2011-08-25 07:42:20

Uruguay. Messaggio della Conferenza episcopale in occasione dell’anniversario dell’indipendenza


Lo sguardo verso il passato deve servire in particolare a «rinforzare l’identità nazionale dell’Uruguay, apprezzare il patrimonio costruito in questi duecento anni, riscattare i valori più autentici e individuare insieme come andare avanti per costruire una patria edificata sulla verità, la giustizia, la libertà e l’amore». Lo sottolinea la Conferenza episcopale uruguaiana, riunita in località Florida, nelle vicinanze della capitale, Montevideo, rivolgendo un invito a tutte le comunità diocesane del Paese: sciogliere le campane delle chiese alle ore 12 di giovedì 25 agosto. Un segno concreto e simbolico di comunione – riferisce L’Osservatore Romano - anche e soprattutto in vista delle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza della Nazione, che culmineranno, il 13 novembre prossimo, con il pellegrinaggio alla Florida presso il santuario della Madonna «de los 33», Patrona della Nazione. Con il bicentenario nazionale sarà anche festeggiato il 50° anniversario dell’incoronazione pontificia dell’immagine della Madonna. I presuli dell’Uruguay, come hanno fatto in più occasioni, tornano a ribadire che le celebrazioni in programma sono momenti utili «per assumere la memoria del passato e far crescere oggi l’unità e l’affetto sociale del nostro popolo, assumendoci anche le responsabilità del nostro cammino verso il futuro». Come credenti, i presuli riconoscono negli avvenimenti vissuti «la Provvidenza divina, il Signore della storia», e colgono l’occasione «per ringraziare il Signore e chiedergli aiuto, per riconoscere gli errori, saper chiedere perdono e, soprattutto, per cercare i sentieri del futuro». Le donne e gli uomini — evidenziano i presuli — che hanno preso parte a questo processo di emancipazione «erano, nella maggioranza dei casi, cattolici. La visione che avevano dell’uomo e della sua esistenza, dei popoli e dei loro diritti, della vita e della morte, era tutta permeata dalla fede e dalla cultura cattolica, nonostante le ottiche diverse e i differenti contributi ideologici». I presuli, inoltre, ricordano che la stessa Chiesa cattolica, la gerarchia dei sacerdoti e i fedeli, «sono stati parte attiva di questo processo, all’interno del quale si è forgiato il popolo dell’Uruguay». E, come ieri, anche oggi «la Chiesa e tutti i suoi membri partecipano attivamente alla costruzione della Patria». Affidando il futuro del Paese alla Madonna «dei trentatré», i vescovi ricordano le parole di Giovanni Paolo II che il primo aprile 1987, durante la sua visita pastorale nel Paese disse: «Cari uruguaiani, la vostra patria è nata cattolica. L’Uruguay contemporaneo troverà le strade della vera riconciliazione e dello sviluppo integrale cui tanto anela se non allontanerà il suo sguardo da Cristo, principe della pace e re dell’universo».







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