Nuovi arresti di sacerdoti e fedeli cattolici in Cina. Ne dà notizia l’Agenzia missionaria
AsiaNews. Si tratta di membri della comunità cattolica di Tianshui, nelle regioni
centro-settentrionali del Paese, arrestati dalla pubblica sicurezza lo scorso fine
settimana. Fra essi vi sono l’amministratore della diocesi, il vescovo emerito, molti
sacerdoti e decine di responsabili laici. Il vescovo e due sacerdoti sono fratelli:
sono detenuti in luoghi diversi e vengono sottoposti a sessioni di rieducazione politica.
Finora la diocesi di Tianshui, che conta circa 20 mila cattolici, aveva mantenuto
un rapporto tranquillo con la polizia e le autorità di governo. Secondo quanto riferisce
AsiaNews, gli arresti di questi giorni servirebbero a convincere la comunità cattolica
ad accettare un candidato vescovo gradito a Pechino. Nei mesi scorsi erano stati arrestati
altri due sacerdoti, possibili candidati all’episcopato, per cercare di convincerli
con la violenza a rinnegare la fedeltà al Papa. I cattolici della diocesi di Tianshui
hanno lanciato una campagna di preghiere per la liberazione dei loro sacerdoti e fedeli.
Il 18 maggio scorso il Papa, durante l’udienza generale, aveva rivolto una preghiera
speciale per la Chiesa in Cina. Con toni accorati Benedetto XVI ha chiesto a tutti
i fedeli del mondo di ricordare le sofferenze dei cattolici in questo Paese e sostenere
la loro fede: “pregare per la Chiesa che è in Cina – aveva detto - deve essere un
impegno: quei fedeli hanno diritto alla nostra preghiera, hanno bisogno della nostra
preghiera”. Se i cattolici cinesi hanno detto molte volte di volere “l’unità con la
Chiesa universale”, e “con il Successore di Pietro”, pregando – aveva sollecitato
il Papa - possiamo ottenere “per la Chiesa in Cina di rimanere una, santa e cattolica,
fedele e ferma nella dottrina e nella disciplina ecclesiale”.