Scontri a Mogadiscio: 60 bambini salvati da guerra e fame
Somalia, Etiopia e Kenya sono strette dalla morsa della carestia e della siccità.
A rischio morte nel Corno d’Africa, oltre 13milioni di persone. La comunità internazionale
si sta mobilitando per portare cibo e stanziare fondi, ma in territori come quello
somalo al dramma della carestia si unisce l’instabilità politica. A Mogadiscio, oltre
60 bambini sono stati messi in salvo, in questi giorni, dagli scontri tra i governativi
e le milizie al Shabaab. Massimiliano Menichetti ha raggiunto telefonicamente
in Kenya, Elena Cranchi, responsabile comunicazione SOS Villaggi dei Bambini,
Onlus coinvolta negli attacchi a Mogadiscio ed impegnata da oltre 20 anni in progetti
di assistenza in Africa, in coordinamento con le Nazioni Unite e la Commissione Europea.
R. – La situazione
nel Corno d’Africa, e in particolare in Somalia, è drammatica: sono a rischio di morte
quattro milioni di persone, nel Corno d’Africa. Noi siamo presenti da più di 20 anni
– per molti anni la nostra era rimasta l’unica organizzazione internazionale sul territorio
in coordinamento con le Nazioni Unite e la European Commission. Il 27 luglio, quando
è iniziata l’emergenza, siamo intervenuti immediatamente allestendo un campo profughi
nella zona di Baldado, che è una zona nel distretto di Mogadiscio, accogliendo circa
6 mila famiglie, che è un numero veramente molto elevato, e cercando – grazie all’installazione
di un centro medico – di assistere più di 2 mila persone, molte delle quali bambini.
D.
– La carestia non è l’unico grave problema che affligge la Somalia. Anche voi avete
avuto difficoltà: che cosa è successo?
R. – La situazione si è aggravata
alla fine di agosto e abbiamo dovuto evacuare i bambini e lo staff del Villaggio Sos
e della clinica presenti a Mogadiscio, a causa degli scontri tra le truppe governative
e i ribelli di al Shabaad. Ora i bambini si trovano in un’area chiamata “chilometro
13” nel territorio di Afgooye; purtroppo, però, non siamo certi che la situazione
possa essere tranquilla nemmeno in quell’area, proprio perché gli scontri sono efferati
e difficili da monitorare. La Somalia è stata e continua ad essere teatro di scontri:
c’è una vera e propria anarchia!
D. – Sos Villaggi dei bambini è presente
anche in Etiopia e in Kenya: qual è lì la situazione?
R. – In Etiopia
interveniamo nell’area di Gode, che è l’area più colpita. Le dico solo che siamo passati
da 371 a 3 mila famiglie. In Kenya, invece, siamo presenti nell’area più colpita,
che è l’area di Marsabit: abbiamo fornito acqua e cibo a più di 3 mila bambini che,
tra l’altro, sono i bambini che continuano a frequentare le scuole primarie presenti
nell’area, nonostante la carestia. Oltre ai bambini, evidentemente, noi ci occupiamo
anche di dare assistenza alle famiglie, e quindi parliamo di circa 2 mila famiglie.
D.
– La comunità internazionale si sta interessando adesso della Somalia. Voi vedere
dei cambiamenti concreti sul terreno?
R. – L’intervento della comunità
internazionale sta aiutando ad approvvigionare queste famiglie, soprattutto i bambini.
Purtroppo, però, la situazione non è assolutamente serena, e questo lo stiamo vedendo
in Somalia, ma lo vediamo anche in Etiopia e in Kenya dove continuano ad arrivare
disperati che percorrono centinaia di chilometri … Stiamo cercando di dare quello
che manca: cibo e acqua.
D. – Come si possono sostenere i vostri programmi
di aiuto?
R. – Collegandosi al sito www.sositalia.it si può sostenere
il programma di emergenza Sos proprio nel Corno d’Africa. (gf)