2011-08-25 14:52:56

Libia: liberati i 4 giornalisti italiani. Duri scontri a Sirte. La Nato: pieno sostegno ai ribelli


In Libia sono stati liberati i 4 giornalisti italiani rapiti ieri sera in Libia. La liberazione secondo le loro parole è avvenuto grazie ad un blitz organizzato da alcuni ragazzi libici, lealisti. Intanto nel Paese si combatte ancora, nei pressi di Sirte, ma gli insorti cercano soprattutto di trovare Gheddafi e i suoi figli. Dalla Nato il pieno sostegno per ogni operazione di intelligence o ricognizione. Cecilia Seppia.RealAudioMP3

Il sequestro ieri sera sulla strada che da Zawiyah arriva a Tripoli per mano di uomini armati che prima hanno ucciso il loro autista poi li hanno picchiati, derubati, e rinchiusi in un appartamento della capitale. Poco fa la liberazione, grazie a due ragazzi libici, addirittura due lealisti, che dopo aver compreso la situazione hanno organizzato un blitz. Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera, Domenico Quirico della Stampa e Claudio Monici di Avvenire sono sani e salvi e ora si trovano al sicuro presto l’hotel Corinthia. I 4 parlano di momenti drammatici. “Abbiamo rischiato di essere linciati” ha detto Monici al suo giornale: “è un miracolo se siamo vivi”. Da Roma il presidente della Repubblica Napolitano esprime viva soddisfazione e ringrazia quanti si sono prodigati per assicurare l’esito positivo della vicenda, apprezzamento e sollievo anche dai presidenti di Camera e Senato Fini e Schifani e dal ministro della Difesa La Russa, mentre da poco si è concluso l’incontro tra il premier Berlusconi e il primo ministro del Consiglio nazionale transitorio libico, Mahmud Jibril: siglato l’accordo Eni-Cnt per garantire gas e benzina alla popolazione. Intanto Tripoli brucia e dopo tre giorni di combattimenti si contano almeno 400 morti e 200 feriti. Gli scontri si concentrano ancora nella residenza bunker di Bab Al Aziziya. Si combatte anche nei pressi di Sirte, dove secondo la tv al Jazeera le forze fedeli al rais sembrano avere la meglio e i lealisti hanno pure accerchiato Zuara colpendola a distanza con armi pesanti. Dal canto suo Gheddafi è ricercato, sulla sua testa pesa una taglia di oltre 1 milione e mezzo di euro, il Cnt ha persino promesso un’amnistia a chi lo catturi o lo uccida. Ma l’intelligence internazionale è al buio, l’ipotesi più accreditata è che abbia lasciato la Libia per raggiungere gli angoli del mondo potenzialmente amici, dall’Angola all’Algeria, lo Zimbabwe, il Venezuela, forse il Burkina Faso. Comunque la Nato conferma ai ribelli il pieno sostegno per le operazioni di intelligence e di ricognizione nella caccia al Colonnello e ai suoi figli.

Sentiamo ora le prime impressioni di Elisabetta Rosaspina del Corriere della Sera e Domenico Quirico della Stampa, subito dopo la liberazione, prese dal sito internet di Repubblica:RealAudioMP3

Elisabetta Rosaspina:
R. – Noi stiamo bene. Il nostro autista, però, è stato assassinato e questa è la cosa peggiore. Era una persona che stava lavorando per noi e che purtroppo non tornerà più. Era un’ottima persona, si è preso dei rischi e li ha presi per noi. E’ successo che ci siamo trovato in un’area che, evidentemente, non era sotto controllo.

Domenico Quirico:
R. – E’ andata bene, nel senso che alla fine siamo stati liberati da due ragazzi che ci hanno tenuto in custodia durante l’intera giornata. A parte l’inizio, che è stato alquanto complicato, poi man mano le cose sono andate meglio e poi, questa mattina, ci hanno portato via ed ora siamo qua. (vv)

Grande gioia dunque per la liberazione dei quattro. Cecilia Seppia ha raccolto la testimonianza di Fabio Carminati, responsabile Esteri di Avvenire, il primo che ieri, dopo il rapimento è riuscito a mettersi in contatto con Claudio Monici inviato del quotidiano cattolico:RealAudioMP3

“Claudio ha chiamato intorno a mezzogiorno. Stava cominciando al riunione di redazione ma è andato subito in vivavoce e subito c’è stato l’applauso dei colleghi. Lui è un tipo molto schivo e, secondo me, c’è rimasto anche quasi male. Ci ha raccontato che era appena finita e il suo primo pensiero è andato all’autista, che conoscevano e che è stato ucciso sotto i suoi occhi, anche perché lui gli era seduto accanto quando sono stati fermati. Era molto emozionato, scosso. Come gli altri suoi colleghi non aveva più nulla – né computer e né telefoni – e si chiedeva come fare, oggi, a poter lavorare e raccontare quello che è successo. La notizia più importante, però, è che stava bene. Aveva già parlato con sua madre ed era tranquillo”.

Situazione caotica dunque in Libia, con continui cambi di fronte, nonostante la conquista di gran parte di Tripoli da parte degli insorti. Ma per una testimonianza sulla situazione sul terreno, Marco Guerra raggiunto telefonicamente nella capitale libica il giornalista, Cristiano Tinazzi:RealAudioMP3

R. – Le forze ribelli hanno preso il controllo di almeno l’80 per cento della città e oggi sarebbero penetrate all’interno di Abu Salim. Stanno trattando con i soldati lealisti rimasti all’interno del quartiere e anche con i civili che sono per la maggior parte filo-Gheddafi. Si trovano all’interno di questo popoloso quartiere. Stanno cercando di evitare uno spargimento di sangue. Prima si sono sentite esplosioni e colpi di cannone, quindi i combattimenti ci sono stati. La situazione a Tripoli è quella di una città deserta in questi giorni, i negozi sono chiusi e si sta avendo difficoltà per trovare acqua e cibo. Non c’è un’emergenza umanitaria però la popolazione al momento non si fa vedere.

D. – A tal proposito, sui media occidentali non si vedono più piazze festanti dei primi giorni… Che atteggiamento stanno tenendo i civili?

R. – A parte i quartieri che storicamente sono ribelli, come nel quartiere dove mi trovo io, che è Suk el Juma, dove sono sempre stati contro Gheddafi fin dagli anni ’70 e hanno sempre subito una repressione pesantissima, quindi qui la gente ha un altro modo di vedere le cose, in altri quartieri di Tripoli le persone stanno in casa, stanno aspettando, cercano di capire chi sono i ribelli, perché la propaganda di Stato da questa parte aveva dipinto i ribelli come mostri di al Qaeda e dall’altra parte si dipingevano i soldati lealisti come diavoli. Queste due propagande stanno facendo il loro gioco. Adesso, in questi giorni, sarà difficile evitare vendette ma è già successo nei quartieri presi in mano dai ribelli. (bf)







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