volontariato sia un’attività laica, sociale, umanitaria, che diventa
anche momento di testimonianza e di fede.
D. – Quale deve essere la
testimonianza del volontario cristiano?
R. – Penso che ogni volontario
che parte a nome di una comunità ecclesiale, dovrebbe manifestare coerenza tra la
sua vita di cristiano e la sua attività. I cristiani devono mostrare che la Chiesa
è anche presente nei momenti difficili dell’uomo: quando c’è una catastrofe la Chiesa
è presente perché dove soffre l’uomo, Dio soffre con lui, e noi cristiani dobbiamo
mostrare che portiamo Dio che soffre e che viene ad esprimere la sua compassione.
Penso che dovremmo riflettere sul modo di vivere il volontariato. So che adesso c’è
più tendenza a trasformare il volontariato in una professione, una professione dove
si insista sulla competenza - che è normale perché se vogliamo essere efficaci è necessario
essere competenti -, però senza dimenticare che ciò che importa è l’uomo che vogliamo
aiutare, non soltanto materialmente ma anche spiritualmente.
D. – In
quali contesti problematici del mondo il Pontificio Consiglio Cor unum si è prodigato
di più finora e in quali pensa di compiere nuovi progetti a breve termine?
R.
– Noi veniamo in aiuto soprattutto nei casi di terremoto, di tsunami, di crisi umanitarie…
Abbiamo aiutato, ultimamente, Haiti e il Giappone. Dove l’uomo è provato la Chiesa
deve essere presente e noi siamo presenti a nome del Santo Padre per mostrare che
la Chiesa è con chi soffre e chi ha difficoltà. Adesso per esempio abbiamo mandato
alcuni aiuti in Somalia.
D. – Come aiutare le tante persone che stanno
giungendo sulle coste dell’Italia dall’Africa?
R. – Penso che non deve
essere soltanto un lavoro della Chiesa ma un’espressione di solidarietà di tutti i
popoli europei. Anche se gli africani vanno altrove devono trovare un’accoglienza.
Penso che se vengono in Europa è perché nei loro Paesi soffrono e forse soffrono perché
c’è tanta ingiustizia economica. (bf)